L’arte di starsene a casa

interviste al tempo della Covid-19 — dodicesima puntata

In occasione di queste giornate di ritiro domestico forzato, noi di Frizzifrizzi abbiamo pensato di pubblicare una serie di piccole interviste a professionisti e artisti che stimiamo per dare ai nostri lettori un po’ di potenziali consigli per tirare fuori qualcosa di buono da questo periodo buio (e poi perché, semplicemente, siamo curiosi).

In ogni puntata daremo parola a diverse persone.
Le domande sono uguali per tutti.
Gli ospiti di questa dodicesima puntata sono: Marco Tonus, Fortuna Todisco, Sovrappensiero Design Studio, Ada Natale e Sergio Olivotti.

Marco Tonus

facebook.com/marcotonus

Disegnatore satirico, illustratore e grafico, è nato a Pordenone nel 1982.
Ha collaborato con varie testate di carta e online (Cuore, Il Vernacoliere, Emme, L’Unità, Il Mucchio Selvaggio, Il Male, Scaricabile, La Privata Repubblica, Vice…), e i suoi lavori umoristici, satirici e per l’infanzia sono stati pubblicati dagli editori Ediciclo, Shockdom e Salani. Tra gli autori della rivista Augnamagnagna agli inizi del 2000, oggi cura la rivista di satira, umorismo e fumetti Mataran, pubblicata in Friuli Venezia Giulia. Vincitore di diversi concorsi, premiato come miglior cartoonist in Italia e in Europa (Festival di Internazionale a Ferrara, Press Cartoon Europe in Belgio), oggi partecipa e promuove diversi progetti pirata e autoprodotti.

(Foto: Francesca Leonardi/Contrasto)

Dove vivi?

In Friuli, a 15 minuti da Pordenone.

Che lavoro fai?

Disegno, copio e incollo, faccio pdf e curo progetti divertenti, ogni tanto.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Prima dormivo sulla scrivania e lavoravo a letto. Ora si è invertito tutto.

Con chi sei in casa?

Con la mia famiglia e pile di autocertificazioni scadute.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Cerco di non preoccuparmi troppo e di informarmi meglio: così alla fine mi trovo a fare liste nere.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sono un procrastinatore anche con una pandemia in corso: meglio tenersi qualcosa da fare, almeno fino al prossimo decreto. Penso di più a cose che non farò ora, così quando sarà il momento saprò come farle. Per il resto, non uscendo più disegno molto, ma solo per piacere personale: provo, scarto, cancello, butto via. «Faccio ricerca» si dice, no?

Qual è il posto che ti manca di più?

Ogni giorno penso a un luogo. Oggi è il turno di un’osteria a Pordenone. Non per il fatto che lì si beva (per quello siamo attrezzati tutti in casa qui, da ben prima di questa situazione), ma per il via vai di amici, conoscenti, i rumori… il “clima” insomma. Più che un posto mi mancano le persone che lo frequentavano, qualunque esso sia e chiunque fossero.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Per le letture posso consigliare una novità, il fumetto La Fattoria dell’animale, l’ultimo lavoro di Antonucci, Fabbri e Boscarol. Un adattamento più vicino ai nostri tempi: lavoro non facile per gli autori misurarsi con il libro già perfetto di Orwell, ma hanno saputo trovare un’ottimo equilibrio tra testi e disegni.

Sulle visioni, un film non nuovo ma che in pochi hanno visto, A Futile and Stupid Gesture, che racconta la vita del fondatore di una rivista incredibile americana, il National Lampon.

Per ammazzare il resto del tempo, dedicatevi alla cura degli oggetti quotidiani. Io sto litigando da giorni con lo scarico del lavandino. Non trascurateli!

Fortuna Todisco

fortunatodisco.it
@fortunatodisco

È nata a Bari il giorno della Presa della Bastiglia; diplomata in Fashion Design allo IED – Istituto Europeo di Design di Milano, ha lavorato per svariati anni come designer di moda.
Vive e lavora a Milano e, dal 2010, si divide fra all’illustrazione editoriale e commerciale e il lavoro di art director.
Dal 2013 è fondatrice e direttrice artistica di Paw Chew Go Festival, festival di illustrazione ed arti minori.

Dove vivi?

A Milano, a Chinatown.

Che lavoro fai?

L’illustratrice e l’art director.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Sono più o meno 10 anni che lavoro da casa (quasi a tempo pieno), per cui a livello logistico non è cambiato molto, ma è cambiato tutto.
Come sempre c’è una differenza fra le cose che decidi di fare in un certo modo e l’essere obbligati a farle in un certo modo. Credo che talvolta la smania che mi prende derivi da quello, non dalla condizione casalinga stessa.
Sentirsi in gabbia non è mai piacevole, a prescindere dalla gabbia (fisica, mentale, sociale ecc.) in cui ti ritrovi.
Nonostante la mia scrivania sia sempre nello stesso luogo, il mio lavoro è comunque cambiato, nel senso che molti clienti che avevo hanno interrotto la pianificazione della comunicazione per esempio.
Non c’è ancora stato un assestamento del lavoro da questo punto di vista.

Con chi sei in casa?

Vivo da sola.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Penso molto (e vorrei pensare meno eh). Essere da soli aiuta.
Questa credo sia da una parte un’occasione perché puoi fare meglio i conti con te stesso, dall’altra una disgrazia perché devi fare i conti con te stesso. E mi rendo sempre più conto che è un tipo di momento che la maggior parte di noi tende a rimandare.
Forse se non ci invitassero a decine di videochiamate, se ci togliessero internet per un po’, potremmo farlo meglio… ma credo che, per quanto proviamo a distrarci, sia comunque inevitabile (purtroppo e per fortuna, appunto).

In ogni caso oltre a far del cervello mulinello, disegno (e posso dedicarmi a dei progetti “meno lavorativi” e più carini), cerco di buttare un po’ di roba che mi toglie spazio e serenità, faccio impacchi puzzolenti ai capelli, mangio cipolla e aglio senza vergogna, guardo dei film.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Beh, non l’avrei mai detto, ma dopo una approfondita ricerca sono riuscita a trovare un puzzle Schmidt bellissimo del 1990. In bianco e nero. C’è da impazzire. Ma non vedo l’ora di finirlo E INCORNICIARLO. Un bel guilty pleasure, direi.

Qual è il posto che ti manca di più?

Non mi manca un posto in particolare, mi manca qualcuno più che altro.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Ho riguardato proprio pochi giorni fa Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore. Un film bellissimo. Con tanti livelli di lettura.
Credo che sia un buon momento per rispolverarlo… dire che “andrà tutto bene” non credo serva a niente, dire che “stiamo tutti bene” a prescindere dalle condizioni credo che faccia male, non bene.
Forse raccontarsi meno bugie, soprattutto in una situazione così preoccupante come quella che stiamo vivendo, ci serve davvero a vedere le cose per quelle che sono e a tentare un miglioramento.
D’altronde se va tutto bene c’è poco da fare, se invece riusciamo a vedere quanto va male di sicuro possiamo far qualcosa affinché migliori.

Lorenzo De Rosa ed Ernesto
Iadevaia
(Sovrappensiero Design Studio)

sovrappensiero.com
@sovrappensierodesign

Sovrappensiero Design Studio nasce nel 2007 dalla collaborazione tra Lorenzo De Rosa ed Ernesto Iadevaia, designer campani di stanza a Milano. Riconosciuti tra i designer emergenti più interessanti del panorama Italiano, negli anni hanno dimostrato di saper approcciare il progetto da più punti di vista: la ricerca sperimentale ma anche la produzione industriale, la serie limitata prossima al ricercato mondo dell’art design ma anche la piccola intuizione funzionale, l’allestimento, il progetto di interni e quello per azienda. Le sollecitazioni della cultura della strada sposano gli stimoli dell’arte e del design contemporaneo e così la sintesi di Sovrappensiero inizia ad essere riconoscibile, rispettata e richiesta: oggi collaborano con diverse realtà del design italiano come Porada, Bialetti, Mamoli, Vibram, Incipit, Corraini, WayPoint e Manerba, oltre che con il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e la NABA.

Dove vivete?

Viviamo entrambi a Milano in zona 9, tra Dergano e Bovisa.

Che lavoro fate?

Abbiamo uno studio di Product Design, ci occupiamo principalmente di consulenza per aziende del settore e parallelamente portiamo avanti lavori di ricerca e sperimentazione personali.

Com’è cambiato il vostro lavoro da quando dovete svolgerlo da casa?

Monitor più piccolo, cuffie sempre all’orecchio e molti volti ricoperti di pixel.

Con chi siete in casa?

Entrambi siamo in compagnia delle nostre metà, anche loro designer (per fortuna).
Ernesto vive in casa con Chiara, graphic designer.
Lorenzo vive in casa con Sarah, cmf designer.

Cosa fate in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

I primi giorni sono stati molto strani, la scoperta del virus era l’argomento del giorno e passavamo ore al telefono con amici e parenti a parlare solo di quello.
Ora ci siamo stabilizzati e stiamo riscoprendo le nostre case e i loro spazi, stiamo inventando nuove abitudini e rielaborando i pensieri in previsione di un nuovo futuro. Crediamo sia il momento buono per riflettere e per immaginare un nuovo scenario per la nostra vita, lavorativa e non.

State usando o avete pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevate avuto modo o tempo di fare?

Abbiamo realizzato un progetto di realtà aumentata che permette a tutti di viaggiare in luoghi inaspettati da casa propria, semplicemente stampando il nostro “portale” [eccolo, da scaricare in pdf, ndr].

Sulla nostra pagina Instagram viene raccontata bene e stiamo ricevendo tante mail di persone che ci chiedono poster e applicazione scaricabili in modo da poterlo stampare e viaggiare per qualche minuto con la fantasia e stiamo accontentando tutti.
La realtà aumentata è un tema che da un po di tempo stiamo affrontando in studio e abbiamo colto l’occasione per sperimentare un primo progetto in questo particolare periodo storico.

Qual è il posto che vi manca di più?

Il campo da basket, lo studio, le nostre famiglie sparse tra Londra, Firenze e Campania.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Andate sulla nostra pagina Instagram e scoprite il progetto Somewhere, fate attività fisica in casa aiutandovi con qualche tutorial, richiedete abbonamento (per due mesi free) a SkillShare e, per i più romantici, c’è una famosa piattaforma erotica che regala l’abbonamento Premium.

Ada Natale

facebook.com/ada.natale
@uazzalapupazza

Ada Natale è nata nel 1980 a Napoli, dove vive e lavora. Dopo la maturità classica, si è laureata con lode in Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e ha proseguito la sua formazione conseguendo un master in Pedagogia Clinica e una specializzazione in Disegno Onirico presso l’ISFAR di Firenze. Negli anni ha curato la sua formazione nel campo dell’illustrazione e dell’editoria, seguendo vari corsi di aggiornamento con alcuni tra i più affermati illustratori e docenti italiani.
Nel 2015 ha fondato, e tuttora dirige insieme a Luisa Passerotti, la casa editrice Barometz, dedita alla pubblicazione di libri illustrati.
Insegna Storia dell’Illustrazione e Scrittura Creativa presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dal 2016 è consulente esterno della Scuola Italiana di Comix nell’ambito dell’illustrazione e dal 2019 ad oggi vi insegna Storia dell’Illustrazione.
Illustratrice freelance, nel 2017 ha ricevuto un premio dalla Confcommercio di Napoli per la sezione “Giovani Talenti” e da anni collabora con varie realtà editoriali nazionali e internazionali, realizzando tra l’altro le illustrazioni per il saggio di Luigi Moio Il respiro del vino (Mondadori, Milano 2016), quelle per la raccolta di racconti Planète Sauvage di Mary Aulne (Editions Passage(s), Parigi 2018), le immagini per una grammatica italiana per le scuole medie, curata dal prof. Livio Sossi (Lisciani, Teramo 2019) e le illustrazioni per il romanzo Heureux qui, comme Hannibal di Dominique Lanni (Arthaud, Parigi 2020).
Ha realizzato, inoltre, nel 2018 per conto della società navale Medmar S.p.a., le illustrazioni a bordo di una delle navi dell’omonima flotta.
È stata membro della giuria internazionale del concorso di illustrazione “Annual 2019”, organizzato dall’associazione italiana Autori di Immagini in occasione della Bologna Children’s Books Fair.
Nel 2019 è stata selezionata al Premio Renner con l’illustrazione Oceano Magnifico.
Nel gennaio 2020 ha condotto un corso di formazione di secondo livello, rivolto ai Sig.ri Bibliotecari della Città Metropolitana di Cagliari, sui codici visivi della narrativa illustrata.

Dove vivi?

Vivo a Napoli, ma adesso sono in esilio volontario nelle campagne laziali: quando è cominciata l’emergenza mi trovavo qui e per amore della mia famiglia e della mia città ho preferito evitare di tornare a casa in treno. Non volevo in alcun modo contribuire, mio malgrado, alla diffusione di potenziali contagi. E poi qui sto bene, mi sento fortunata ad avere molto verde attorno.

Che lavoro fai?

Lavoro nel mondo dell’illustrazione sentendomi una specie di mostro a tre teste: lo vivo, infatti, innanzitutto come illustratrice; con Barometz, poi, la casa editrice fondata insieme alla mia amica Luisa Passerotti, lavoro come editore di albi illustrati; infine insegno Storia dell’Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli e alla Scuola Italiana di Comix.
È sicuramente un bel privilegio poter osservare le dinamiche dell’illustrazione da tre punti di vista complementari, consente di provare a capire meglio le esigenze di tutte le figure coinvolte in questo non sempre facile contesto professionale e a muoversi di conseguenza nel rispetto di tutti.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

A parte per l’insegnamento, grazie al quale sono stata alle prese con i miei primi esperimenti di didattica on line — a dire il vero non troppo amati rispetto alla magia comunicativa del confronto in aula — il mio lavoro per il resto è cambiato poco: come illustratori, e anche come piccoli editori, forse si accetta la reclusione a priori, come fosse una condizione strutturale e necessaria che in fondo si finisce per amare. Sono lavori che richiedono la quiete di una stanza e soprattutto radi contatti con gli altri per non perdere la concentrazione, quindi da questo punto di vista direi che sono ben allenata a starmene tranquilla a casa.

Con chi sei in casa?

Con cuori preziosi pieni di sentimenti belli, con un cagnolone di nome Karl e con tre gattini, di cui una in attesa di cuccioli.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Vivendo attualmente lontano dal caos napoletano, ho scoperto che la campagna, apparentemente tranquilla e immobile, richiede al contrario un mare di impegno mentale e fisico, e quindi al mattino mi prendo cura degli spazi esterni, aggiusto o costruisco qualcosa, oppure in alternativa mi metto a preparare piatti sfiziosi, mi piace molto cucinare. Nel pomeriggio invece lavoro, studio e scrivo, a volte suono una vecchia chitarra che ho trovato qui; la sera spesso disegno sul mio iPad guardando distrattamente film o serie tv, ultimamente mi rilassa molto esercitarmi a disegnare con la mano sinistra, sto scoprendo la poesia del segno indeciso, sgangherato e sporco.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sto finalmente lavorando a un saggio monografico su un illustratore contemporaneo che stimo tantissimo. Erano almeno due anni che mi ripromettevo di iniziare a scrivere, dopo aver studiato tutto il materiale bibliografico raccolto, ma non trovavo mai il tempo di mettermi al computer per iniziare a buttare giù anche solo due parole, sembrava ci fosse sempre qualcosa di più importante da fare. Invece ora non solo sto scrivendo tanto e con convinzione, ma lo sto facendo addirittura a penna: ho ritrovato il gusto delle cancellature, della lentezza del gesto grafico e delle pagine imperfette e sgualcite che danno l’idea di lavori in corso, soprattutto di un percorso. Quando finirò tutto, temo che mi toccherà citare anche la reclusione forzata nella pagina dei miei ringraziamenti.

Qual è il posto che ti manca di più?

Mi manca tanto il terrazzino di casa con vista mozzafiato sul Vesuvio e su Capri. Di questi tempi in genere, quando l’aria comincia a essere tiepida, la mia mamma ed io ci sediamo sempre lì fuori al sole a leggere e a chiacchierare di mille cose tra una pagina e l’altra.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Faccio un po’ fatica a dare consigli di lettura, perché all’inizio non so mai da dove cominciare, poi, però, quando comincio perdo il dono della sintesi. In questi tempi malinconici, comunque, consiglierei di leggere — o di rileggere — due capolavori di Italo Calvino: Lezioni americane, in particolare la lezione sulla leggerezza, poiché ne abbiamo tutti un gran bisogno, adesso più che mai, e Le città invisibili, poiché osservando le nostre ai Tg, disabitate, cambiate, silenziose, mi è successo di provare in cuor mio a ridisegnarne l’identità in maniera un po’ meno tragica e fantastica, raccontandomele sulla scorta delle suggestioni calviniane, quasi a farmi una piccola coccola mentale contro i pensieri cupi che inevitabilmente mi schiacciano ogni tanto.

Il futuro è incerto e la nostalgia del prima è inevitabile, ma avere una casa dove stare al sicuro è una certezza che chi si lamenta troppo dell’isolamento non dovrebbe dimenticare nemmeno per un istante. Fare di una costrizione una creazione non è poi così difficile, basta non piangersi addosso e prepararsi al domani facendo ciò che più si ama tra ciò che adesso è consentito fare. Perché il domani ci aspetta già fuori alla porta e lo rivedremo presto se restiamo tutti a casa.

Sergio Olivotti

olivotti.net
facebook.com/SOlivotti/

Già architetto, è autore ed illustratore di libri per ragazzi.
Vincitore come miglior Immagine digitale di Lucca Junior 2018 e del Premio Lyra dell’Annual Autori di Immagini 2019, ha insegnato comunicazione visiva al Politecnico di Milano ed è attualmente docente in ruolo di progettazione grafica all’Istituto G. Falcone di Loano.
Tra le sue recenti pubblicazioni: Il secondo lavoro di Babbo Natale (di Michele D’Ignazio, Rizzoli); Mi sento tanto solo (Sinnos), Lo Zoablatore e Otto e Rino (Lavieri), Viaggi terrestri, marini e lunari del barone di Münchhausen (di Gianluca Caporaso, Lavieri); Che tipi! Che caratteri! (di Pino Pace, Bacchilega).

Dove vivi?

Vivo sul mare, a Finale Ligure. Letteralmente ho le finestre davanti al mare: una prigione dorata.

Che lavoro fai?

Sono insegnante di grafica alle superiori (insegno insieme ad Alex Raso in una scuola di Loano) e autore/illustratore di libri per l’infanzia. Ero architetto ma per fortuna ho smesso.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Più che per dare contenuti ed informazioni essere docente a distanza serve a testimoniare che il proprio dovere va perseguito kantianamente, come il colibrì che si riempie il becco d’acqua per spegnere l’enorme incendio della foresta. E naturalmente serve ad esserci, a non abbandonare gli studenti in un momento complesso.

Come autore ed illustratore anche prima lavoravo da casa. Ciò che è cambiato è che la testa ora è pre-occupata, non è serena. Io sono un pessimista, la mia ex dice che sono sempre “worst case scenario”… Stare da solo non fa che esasperare una mia innata ipocondria.

Confido però nel fatto che creativamente i periodi di crisi siano sempre stati molto produttivi. D’altronde i giapponesi per indicare la parola “crisi” usano un ideogramma che è la somma/crasi di due: “pericolo”+”opportunità”. E in effetti in passato son sempre uscito diverso dai periodi di crisi, cambiato — spero — in meglio, sicuramente artisticamente in meglio.

Con chi sei in casa?

Da solo con due gatti, Lola Dueñas e Gordo.
La solitudine pesa (anche se c’è di peggio), ogni tanto mi sembra di essere come Jack Torrance in Shining: «All work and no play makes Sergio a dull boy». Ma non impazzirò come Jack Torrance, non mi vedrete legare Gordo e fargli fare lo yo-yo dal terrazzo…

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Sto registrando e facendo live su Facebook nei panni del mio alter ego Sergej Olinsky, comandante in capo della VII Missione interplanetaria russa su Marte.
Lo usavo già come travestimento quando mi presentavo nelle librerie, ma la cosa bella è che funziona perfettamente anche la versione online col collegamento dallo spazio stile “Cristoforetti”: ho un fondale fotografico di una astronave e mi sono costruito un casco spaziale con led e starlight. Ho anche la macchina del fumo e ho ordinato un greenscreen perché mi piacerebbe camminare sulla Luna al prossimo collegamento.
Durante il collegamento racconto le storie contenute nei miei libri.

Inoltre sto provando a produrre dei mappamondi geofantastici. L’ho già fatto in passato artigianalmente dopo la pubblicazione di Appunti di Geofantastica (testo di Gianluca Caporaso, editore Lavieri), però ora mi piacerebbe procedere in modo semi-seriale, cioè farne un oggetto di design capace di multipli. È affascinante perché si sa che la superficie sferica non si sviluppa sul piano, dunque mi sto muovendo tra proiezioni di Mercatore ed equirettangolari per creare un mappamondo fantastico che non sia disegnato singolarmente come pezzo unico ma in maniera seriale. È un po’ complesso con tutti i service chiusi, ma ci sto provando.

Poi ho 15 progetti editoriali abbozzati e mai sviluppati completamente che vorrei portare a termine e 6 tele bianche da due anni ferme in corridoio che implorano di essere usate. Ho molti film da vedere e diversi lavori casalinghi da portare a termine (ma so già che non lo farò).
Non mi annoio, quello mai. Qualcuno diceva che si annoia chi è noioso.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Vorrei tatuarmi Mr. Magoo su una chiappa perchè dicono sia molto sexy e naturalmente farmi venire degli addominali scolpiti. D’altronde «L’addominale è la base del design» diceva Massimo Vignelli (verificherei forse questa citazione…).

Qual è il posto che ti manca di più?

Oggi sto finendo una illustrazione per il Premio Ronzinante che ha proprio questo brief: disegna il luogo che ti manca di più. Io ho le finestre che danno sul mare… Averlo lì e non poterci andare a nuotare, non poter camminare sulla battigia mi manca tantissimo. Non che lo facessi tanto prima, ma la libertà si sa è sempre una possibilità, vive in potenza.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Perdiamoci su Pinterest come per le calli di Venezia, senza una meta precisa, forse è proprio questo che ci regala l’ozio (nobile parola otium): la possibilità di essere flâneur dell’intelletto, la possibilità di muoverci caoticamente e confusamente, senza obiettivi pianificati ma confidando nella scoperta accidentale, come in un marché aux puces.

(Comunque se non l’avete mai fatto guardatevi tutto Sergio Leone e tutto Kubrick che male non fa…altro che addominali).

In copertina: “Family of Frank Peaches in their living room farm near Williston, North Dakota”, di Lee Russell, 1937 (fonte: digitalcollections.nypl.org) | elaborazione grafica: Frizzifrizzi.

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