L’arte di starsene a casa

interviste al tempo della Covid-19 — ventunesima puntata

In occasione di queste giornate di ritiro domestico forzato, noi di Frizzifrizzi abbiamo pensato di pubblicare una serie di piccole interviste a professionisti e artisti che stimiamo per dare ai nostri lettori un po’ di potenziali consigli per tirare fuori qualcosa di buono da questo periodo buio (e poi perché, semplicemente, siamo curiosi).

In ogni puntata daremo parola a diverse persone.
Le domande sono uguali per tutti.
Gli ospiti di questa ventunesima puntata sono: Marianna Balducci, Giulio Vita, Anna Lagorio, Irene Taini e Isabella Bersellini.

Marianna Balducci

mariannabalducci.it
@mariannabalducci_chidisegna
facebook.com/mariannabalducciillustrator

Illustratrice riminese, è laureata in moda e lavora a progetti pubblicitari e per l’editoria per bambini e ragazzi.
Il disegno è il suo mestiere, il suo strumento preferito per comunicare e per esplorare il mondo. Le piace sperimentare combinazioni tra strumenti tradizionali e digitali e, in particolare, tra disegno e fotografia.
Nel 2018 proprio con il suo primo libro foto-illustrato Il viaggio di Piedino (scritto da Elisa Mazzoli, edizioni Bacchilega Junior) vince il premio Nati per leggere.
Al disegno affianca l’attività di docente in un seminario di comunicazione visuale per la facoltà di moda di Rimini (Alma Mater Studiorum, Bologna).
Scrive di libri e attività educative legate al disegno per i magazine Ad Un Tratto e Occhiovolante.

Dove vivi?

Rimini.

Che lavoro fai?

Illustratrice.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Nella quotidianità non molto (soprattutto in mesi pieni di consegne): non ho uno studio e lavoro da casa da sempre, la casa è tana e ufficio, con tutti i pro e i contro che comporta, con il privilegio di fare un lavoro che amo e il rischio di non staccare mai se non mi disciplino in modo sano.

Sta cambiando ed è cambiata, però, tutta quella parte importantissima che fa vivere i libri che illustro: la possibilità di incontrare le persone che li leggono e li leggeranno. Anche le nuove uscite editoriali pendono incerte, ci auguriamo ci sia ancora più bisogno di storie quando potremo riattivarci un po’ di più.

Con chi sei in casa?

Con Fabio, mio marito, che nella prima vita è un dentista e nella seconda un fotografo. Abbiamo una casa molto piccola, ma all’occorrenza l’abbiamo trasformata anche in un set a tutti gli effetti quando abbiamo lavorato insieme.
Vedremo in quali altri modi riusciremo a piegare le nostre pareti alla necessità e volontà creativa. Nel frattempo, lui cucina molto meglio di me.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Lavoro: disegno perché ho dei libri da chiudere e mando mail (ahimè anche un po’ scomode per far fronte alle incombenze burocratiche / economiche / organizzative che si sono presentate).
Penso anche a nuove cose perché, se ci aspettano mesi di rinunce, spero di saperli leggere anche come mesi di nuove possibilità.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Ho molte cose in lista che vorrei fare e sono una consumatrice onnivora di contenuti. Finché tengo allenata e viva la curiosità, anche il resto forse troverà il suo baricentro in questa strana apnea.
Una cosa nuova che ho fatto in queste settimane sono i “disegni al telefono”. Ispirandomi alle favole al telefono di Gianni Rodari, ho messo a disposizione il mio contatto Skype ogni sabato mattina dalle 11 alle 12.30 per farmi chiamare e regalare un disegno fatto in tempo reale.
Mi hanno chiamata bambini (ma anche adulti) da tutta Italia e non solo, persone che mi hanno fatto entrare per un momento nella loro quotidianità stravolta da questa brutta tempesta. Ho optato per questo tipo di formula perché volevo recuperare un po’ di calore “uno a uno” e offrire un contenuto “on demand” piuttosto che riversare in rete cose che magari sentivo meno. Questo sabato sarà l’ultimo, dopo 5 settimane. Tutti i dettagli per partecipare sono qui.

Qual è il posto che ti manca di più?

Gli abbracci delle persone care, in tutti i posti che diventavano una scusa per scambiarseli.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Per i bambini e i nostalgici: l’archivio delle prime stagioni de L’Albero Azzurro con Francesca Paganini e Claudio Madia, una trasmissione in cui si leggevano storie, si mettevano le mani in pasta, si esplorava il mondo con grazia e poesia. 

Per gli appassionati di musica: l’archivio delle puntate di Sei gradi, il programma radiofonico di Radio 3 in cui ogni volta si mettono in relazione 6 canzoni o brani musicali che apparentemente non hanno cose in comune, ma in realtà sono legate da un aneddoto, un particolare, un dettaglio. Ne escono sempre playlist inaspettate e bellissime ed è un po’ il modo in cui funziona spesso anche la mia testa.

Per piccoli e grandi che vogliono fare esperimenti: i miei articoli su Occhiovolante, magazine che si occupa di didattica e creatività. Da un annetto ho pubblicato delle attività ispirate al mio lavoro foto-disegnato, alcune si possono anche fare a casa e sono un modo per abituarci a guardare le cose di sempre con occhi diversi.

Per chi tiene d’occhio la comunicazione in questo momento: le dirette Instagram giornaliere di Giovanni Boccia Artieri e Paolo Iabichino con il loro Carosello is back, una diretta di 20 minuti circa, con un brand ospite ogni giorno, a parlare in tono rilassato e competente di come le aziende stanno parlando in questo periodo. Ogni azienda ospite fa una donazione benefica in proporzione a quanti utenti sono connessi. Fino ad ora ci sono stati grandi marchi come Barilla o startup innovative come Gamindo. 

Giulio Vita

laguarimba.com
@laguarimba
vimeo.com/laguarimba

Figline Valdarno, 1988. È un calabro-venezuelano. Ha studiato Giornalismo a Caracas e Cinema a Madrid.
Si occupa di Comunicazione e Gestione Culturale in tutte le fasi: dall’ideazione alla messa in atto di progetti che abbiano un impatto sociale positivo.

Dove vivi?

La mia residenza è in Calabria ma questa pandemia mi ha colto in mezzo ad un viaggio di un mese in Amazzonia e dopo il difficile ritorno mi sono fermato a Roma per fare quarantena e adesso non riesco a tornare a casa.

Che lavoro fai?

Sono operatore culturale. Mi occupo del festival di cinema La Guarimba e del laboratorio cinematografico CinemAmbulante, sempre in Calabria.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

La gestione del lavoro non tanto perché siamo una squadra diffusa in diverse città e lavoriamo da sempre online. Ma abbiamo dovuto spostare il laboratorio per settembre e stiamo cercando di capire cosa fare per il festival. Molti sponsor ci hanno lasciati e molte cose che avevamo in programma, purtroppo, non si faranno.
Inizio a notare nella mia squadra anche un po’ di stanchezza psicologica per non poter uscire: alcuni soffrono di insonnia e sono depressi.

Con chi sei in casa?

Sono a casa dei genitori della mia ragazza. Con loro, sua sorella e una badante filippina.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Provo a portare avanti gli obiettivi del festival. C’è molto lavoro dietro le quinte.
Come svago, guardo tante serie tv, film, e giochetti al telefono.
Non riesco a leggere. Non mi concentro molto.
E sto aiutando nei lavoretti in giardino.
A dire il vero, sono abituato a stare in casa e non sento molto il problema. Mi piacerebbe tornare a casa mia ma mi sento fortunato e non mi sembra il caso di lamentarmi.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Come dicevo, sto dando una mano in giardino, cosa che non ho mai fatto perché non ho un giardino.
Ho tagliato un abete morto con una motosega, ho piantato, e ho tagliato una palma morta. Per me, sempre inattivo, è una avventura.

Qual è il posto che ti manca di più?

Casa mia!

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Tiger King, senza dubbi. Sullo stesso filone: Wild Wild Country e Bikram: Yogi, Guru, Predator. Sempre Netflix.
Per commedie: Arrested Development, The Office, The IT Crowd.

Se riuscite a concentrarvi con un libro, Bestiario di Julio Cortázar, in particolare il racconto Casa tomada.
E se non siete nauseati di tanta offerta online, a La Guarimba abbiamo messo insieme i corti degli anni passati che sono già disponibili online.

Anna Lagorio

fatto-bene.com
@fattobeneitaly

È giornalista e cofondatrice di Fattobene, una piattaforma per la ricerca e la valorizzazione di oggetti italiani storici ancora in produzione.
Per più di dieci anni ha scritto di arte, design, architettura, bibliofilia, collezionismo, andando alla ricerca di storie bizzarre e curiose per Il Sole 24 Ore, D la Repubblica delle donne, Flair, il manifesto e molti altri.
Da quattro anni, con il fotografo Alex Carnevali, si occupa di riportare alla luce gli archetipi industriali italiani. Nel 2019, ha realizzato il primo pop-up store americano di Fattobene presso il MoMA Design Store di New York.

Dove vivi?

Vivo in un piccolo paesino in Toscana. La mia casa è una vecchia stalla di pietra, accanto al bosco.

Che lavoro fai?

Sono una giornalista e da quattro anni mi occupo di riscoprire e valorizzare i prodotti italiani storici ancora in produzione.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

In generale, la casa è il luogo in cui lavoro da circa dieci anni. Questa posizione — con cui per molto tempo ho convissuto a fatica — mi permette di sentirmi ora particolarmente stabile. Non ho difficoltà a trascorrere lunghi periodi in isolamento. 
Quattro anni fa ho lasciato Milano per la campagna. Ma mi sono accorta solo da pochi giorni di quanto questa scelta abbia trasformato la mia percezione della realtà, in particolare per quanto riguarda i bisogni. La quarantena si sta rivelando una cartina al tornasole che mi ha fatto accorgere di come, oggi, a livello personale, non mi manchi quasi nulla. 

Con chi sei in casa?

Sono a casa con il mio compagno, Alex, con cui condivido anche l’attività lavorativa, e con nostra figlia, Marta.
Domani Marta compie nove anni e vivremo, per la prima volta, l’esperienza di una festa “immateriale”. Ci incontreremo su Zoom con i suoi amici e spegneremo le candeline insieme.
Non so ancora dire in che modo, ma credo che per i bambini questo cambio di percezione sarà uno stimolo importante per rileggere il proprio rapporto con la tecnologia. Mai come ora, infatti, sentono il desiderio di presenza fisica, di gruppo.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Noi siamo in campagna e mi rendo conto che questo sia un enorme privilegio. In generale, utilizziamo quasi tutto il tempo per stare fuori, potare le piante, preparare la terra per fare l’orto, raccogliere erbe da cucinare.
Io e mia figlia abbiamo iniziato un progetto speciale: stiamo ripulendo un piccolo ruscello davanti a casa nostra. Tagliamo i rovi e facciamo in modo che l’ecosistema ricominci a respirare.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sì, assolutamente: proprio in questi giorni io e Alex saremmo dovuti essere a New York per presentare una mostra al Consolato Italiano. Ma sembra una vita fa.
Ora, invece, il nostro lavoro è completamente azzerato. E questo — aldilà della preoccupazione naturale — è uno stato di sospensione che non mi è mai capitato di vivere.
Lo sento come un grande foglio bianco, in cui posso dedicare tempo alla scrittura e all’osservazione di come vorrei incidere nel mondo, fare la mia parte.
In particolare, sentendo gli amici di Milano, mi accorgo di quanto sia forte il desiderio di uno spazio “esterno” amico e di come la mancanza di natura faccia la propria parte.
Credo come non mai che stiamo sperimentando sui nostri corpi la necessità di un rimodellamento sociale e penso che questo dovrà darci la spinta per fare richieste forti, rivoluzionarie, mi vien da dire.

Qual è il posto che ti manca di più?

Le case degli amici.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Personalmente ho optato per una disconnessione abbastanza forte da tecnologie e piattaforme. C’è un libro però che vorrei tanto rileggere in questo periodo. È l’Antigone di Sofocle. Sto riflettendo molto sulla tragedia di non poter celebrare i funerali — cosa che ci ha colpito anche a livello personale — e credo che un archetipo così forte non possa essere compreso a parole. È un fatto talmente straordinario, potente e doloroso che probabilmente il nostro cervello non riesce a comprenderlo per intero. Per questo, sento che avrei bisogno delle parole di Antigone quando si ribella alle leggi di Creonte, animata dal desiderio di seppellire il fratello.
Una cosa molto bella è che, anche in questa zona, le librerie indipendenti si sono organizzate per consegnare a casa i libri: ecco, domani la prima cosa che farò sarà ordinare una copia da loro.

Irene Taini

È nata a Brescia nel 1988. Dopo il Liceo Artistico ha conseguito un diploma come Operatore dei Servizi di Biblioteca dedicandosi all’attività di promozione alla lettura in città e provincia. Si è poi laureata in Lettere Moderne, indirizzo archivistico librario con una tesi in Bibliologia.
Dal 2015 al 2019 ha lavorato come collaboratrice nello spazio culturale Mutty di Castiglione delle Stiviere (Mn) occupandosi della comunicazione di mostre, eventi e workshop e della libreria, curando insieme al team la selezione della narrativa per adulti, della grafica e dell’illustrazione.
Appassionata di illustrazione, libri e fotografia attualmente si dedica al suo bambino a tempo pieno.

Dove vivi?

Abito in un appartamento nel centro storico di Brescia.

Che lavoro fai?

Mi sono occupata della comunicazione di eventi, mostre e workshop principalmente legati al mondo dell’illustrazione e del libro presso lo spazio culturale Mutty (MN) fino all’anno passato, quando è nato mio figlio.
Al momento ho scelto di sperimentarmi in questa nuova veste di mamma a 360° cercando di non perdere di vista i miei interessi e le mie attitudini, cosa che richiede decisamente una bussola ben calibrata.
Per quanto riguarda il futuro penso che non sia mai troppo tardi per rimettersi in gioco.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

Da parecchi mesi il tempo è dedicato in gran parte al mio bambino con il quale cerco di sperimentare, tra le nostre attività, quelli che erano gli ambiti del mio lavoro, facendone il più possibile tesoro potendo conoscere ancor più da vicino la percezione della lettura dei più piccoli.
Per mia fortuna posso dire che il mondo dei libri e delle immagini è rimasto lo sfondo persistente della mia vita quotidiana.

Con chi sei in casa?

Ufficialmente con il mio compagno Guido e con Ettore, il nostro bimbo di dieci mesi.
In realtà mi sembra di vivere in una piccola comune con le persone affacciate alle finestre della via dove abito. Questa situazione di isolamento ha affinato i miei sensi e ora mi sembra di conoscere le abitudini culinarie dei ragazzi che abitano di fronte o di distinguere meglio le voci degli inquilini del mio palazzo.
Come si dice, far di necessità virtù!

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Paradossalmente sto vivendo la mia casa come se fosse la prima volta che mi ci trovo veramente.
Il tempo che prima passavo all’aria aperta o nei luoghi che frequentavo, sto cercando di dedicarlo a passioni vecchie e nuove.
La giornata è scandita principalmente da Ettore ma essendo a casa anche il mio compagno per più tempo, stiamo riuscendo a ritagliarci diversi spazi personali. Ho ricominciato a disegnare, sperimentato capacità gastronomiche totalmente inesplorate e sono riuscita a finire libri che si erano accumulati.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sicuramente la nuova versione dilatata del tempo unita ad un pizzico di “clima apocalittico” credo mi abbia spronata come tutti a farmi domande, rivedere le mie priorità e a cimentarmi in nuovi diletti che prima avevo tralasciato.
In quanto accumulatrice compulsiva di libri una delle meravigliose novità è stata quella di mettere in standby l’acquisto del nuovo e mettermi a ridare vita ai libri che avevo in casa. Con un paio di amici abbiamo iniziato a mandarci dei video dei nostri libri illustrati condividendoli tra noi.
Dovendo però dire la “sincera verità” penso che l’assenza dei contatti umani e la scoperta di una socialità alternativa sia in effetti l’esperienza più insolita di questo strano periodo.

Qual è il posto che ti manca di più?

In questo momento la nostalgia più forte è verso i luoghi di tutti giorni: il baretto all’angolo, Piazza del Mercato, la libreria, la casa dei miei genitori, il parco delle altalene vicino al Conservatorio.
Non vedo l’ora di poterli rivivere tutti come se fosse la prima volta, possibilmente in compagnia.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Consiglio la visione della serie Fleabag di e con la meravigliosa Phebe Waller-Bridge e del documentario spassosissimo Dancing with the birds (ho riso per una giornata intera).
Le ultime cose che ho visto sono la serie tedesca Dark, e finalmente The Irishman di Scorsese.
Come serie animata sicuramente Big Mouth.

L’ultimo libro che ho letto è L’inventore di sogni di Ian Mc Ewan.
Consiglio Post pink. Antologia di fumetto femminista, una bella raccolta di sguardi femminili a proposito del corpo della donna.
Un libro da tenere a portata di mano per una lettura ogni tanto direi Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, ne ho riletti alcuni in questo periodo e sono stati una piacevole riscoperta.
Risfogliare in generale i propri libri illustrati penso che comunque non deluda mai.

Come attività per vivere il tempo ho trovato che il cimentarsi in una ricetta mai provata prima accresca l’autostima!

Isabella Bersellini

isabellabersellini.com
@isabellabersellini
facebook.com/isabi8isabi

Illustratrice freelance di base a Parma, laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Fumetto e illustrazione.
Ha lavorato con Twix Italia, Big Mamma Paris, Feltrinelli, Gribaudo, Dalcò Edizioni, Expo Astana 2017, Google Italia, Lipu e tanti altri.
Nata sotto il segno dei Pesci e con l’armadio diviso per colore, le piace il senso dell’umorismo e i pasticcini, non sopporta la frase «la musica mi piace tutta» e sentire i suoni della masticazione.

Dove vivi?

Vivo in Emilia Romagna, più precisamente in provincia di Parma.
La mia r moscia lo dimostra.

Che lavoro fai?

Illustratrice e Grafica Freelance.

Com’è cambiato il tuo lavoro da quando devi svolgerlo da casa?

In realtà è cambiato poco. Ahimè, sono solo cambiate le mie pause dal lavoro.

Con chi sei in casa?

Abito da sola ma in questo caso, per non impazzire, ho rapito il fidanzato.

Cosa fai in questi giorni di reclusione casalinga forzata?

Mangio schifezze e non faccio work-out.
Ogni tanto mi vesto bene e mi trucco.
Ho guardato tutta la serie di Twin Peaks, mi manca solo il prequel.
Gioco a videogiochi inutili (ad esempio uno che ha come scopo quello di ristrutturare le case).
Mi dedico a progetti personali, che avevo accantonato per mancanza di tempo.

Stai usando o hai pensato di usare questo strano periodo come occasione per fare qualcosa che non avevi avuto modo o tempo di fare?

Sto dipingendo quadri e oggetti e mi sono accorta di averne sentito la nostalgia.

Qual è il posto che ti manca di più?

Non mi manca un posto in particolare, mi manca il girovagare, il trovare posti per mera fortuna.
Ora le mie uniche avventure sono sul balcone.

Qualche consiglio per letture, visioni o attività per ammazzare il tempo?

Forse l’unico consiglio è quello di provare a fare qualcosa di nuovo, di mai fatto, mai visto, mai letto, ovvero fare qualcosa di lontanissimo da noi.
Questo vorrebbe dire uscire dalla comfort-zone, stando comodamente in casa, che lusso!
Io dovrei provare a cucinare, è una cosa che odio tantissimo. Proverò a fare una torta.

In copertina: “Southeast Missouri Farms. Daughter of FSA (Farm Security Administration) client, former sharecropper, in corner of shack living room and bedroom”, di Lee Russell, 1938 (fonte: digitalcollections.nypl.org) | elaborazione grafica: Frizzifrizzi.

co-fondatore e direttore
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