L’arte di starsene a casa

interviste al tempo della Covid-19 — ventitreesima puntata

In occasione di queste giornate di ritiro domestico forzato, noi di Frizzifrizzi abbiamo pensato di pubblicare una serie di piccole interviste a professionisti e artisti che stimiamo per dare ai nostri lettori un po’ di potenziali consigli per tirare fuori qualcosa di buono da questo periodo buio (e poi perché, semplicemente, siamo curiosi).

In ogni puntata daremo parola a diverse persone.
Le domande sono uguali per tutti.
Gli ospiti di questa ventitreesima puntata sono: Giulia Sagramola, Martina Liverani, Federica Previati, Veronica Azzinari e Rosalba Cafforio.

Giulia Sagramola

giuliasagramola.it
@giuliasagramola

Illustratrice e fumettista con base a Barcellona. Il suo lavoro spazia dall’editoria a diversi ambiti della comunicazione visiva, fino alla realizzazione di oggetti, tessuti e animazioni.
Lavora per riviste come The New York Times, The New Yorker, Planadviser, Little White Lies.
Ha illustrato libri per Feltrinelli, Mondadori, Il Castoro, Topipittori, Milan, Einaudi, ADD Editore, Les 400 Coups, Quirk Books.
Ha curato per anni il progetto di autoproduzioni Teiera. Le sue storie a fumetti sono state pubblicate da Linus, Smemoranda, Rolling Stone, Vice, Courier, Traveler, Vita, Pure app.
Negli anni il suo lavoro è stato premiato da Bologna Children’s Bookfair, American Illustration, 3×3 Picture Book Show e Society of Illustrators.
Tra le sue pubblicazioni: i romanzi a fumetti Bacio a cinque (Topipittori), Incendi Estivi (Bao Publishing) ed i libri per bambini Mon Chien Banane (Les 400 coups), Sonno Gigante Sonno Piccino (Topipittori).
Nel 2019 è uscito per Rouergue il primo libro per bambini scritto e illustrato da lei: Un drôle de truc pas drôle”.

Dove vivi?

Ora a Barcellona.

Che lavoro fai?

Illustratrice e fumettista.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

A livello pratico è cambiato poco: ho trasferito lo studio in casa.
Invece nell’approccio alla routine è cambiato molto, i primi giorni è stato impossibile fare qualsiasi cosa. Mi distraggo più di prima e in generale faccio fatica a concentrarmi. Soprattutto per quanto riguarda ideare/scrivere cose come faccio sempre nel mio diario a fumetti.
Mi sta costando molto fare quell’introspezione: è come se una parte di me volesse prendere le distanze dalle emozioni che provo, probabilmente perché sennò mi sentirei proprio paralizzata e non farei nulla.
Fortunatamente il lavoro con scadenze vere mi tiene occupata e quando riesco a sbloccarmi, scrivere e disegnare per me, mi sta aiutando tanto. 

Con chi sei in casa?

Con mio marito Brahm, anche lui fumettista. Abbiamo già passato dei periodi in cui entrambi lavoravamo da casa, è una cosa che ci piace e non ci pesa.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Ho diversi lavori che erano già partiti da proseguire e qualche illustrazione editoriale, quindi passo la maggior parte del tempo a fare quello.
La mattina faccio yoga, mentre lavoro (se faccio qualcosa di ripetitivo), ogni tanto mi sento con amici mentre disegniamo oppure guardo come sottofondo Soul Mafia su YouTube o un podcast per farmi compagnia, la sera leggo fumetti e guardo film e serie tv, in questo momento alterno The Office a Sailor Moon, un po’ bipolare. Purtroppo niente Animal Crossing per me.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

All’inizio ho sentito l’impulso di non fare niente, di smettere di essere produttiva a tutti i costi, forse perché già al di fuori di questo periodo cerco sempre di ritagliare tempo per i progetti personali ed è una cosa un po’ estenuante.
Per ora cerco di prendermi del tempo per stare sconnessa da internet, per non leggere troppo i pensieri degli altri e mettere a fuoco di più i miei.
Sicuramente mi prendo più cura delle piante e cucino cose nuove. Poi con Brahm stiamo facendo lezioni di italiano, che in effetti è una cosa che non facevamo mai con costanza!

Qual è il posto che ti manca di più?

Banalmente, la strada che percorrevo tutti i giorni a piedi da casa allo studio. Con tutte le vie di Gràcia piene di giovani e anziani a spasso col cane, bambini a coi nonni, studenti che vanno all’università, passare davanti al bar dove prendo il caffè di solito, fino ad arrivare in studio dai miei amici.
Mi manca quel percorso, la cosa più normale che facevo. E poi mi mancano gli alberi e gli spazi ampi.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Serie TV che amo: PEN15, High Maintenance, Flea Bag, The Office, Over the Garden Wall.

Film: Parasite, Le Meraviglie, Hereditary.

Letture: un bel fumetto tipo Italo di Vincenzo Filosa, Tamara Drewe di Posy Simmonds o Misdirection di Lucia Biagi.

Consiglio l’ascolto compulsivo del mio podcast preferito Reply All e uno dei canali YouTube che guardo di più: Shu and tree, sono dei coreani che hanno un parrucchiere per cani e che riprendono tutto il processo di trucco e parrucco con i cagnetti dei loro clienti. Ipnotico.

Martina Liverani

@martina_liverani

Martina Liverani è scrittrice e giornalista che si occupa di cibo e cucina. Nel 2013 ha fondato la pluripremiata rivista internazionale Dispensa e l’omonima casa editrice con cui realizza originali progetti editoriali.

Dove vivi?

Vivo a Faenza.

Che lavoro fai?

Scrivo, per me e per altri. E ho una piccola casa editrice che si chiama Dispensa.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Il mio lavoro non è cambiato molto, ma è cambiato tutto il contorno: mi mancano i viaggi, mi mancano gli incontri, mi mancano i luoghi.
Certi progetti sono stati stoppati, altri invece sono nati proprio in questi giorni.

Con chi sei in casa?

Sono da sola.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Ho una routine che prima non avevo. La mia settimana era un incastro di trasferte, appuntamenti, treni e letti diversi. Adesso è il contrario: dormo nello stesso letto dall’8 marzo, mangio alla stessa tavola (la mia, e non quella di un ristorante), lavoro sullo stesso tavolo. Poi cucino tantissimo. Pulisco casa. Ho perfino stirato, cosa che non accadeva da secoli. E infine mi dedico molto di più ai social: faccio dirette Instagram e molte stories.
È il modo migliore che ho trovato, in questo momento, per continuare il mio mestiere di raccontare storie.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Avevo mille buoni propositi, ma alla fine li ho tutti disattesi. Una cosa però la sto facendo, e probabilmente non avrei avuto modo di farla: sto seguendo un corso online di biblioterapia. Disciplina che mi sta appassionando moltissimo.

Qual è il posto che ti manca di più?

Mi manca camminare. Avevo l’abitudine di fare lunghe passeggiate, quasi ogni giorno. E l’impossibilità di fare questa piccola cosa, che invece per me rappresentava un momento saliente e rigenerante nella giornata — specie quando riuscivo a farlo in mezzo alla natura — è una limitazione fortissima alla mia libertà.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Io consiglio di usare il tempo per imparare qualcosa che prima non si conosceva. Almeno provarci.
Ho amici che stanno imparando a fare il pane o semplicemente a cucinare un piatto specifico. C’è chi sta imparando a fare rudimentali siti web o a leggere i tarocchi o tingersi i capelli in casa.
Credo che sviluppare una piccola abilità sia il miglior modo per usare questo tempo e magari portarsela in dote nel tempo che verrà.

Federica Previati

@chicchissimaa

È cresciuta in un piccolo paese in provincia di Modena. Ha studiato a Bologna e dopo la laurea in scienze politiche si è trasferita a Milano dove ha iniziato a lavorare nella comunicazione.
L’esperienza in agenzia l’ha aiutata a capire che quello era il suo settore; è tornata a casa e da 10 anni lavora nell’editoria, come ufficio stampa per la casa editrice Franco Cosimo Panini.

Dove vivi?

A Modena, in un appartamento con un balcone che sto amando molto.

Che lavoro fai?

Lavoro in editoria, come ufficio stampa della casa editrice Franco Cosimo Panini.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Da un certo punto di vista molto perché sono abituata a lavorare in un open space con colleghi intorno e un continuo vociare in sottofondo, e ora mi ritrovo ad avere una stanza tutta per me e a fare i conti con un insolito silenzio.
Il mio è un lavoro di condivisone, di scambio, di relazioni che per fortuna, grazie anche alle varie app, non si è mai fermato.

Con chi sei in casa?

Vivo da sola.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Oltre a lavorare, che occupa comunque molte ore, leggo, guardo film e serie: ho finalmente iniziato a spuntare una lunga lista che continuava solo a crescere!
Passo molto tempo al telefono, trovo nuovi spazi per oggetti, foto e quadri, così, per cambiare un po’ la prospettiva in casa. E curo le mie piante, cosa che mi rilassa.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

In questo nuovo tempo mi sto creando nuove abitudini che hanno stupito me per prima!
Mi sveglio presto per fare yoga, mi preparo super colazioni americane con pancake e marmellate, sperimento nuove ricette. E mi sto mettendo alla prova con programmi di grafica che voglio imparare a usare benissimo. Non mi annoio!

Qual è il posto che ti manca di più?

Mi manca il cinema, tantissimo. Mi manca il Mon Cafè, il mio locale preferito a Modena, mi manca il mercato Albinelli il sabato mattina e la mia campagna, con i confini che si perdono.
(Scusa, avevi detto uno!)

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Sto guardando Better Call Saul, da nostalgica di Breaking Bad, e mi sta appassionando molto, i personaggi sono meravigliosamente interpretati. Aspetto l’uscita di Run, la nuova serie della bravissima Phoebe Waller-Bridge (sceneggiatrice e interprete di Fleabag).
Se dico Mad Man l’avrete già vista in tanti… altro genere, Derry Girls, una serie divertente che racconta di adolescenti che stanno crescendo nell’Irlanda degli anni ’90.

Consigliare libri invece è sempre molto difficile, ho appena iniziato L’anno del pensiero magico perché non avevo ancora letto niente di Joan Didion e dovevo assolutamente rimediare.

Veronica Azzinari

veronicaazzinari.com
@veronicaazzinari

È nata a Milano nel 1986, ha studiato a Urbino appassionandosi alle tecniche del disegno e dell’animazione in stop motion.
Nel 2011 si è avvicinata alle pratiche della calcografia che non ha più abbandonato e nel tempo ha tracciato un personale percorso nella sperimentazione di esse.
Da sempre tratta il macro-tema delle origini sviluppando opere su frammenti carta cotone fatta a mano.
Attualmente vive e lavora in provincia di Rimini.

Dove vivi?

Vivo nell’entroterra della provincia di Rimini, sul confine tra Marche e Romagna e per scelta, oltre che per mia grande fortuna, sono in campagna.

Che lavoro fai?

Lavoro come artista cimentandomi nelle tecniche del disegno e dell’incisione calcografica.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Fortunatamente il mio lavoro non è cambiato tanto da quando sono a casa anche perché il mio studio e piccolo laboratorio è situato proprio al piano terra di casa mia.
L’unico inconveniente è che non posso più spostarmi per utilizzare altra attrezzatura della quale il mio studio non è munito, di conseguenza ho alcuni progetti in sospeso ma sono sicura che in questa attesa riuscirò ad elaborare meglio le idee e avrò l’occasione di perfezionare il tutto.

Con chi sei in casa?

Condivido la casa con il mio compagno che in questo momento non sta lavorando meno di prima quindi in realtà passo molto tempo da sola o in compagnia di Ita ed Eco, i miei fedeli compagni a quattro zampe.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Come penso sarà già emerso nelle risposte precedenti, le mie giornate non sono cambiate granché rispetto a prima, passo il tempo immaginando, elaborando, disegnando, incidendo matrici, passeggiando per i prati aperti con Ita ed Eco, raccolgo erbe e ne studio di nuove.

Questa quarantena mi ha confermato nuovamente quanto sia stata giusta, al tempo, la mia scelta di vita legata alla campagna, qui le conseguenze dell’emergenza in corso non si avvertono più di tanto, abbiamo tutti a disposizione campi aperti e boschi dove poter passeggiare a grandi dosi di distanza di sicurezza! Inoltre vorrei anche far notare che la natura in questo periodo offre molto… ottima temperatura, molti colori e bellezza e anche tanto cibo… non so cosa significhi fare la fila al supermercato!

Il mondo del lavoro è in pausa e io, in quanto artista, approfitto di tutto questo tempo concesso per fare un altro tratto di strada dentro di me in tutta tranquillità e con tanto più tempo a disposizione per camminare e raccogliere informazioni dalla Natura circostante. La mia ricerca in fondo si basa proprio su questo.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sto raccogliendo molta energia da questo periodo ed essendo convinta che ogni volta che si riceve qualcosa poi vada in qualche modo restituita, ho pensato quindi di impegnarmi (se pur virtualmente) in una causa che vede coinvolto il patrimonio arboreo delle principali città italiane.

Devo molto alla terra e ai suoi insegnamenti, per questo ne ho sempre avuto molta cura e rispetto ma onestamente non mi ero mai impegnata attivamente in una causa. Approfitto di tutta questa nuova energia che è arrivata e di tutto questo tempo per far luce sulle brutte vicende che hanno coinvolto gli alberi da un mese a questa parte e provo a diffondere un’informazione pulita, neutra e a stimolare le persone nel chiedere chiarezza.

Qual è il posto che ti manca di più?

Onestamente non sento la mancanza di nulla e di nessun luogo in particolare. Prendo quel che è il momento… Poi, ripeto, sono molto fortunata. Immagino che per altri sia meno semplice.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Ovviamente non posso che consigliare attività creative di ogni sorta! La creatività è qualcosa che l’uomo sta perdendo, assieme alla curiosità e alle capacità manuali. Rientrare in contatto con le proprie capacità creative non può che rendere le persone più consapevoli di sé oltre che più dinamiche. Poi se avete bambini tanto meglio! Niente di più stimolante!

Anche la cucina rientra nelle attività creative a mio parere, però mi sento di voler dire… non esagerate! Non c’è tutto questo bisogno di mangiare!

Rosalba Cafforio

rosalbacafforio.com
@rosalbacafforio

Professione fashion & beauty illustrator, già vincitrice dei World Illustration Awards e recententemente in shortlist ai FIDA Awards, nel corso della sua carriera ha collaborato con brand come Dior, Glamour, Vogue.
Classe 1984, nasce professionalmente come fashion designer nel 2005. Grottagliese adottata dall’Appennino, adora raccontare il Progresso a modo suo, un fotogramma alla volta.
Fortemente influenzata dall’Arte classica, cerca di trasporre quelle categorie dell’immaginario nelle sue opere, partecipando nel suo piccolo e nella maniera più inclusiva possibile a costruire un canone di bellezza largamente condiviso.

Dove vivi?

Se guardo fuori dalla finestra vedo gli Appennini, dalla collina di uno dei Borghi più belli d’Italia.

Che lavoro fai?

Artigiana delle arti visive (ed imprenditrice, ma questa è un’altra storia).

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Non è tanto il doverlo svolgere da casa, sono attrezzata per poter lavorare ovunque. È la routine ad essere stata stravolta dal lockdown.
Diciamo che gli stimoli non mancano, il lavoro neppure per fortuna, ma paradossalmente è il tempo a mancare ora. Proprio adesso che il mondo pare averne una quantità infinita a disposizione.

Con chi sei in casa?

Francesco, nostro figlio di cinque anni e mezzo che sta imparando a leggere e scrivere. Mio marito Marco, che mi supporta e sopporta da oltre quindici anni. E Laila, la nostra kurzhaar di un anno e mezzo.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Tengo accesi i radar.
Premessa: ho scelto da anni un magnifico eremo per condurre fino in fondo la via della creatività che sognavo fin da bambina. Mi sono reclusa volontariamente, non è una novità per me. Ma posso decidere di entrare ed uscire da questo autoisolamento a piacimento, grazie alla tecnologia e alle straordinarie possibilità in dotazione alle nostre generazioni.

Il mondo sta cambiando pelle prepotentemente e molto più velocemente del previsto, la crisi di cui abbiamo appena udito i primi vagiti ha solo iniziato a mettere in evidenza cambiamenti epocali necessari e non più rimandabili.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Un piccolo ritorno al passato, che ha il sapore della nostalgia.
Ho allattato al seno mio figlio fino ai due anni e mezzo di età, poi ho avviato le mie nuove vite professionali in vista dell’enorme quantità di tempo che si sarebbe liberata con l’inizio delle scuole.
L’anomalia di questi giorni è un presente non semplice che costringe a conciliare improvvisamente due mondi paralleli. Quando diventerà passato, lo ricorderò con la stessa dolcezza di quei primi due anni e mezzo.

Qual è il posto che ti manca di più?

Nessuno e tutti. Normalmente potrei essere chiamata con urgenza, addormentarmi su un treno e svegliarmi a Milano, un thrilling delizioso.

Ho fatto di queste montagne che, dopo la parentesi londinese, mi hanno adottata, quello che Terzani fece della sua Orsigna: un rifugio dal mondo.
Avrei tutto a due passi, trekking maestosi e selvaggi, spiagge assolate in estate e piste innevate di inverno, cultura, socialità, convivialità. Avrei. Avrò.
Sono ormai abbastanza saggia da apprezzarlo in tempi ordinari, ma ancora tanto sciocca da aver «bisogno di non sapere dove sarò domani» in questo particolare momento storico.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

La lieve forma di saggezza di cui sopra — puoi chiamarla età che avanza se preferisci — suggerirebbe di astenersi dal dare consigli che rifletterebbero solo il limitatissimo punto di vista di una modesta vicenda umana.
Se mi stai chiedendo che libro c’è sul mio comodino in questi giorni, è The most good you can do: how effective altruism is changing ideas about living ethically di Peter Singer. Approfondimento stimolato dalla discussione con una tua stimata concittadina che, in risposta ai dubbi sull’utilità sociale del mio lavoro, ha affermato: «Ognuno deve fare il suo lavoro e farlo al meglio, questo è il modo per essere utili, secondo me».

In copertina: “Spanish-American woman removing baked bread from oven farm near Taos, New Mexico”, di Lee Russell, 1939 (fonte: digitalcollections.nypl.org) | elaborazione grafica: Frizzifrizzi.

co-fondatore e direttore
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