L’arte di starsene a casa

interviste al tempo della Covid-19 — tredicesima puntata

In occasione di queste giornate di ritiro domestico forzato, noi di Frizzifrizzi abbiamo pensato di pubblicare una serie di piccole interviste a professionisti e artisti che stimiamo per dare ai nostri lettori un po’ di potenziali consigli per tirare fuori qualcosa di buono da questo periodo buio (e poi perché, semplicemente, siamo curiosi).

In ogni puntata daremo parola a diverse persone.
Le domande sono uguali per tutti.
Gli ospiti di questa tredicesima puntata sono: Marco Taddei, Orith Kolodny, Alessio D’Ellena, Piera Luisolo e Thomas Pololi.

Marco Taddei

@marco.ta666ei

Nasce nel 1979 a Vasto (Ch), è scrittore e sceneggiatore. Dal 2013 collabora con Simone Angelini per la creazione di fumetti dando vita alla doppia firma Taddei-Angelini. Tra le loro pubblicazioni a fumetti ricordiamo: i due volumi di Storie Brevi e Senza Pietà, (ristampati in una versione riveduta e corretta in volume unico nel 2017 da Panini 9L); Anubi, pubblicato da Grrrz nel 2015, premiato al Treviso Comic Book Festival come miglior fumetto del 2016; Malloy, Gabelliere spaziale, pubblicato da Panini 9L nel 2017.
Nel 2018 inizia il sodalizio con la casa editrice Coconino Press, la quale ristampa Anubi e pubblica Horus. Il sodalizio continua con il recente 4 Vecchi di Merda. Nel novembre del 2019 è uscito Enrico, una sorta di prequel di Anubi. Le sue storie sono apparse su decine di riviste e fanzine tra cui: Linus, Vieni Verso il Municipio, B-Comics.
Parallelamente è autore di testi per libri illustrati. Ricordiamo La nave dei folli con le illustrazioni di Michele Rocchetti (Orecchio Acerbo, 2017), le storie per la mostra/catalogo Case Brade (Blu Gallery, 2018) e la rivisitazione della Sirenetta di Andersen con il titolo de Il nuovo Palazzo della Sirenetta (Orecchio Acerbo, 2018).
Da segnalare anche la produzione a fumetto “alternativa”: La Madonnina, Lu Spiritu e Qristo usciti tra il 2018 e il 2019 per Incubo alla Balena con i disegni di Simone Manfrini. Di prossima pubblicazione Il Santo, con illustrazioni di Marco Filicio Marinangeli, per Tabularasa Edizioni.
Scrive regolarmente di fumetto, cinema e altri argomenti sulla rivista on-line Il Tascabile.

(Foto: Jessica Ballerini)

Dove vivi?

Attualmente a Pescara.

Che lavoro fai?

Stringendo, scrivo.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Non molto. Per il mio lavoro è necessario starsene a casa a sbatacchiare sui tasti, quindi direi che la quarantena non ha sconvolto tantissimo la mia vita. Il cambiamento, forse potrei dire il problema, c’è se invece mi soffermo sulla parte finale. C’è una specie di sospensione generale nel settore. Se le librerie rimangono chiuse quale editore sarà interessato a pubblicare libri durante questa stagione di reclusione generale? Ad esempio, a primavera dovrebbe uscire Il Santo, scritto da me ed illustrato da Marco Filicio Marinangeli. Uscirà, ma siamo ancora incerti sulla data precisa.

Con chi sei in casa?

Da solo, per fortuna.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Scrivo roba nuova. E poi musica, film, letture di ogni genere e grado. Che come ho detto è più o meno la stessa roba di sempre, e penso sia la stessa roba che fa un qualsiasi individuo per reputarsi un essere umano e non un abat-jour. In più, per dare un tocco di dignità al bunker, mi sono attrezzato per fare i gin tonic a casa, dato che i bar sono chiusi.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Ho iniziato a fare esercizio fisico. Ed ho pulito il tappeto con il bicarbonato, come ho letto su di un sito di casalinghe. Funziona magnificamente!

Qual è il posto che ti manca di più?

Più che un luogo, mi manca la fauna. Non mi fa impazzire la socialità, ma tra scegliere di starsene per i fatti propri e essere costretti a star chiusi in casa la differenza c’è. La noia inizia a spingere e per esorcizzarla stilo una specie di lista di recuperi: persone da andare a trovare, posti nuovi da vedere, posti vecchi da rivedere, gente da abbracciare. Tutte cose per quando la cosiddetta normalità tornerà. Normalità, che per inciso non era affatto normale, anzi era follia conclamata. Forse è stato bene fermarsi. Questo stop improvviso e generale, questo stop unitario, in un paese che storicamente e politicamente di unità non ne ha mai avuta tanta, mi sembra un’ironica ultima spiaggia.

Pericolo contagio e morte a parte, penso che a qualcuno mancherà questa quarantena, e non sarà solo ai disfattisti, agli spiriti lugubri o agli hikikomori, ma anche agli assennati a cui non stanno sfuggendo i vantaggi delle città decongestionate, del lavoro da casa, della mancanza di inquinamento, delle televisioni spente, della dimensione della comunità, del dialogo ritrovato con un vicino di casa, del dialogo ritrovato magari anche solo con se stessi. Non penso che questo limbo di giorni appesi allo stendino sia riproducibile nel lungo periodo, ma il fatto che ci siano anche lati postivi in quello che doveva essere un evento drammatico e destabilizzante, ci dà il dato quasi scientifico che qualcosa di sbagliato nella nostra imperdibile normalità ultra accelerata, disunita e consumista potrebbe davvero esserci. Chissà se raccoglieremo la lezione? Stiamo vivendo gli annali della storia del nostro tempo oppure dimenticheremo tutto? Mi piace questa atmosfera da Black Mirror de noantri.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Non ho la TV da quasi venti anni, ma so che ce ne sono ancora un bel po’ in giro. Come consiglio basico direi di spegnere quel “maledetto affare”, per il resto c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Poi evitare la comunicazione tossica dei vari Jack Torrance dai loro Overlook Hotel di Facebook e i vari intrattenimenti ipocriti di un Ligabue o di un Jovanotti che si esibiscono dai loro loft per allietare i topolini in trappola. Poi ancora direi di leggere, dato che si dice spesso in Italia si stampano tanti libri, ma nessuno li legge. Consiglio proprio i due libri che sto (ri)leggendo in questi giorni, che mi stanno aiutando con la giusta dose di ironia e di cinismo: il primo è Il giro del giorno in ottanta mondi, una cavalcata intelligentissima attraverso la testa straordinaria del suo autore, ovvero Julio Cortazar; il secondo è Morte a Credito di Luis Ferdinand Celine, che parla della sue (laide) vicende da medico condotto, un po’ di medici terra terra in questi giorni di medici eroi.

Con tutto il tempo che uno ha a disposizione consiglio di vedere film lunghi: Nostalghia, Sacrificio, Stalker, tutti i film del Decalogo di Kieslowski, Satantango di Bela Tarr, o per lo meno Il Cavallo di Torino o L’Uomo di Londra.

Musica?
Mozart se c’è il sole, Butthole Surfers se il tempo è brutto.

Orith Kolodny

icomeidea.it

Un passato corsivo (ex campionessa di 200 m e 400 m piani) e un presente bold ma comunque sempre di corsa, tra lavoro e famiglia, tra doveri e passioni, tra pensieri, idee, amori e umori.

Libri pubblicati:
collana De ville en ville (insieme a Francesca Bazzurro) Tel-Aviv, Berlin, Genève, Paris, La Joie de Lire; Passato & Presente, 5 Continents Editions; 199 Bandiere, Franco Cosimo Panini; Ma maman et moi, Actes Sud.
Coming soon: Au dodo les animaux, Actes Sud.

(Nell’immagine: autoritratto)

Dove vivi?

Sono nata a Tel-Aviv e ora vivo a Milano. All’inizio mi mancava il mare. Pensavo fosse impossibile vivere in un posto senza mare… Il clima mi era ostile, il freddo sembrava non finire mai e la nebbia mi faceva tristezza. Ora Milano è la mia casa.

Che lavoro fai?

Grafica per definizione, autrice e illustratrice per passione.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Quando i miei bambini erano piccoli lavoravo a casa. Ero abbastanza disciplinata ma lavorare con il rumore della lavatrice in sottofondo non contribuiva più di tanto al mio spirito. Quando andavo a prendere i bambini dall’asilo loro chiedevano di tornare a casa ma io non vedevo l’ora di stare fuori…
Ora siamo tutti costretti a rimanerci. Apparentemente nulla è cambiato a parte il fattore del tempo che ha mutato identità. Passa, ma senza scadenze e noi viviamo con un’altra velocità. Ci è voluto un po’ per cambiare marcia. Rallentare. Terza, seconda, prima, stop.

Con chi sei in casa?

A casa vivo con la mia famiglia — mio marito e i nostri tre ragazzi.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Lavoro, leggo, cucino, mangio, pulisco, semino, penso, chiamo, ascolto, rifletto, ordino, rispondo.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Ho sempre mille idee per la testa e appena ho un attimo di tregua tra un lavoro e un’altro cerco di coltivare nuovi progetti. Così, dal reparto “quando avrò tempo” sono nati i libri Passato & Presente e 199 Bandiere.

Qual è il posto che ti manca di più?

Mi manca il mercato del quartiere, i colori delle bancarelle, gli odori e gli incontri casuali.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

In questo periodo guardo un sacco di film e salto da una lettura all’altra senza troppa fedeltà ma mantengo un rapporto fisso con La gioia di scrivere di Wisława Szymborska.

Alessio D’Ellena

alessiodellena.com
superness.info
@alessio_dellena
@_superness

Marino (1985). Vive e lavora a Milano come Type designer e Graphic Designer. Diplomato in “Comunicazione, Design ed Editoria” all’ISIA di Urbino. Ha conseguito il Master “TypeMedia” alla KABK, Royal Academy of Art-The Hague.
Docente di Type Design, Lettering e tipografia presso l’AABB di Urbino, Bauer di Milano, IED di Torino, Naba Milano, etc. Ha ricevuto il TDC “Certificate of Typographic Excellence” (2017, New York) per la famiglia di caratteri Laica.
Come SUPERNESS si occupa di ricerca e progettazione di caratteri tipografici, indagandone le possibilità processuali e sistematiche.
Occasionalmente illustratore. Indaga i processi della progettazione dei caratteri tipografici — e il design stesso — come pratica non dogmatica: stress delle forme, stretch dei concetti, corruzione delle regole e uso improprio degli strumenti. Nella sua pratica concepisce la tipografia come sistema e medium.

Dove vivi?

Milano. Da due anni abito nel quartiere di Paolo Sarpi.

Che lavoro fai?

Mi occupo di Type Design. Progetto caratteri tipografici e faccio ricerca nell’ambito tipografico e della scrittura in generale. Mi occupo anche di didattica, tengo corsi e workshop in varie scuole di design tra cui: Bauer, Naba, Ied Torino, Washington University in St. Louis, Accademia di Belle Arti di Urbino.
Insieme a Federico Antonini con il nome di SUPERNESS, mettiamo in sinergia Type Design, Book Design, pratiche speculative e ricerca artistica.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

È identico a prima, con un divano al posto della scrivania. Ovviamente cambia la routine, ma nulla che non abbia già sperimentato. Mi capita spesso di fare dei periodi di lavoro casalinghi, per pigrizia o per venire incontro a diverse esigenze di concentrazione, nonostante abbia uno studio bellissimo in condivisione con altr* amic*, progettist* e artist*.

Con chi sei in casa?

Vivo con Valeria, la mia ragazza. Decide lei il palinsesto di serie tv e film.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Lavoro, passando anche tantissimo tempo al telefono: chiamate, videochiamate, chat.
Insieme a Pietro Corraini, Andrea de Chirico e Giulia Semprini stiamo affrontando in parallelo tre classi di Art Direction con didattica on-line per la Naba.
Mentre lavoro ascolto molto la radio.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Ho avuto modo di poter partecipare ad un workshop a distanza organizzato da Studio BBDB, sul tema del confinamento, con l’intento di produrre un libro venderlo e donare il ricavato alla raccolta fondi OMS contro il Covid 19.

Qual è il posto che ti manca di più?

Nessun posto in particolare. Vorrei soprattutto poter mangiare🍕 e bere 🍻 con amici e parenti.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Jimothy Lacoste, Bedroom pop per questi bedroom days. Raising Moths è un libro che colleziona una selezione dei commenti apparsi sotto questo video.
La stanza del curioso è una video playlist organizzata da Studio Fludd a cui ho partecipato.
Valeria, invece, suggerisce Il diamante bianco di Herzog.

Piera Luisolo

@pieraluisolo

Ha studiato pittura e incisione all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e tipografia in piombo con Alessandro Zanella.
Ha insegnato Illustrazione e Percezione visiva e nel frattempo ha esposto i suoi lavori in Italia e all’estero.
Ha sempre lavorato a vari livelli, senza mai abbandonare l’uso dei mezzi espressivi tradizionali, strumenti fondamentali per la progettazione.
Lavorando per agenzie pubblicitarie e studi grafici nella gestione di progetti ad alta complessità, ha acquisito una certa esperienza nella comunicazione visiva per istituzioni pubbliche e private.
Dal 2017 lavora full-time al Museo Egizio, nel dipartimento Comunicazione e Marketing. Partecipa allo sviluppo delle adv e collaboro con il team curatori nello sviluppo di mostre e allestimenti.
Ha pubblicato recentemente con Primp due nuovi cataloghi: Corpi Vegetali e Flags.

(Foto: Valeria Maggiora)

Dove vivi?

Vivo a Torino, in un piccolo appartamento nel quartiere Borgo Po, dietro la chiesa della Gran Madre. Una zona già tranquilla e silenziosa, dove non è raro sentire suoni e profumi di una natura molto vicina, appena poco più in alto, sulla collina del Po.
Ora non ho nessuna voglia di uscire di casa. Qui non mi manca nulla, dagli strumenti analogici a quelli digitali posso realizzare qualsiasi cosa. Ho scippato spazio al resto della famiglia, disseminando attrezzature in ogni angolo, dal garage alle cantine… carta, colori ma anche caratteri mobili e macchine da stampa.

Che lavoro fai?

Da sempre combino arte e grafica. Dunque potrei impiegare tutto questo tempo a dipingere e stampare? No!
Da alcuni anni lavoro al Museo Egizio, nel dipartimento della comunicazione e in particolare mi occupo di comunicazione visiva.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Di questi tempi, ammetto che un paio di pennellate scappano sempre tra una call e l’altra. Mi autogiustifico con il fatto che siano le mie fondamenta artistiche e 25 anni di esperimenti che mi supportano nell’affrontare tutte le nuove sfide che si presentano quotidianamente. Insomma mi tengo in allenamento.

Con chi sei in casa?

Un gatto di 17 anni che dorme 20 ore al giorno (nelle restanti 4 ore, di solito notturne, si fa cogliere da attacchi di giovinezza e allegria).

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Passo da Indesign alla gomma arabica con una certa disinvoltura. Sperimento, ultimamente sono ossessionata dal concetto di sintesi e dunque lavoro costantemente sul ripulire, togliere, cercando l’essenza di un’immagine. Poi in questo periodo di chiusura forzata in casa, non potevo fare altro che concentrarmi sui volumi e le luci di un ambiente casalingo, ecco così che forse nascerà una nuova serie di lavori, dopo Corpi vegetali e Flags, ho già anche il nome: Casa di Bambola, un po’ Ibsen un po’ trash britannico.
Ah… e cerco di non avvelenarmi con la preparazione dei pasti.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Vorrei imparare ad utilizzare tecniche illustrative come il video scribing. Credo che il digitale ci farà sempre più compagnia. Ma alla fine, lo so già, non avrò tempo e come è giusto, cercherò qualcuno che già lo sa fare bene.

Qual è il posto che ti manca di più?

Oggi per la prima volta in tre anni, lavorando sull’immagine di uno dei tanti sarcofagi conservati in museo (sono così tanti che neppure ti fermi più di tanto a guardarli nella frenesia quotidiana), dicevo… osservando le scene dipinte all’interno di un coperchio, ho pensato che era una cosa bella, bellissima. Ho pensato che quegli oggetti meravigliosi e preziosissimi mi mancano. Come un fidanzato impegnativo che non apprezzi veramente fino a quando non lo hai più tra i piedi. Che sia vero amore, non si può dire… ma che generi nostalgia, non vi sono dubbi.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Posso darti tre titoli di libri che ho amato moltissimo, le Memorie di Vollard, la cruda biografia di Gauguin nei mari del Sud di Danielsson e 84 Charing Cross Road di Helene Hanff. Poi tanti documentari, ho rivisto ultimamente Il Popolo Migratore con le musiche di Coulais, meraviglioso.

Thomas Pololi

exercisebookarchive.org
@exercisebookarchive
facebook.com/archivioquaderni

Ha 38 anni. È curatore dell’Archivio dei Quaderni di Scuola / Exercise Book Archive, un archivio che raccoglie quaderni di scuola del passato di bambini/e e ragazzi/e di tutto il mondo.
Di mestiere (cioè, per vivere) si occupa di comunicazione.

Dove vivi?

Milano.

Che lavoro fai?

Responsabile comunicazione per una Onlus.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Fortunatamente lavoravo anche prima da casa, o meglio dallo studio che abbiamo al piano di sotto, dunque non è cambiato quasi nulla, solo i programmi: la Onlus per cui lavoro è di Bergamo e abbiamo dovuto attivare in brevissimo tempo diverse campagne di raccolta fondi per mettere in campo azioni durante l’emergenza. Altri progetti sono stati per il momento messi in standby.

Con chi sei in casa?

Con Anna, mia moglie, e Diego, mio figlio di 15 mesi.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Oltre a lavorare, divido il mio tempo tra l’Archivio dei Quaderni di Scuola (che si trova anche quello al piano di sotto) e la famiglia. La mattina cerco di ritagliarmi tre quarti d’ora per fare attività fisica, per me fondamentale. La sera intorno alle 10-11 crollo, esattamente come prima!

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Essendo rimasti senza babysitter, che stava con Diego la mattina, passo ancora più tempo con lui, alternandomi con Anna per riuscire entrambi a portare avanti lavori e progetti. È impegnativo ma anche bello, e credo che Diego anche se non può uscire sia contento di stare sempre con noi. Per fargli prendere un po’ d’aria quando è bello lo porto sul terrazzo a annaffiare le piante e lo faccio arrampicare su e giù per le scale.
Alla fine della quarantena penso che sarà Messner.

Qual è il posto che ti manca di più?

Il parco Sempione. Manca più a me che a Diego, penso. :) Ogni tanto cerco di ricordargli alcune cose che abbiamo visto lì, ad esempio un ragazzo che suonava la batteria o due cavalli veri, della Polizia, che facevano clop-cloclop-cloclop. Poco prima che ci fosse il “blocco totale” al suo interno c’era anche un luna park non in funzione ed era divertente entrare con Diego a esplorare alcune giostre spente.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Non saprei, in questo periodo faccio molta fatica a interessarmi a qualcosa che non c’entri con la situazione che stiamo vivendo. Il mio proposito è di riuscire a non dedicare più di mezz’ora al giorno a questa attività angosciante.
L’unico film che sono riuscito a vedere nelle ultime tre settimane è l’ultimo Star Wars. Ah, una cosa che ancora mi distrae sono i video di Conan O’Brien, il conduttore statunitense, in particolare quelli con in cui c’è il pedantissimo produttore associato Jordan Schlansky.

In copertina: “Looking into kitchen from living room of FSA (Farm Security Administration) client home. Sabine Farms, Marshall, Texas”, di Lee Russell, 1939 (fonte: digitalcollections.nypl.org) | elaborazione grafica: Frizzifrizzi.

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