Mi scappa la pipì. Che colore uso che colore prendo che colore scelgo che colore serve che colore sta bene che colore mi piace adesso …IL PELAPATATE? Pelapatate? Eccolo. Il tagliere? Dov’è, QUALCUNO HA VISTO IL TAGLIERE? Mamma, voglio mamma. Non è al solito posto? NO. Dietro al piatto di fianco al lavello? TROVATO. Piccola, un secondo, ti appoggio, sulla culletta, shhhh, che stai per dormire, shhh, vado in bagno… Rumore di gatto elettronico, rumore, di trattore elettronico. Spegni! Non spegne. MAMMA! Puoi parlare più piano? Non vedi che tua sorella sta per dormire? No che non dorme, è sveglia. Rosa! Ecco, lo so! Lo coloro di rosa! È finito. Mettine un altro! Puoi fare tu? Amò? Gli metti un altro cartone? Ma sto pelando le patate. Le patate. Sì ma devo andare un attimo, dov’è il computer? No, rosa no. Mamma, dove. Mamma non c’è. Sola. Non metterle le mani in faccia. Vai a lavarti col sapone e canta per due volte tanti auguri a… lo so lo so, tanti auguri a te, tanti auguri a te, lo sai che ce lo hanno insegnato all’asilo prima che chiudesse, dovevamo cantare due volte tanti auguri, E IL COLTELLO GRANDE CHE TAGLIA? Perché ho sposato un uomo con questa voce, sembra una tromba. Un trombone. Hai lavato le mani? In lavastoviglie? NON SI DEVE METTERE IN LAVASTOVIGLIE ERA SCRITTO SULLA CONFEZIONE, ci manca solo che la piccola si ammali. Così piccola. Ho sbagliato, scusami. Le mani? Pulite? Devo andare in bagno, ma non riesco mai ad arrivarci, sono incollata alla mia famiglia, non so più dove finisco io e dove iniziano loro, cerco di spingere e uscire dal groviglio, siamo una palla umana, il mio braccio finisce nelle scarpe di mio figlio, il mio seno è in mano alla piccola, la mia testa è un campo da ping pong dove qualcuno ha rovesciato migliaia di palline. L’ho messo io in lavastoviglie. STAI PIU’ATTENTA L’HA REGALATO MIA MAMMA, VACCA MISERIA SEI SEMPRE SBADATA. Ecco che spingo, ce la faccio, esco, mi scollo. Sento un rumore di risucchio e un attimo dopo sono in bagno. È il mio bagno questo? Pare di sì. Mi affretto sul water, qualcosa è incastrato tra pantaloni e mutande. È una matita colorata. Rosa. Spingo fuori la pipì più veloce che posso. 1, 2, 3, so che sta arrivando. La mia famiglia torna da me con un rumore di slavina di muschio, terra, Lego, briciole di pane, avanzi di pasta, biberon di latte, pannolini usati, gel disinfettanti, salviette umidificate che si arrotolano su se stessi. Sono in bagno! Grido. E il blob si ferma. Che gentile. Mi alzo, mi asciugo, sento il blob respirare a fatica dietro la porta, come una creatura che non riesce a trattenersi, conta i secondi, ascolta i suoni che faccio per capire a che punto sono. Ci prova. Mi lavo le mani. Riesco a dare un’ occhiata allo specchio. E allora la porta si apre. Mammaaaaaa, ho perso il colore rosaaaa, senza rosa non posso disegnare, è un problema enorme! Per un attimo lo specchio mi rimanda la mia faccia, eccomi lì, sei cambiata, sei uguale, ma un attimo dopo rieccomi dentro la slavina, rotoliamo tutti insieme per le stanze, prendiamo su mio marito, la piccola, il piccolo, il medio e non ci fermiamo più. La porta d’ingresso si apre. Non si apre, si spacca. In due. Dietro si sono due pompieri. Ognuno di noi torna al suo posto. Ho un formicolio alle mani. Ma sto bene, sono io. Sono solo io. «Abbiamo suonato il campanello. Non rispondeva nessuno. Dovete uscire subito. Seguiteci».