Oppa! Nella tesi di Ilaria Soranzio un’app per persone anziane e disabili

Ho la fortuna di avere genitori relativamente giovani e piuttosto alfabetizzati a livello digitale/informatico. Quindi finora non hanno mai avuto situazioni del tipo Vecchi in sbatta coi social e, soprattutto, non hanno mai dovuto dipendere da me per cose come aprire un account mail, attivare lo SPID, far funzionare l’app della banca, rientrare su un profilo Facebook del quale si è dimenticata la password, e tutte le altre mille conseguenze (spesso fonte di cinici meme ageisti) del cosiddetto “primitivismo digitale”, fenomeno che in Italia coinvolge ancora un’importante fetta di persone anziane.

Nonostante i grandi e costanti progressi delle tecnologie, e l’accelerazione che la pandemia ha impresso nell’adozione degli strumenti digitali, le questioni dell’inclusività e dell’accessibilità sono ancora centrali — e problematiche — all’interno del panorama dei servizi online. Solo nel nostro paese si contano nell’ordine dei milioni coloro che rimangono esclusi parzialmente o totalmente da attività che possono (o devono) essere svolte attraverso un computer o uno smartphone. Il “digital divide” dovuto all’età o alla disabilità è dunque un territorio di primaria importanza sul quale chi progetta può (e deve) lavorare. È un “problema di design” — per citare Munari, che nel suo libro Da cosa nasce cosa aveva identificato tutti quei settori nei quali potenzialmente poter intervenire —, e come tale va risolto dalle designer e dai designer, soprattutto coloro che si occupano di User Experience e User Interface Design (meglio conosciuti come UX e UI). Che lavorano, cioè, sulle interfacce.

(courtesy: Ilaria Soranzio)
(courtesy: Ilaria Soranzio)
(courtesy: Ilaria Soranzio)

Oggi c’è molta attenzione su questi temi, specialmente nelle università, dalle quali escono affascinanti progetti, come Design of Inclusion, della giovane designer Ilaria Soranzio, recentemente uscita dal Corso di Laurea Triennale in Design Grafico all’Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi che tratta di UX e UI nel campo dell’inclusione e delle disabilità, accompagnata da un progetto pratico che ha chiamato Oppa! e che consiste in un’applicazione che si appoggia sulle funzioni già esistenti di uno smarphone, semplificandone l’uso e la gestione, sia per persone anziane sia per chi soffre di disabilità visive o cognitive.

Oppa! è per ora un prototipo (ma funzionante!), e ho chiesto a Soranzio — che attualmente lavora come visual designer presso il Future Food Institute di Bologna, fa parte di 42DPI, uno studio grafico fondato con alcune sue compagne e compagni di corso, e sta completando il tirocinio post diploma in Accademia — di spiegare di che si tratta.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Mi ha sempre interessato la progettazione dell’esperienza in ambito digitale, soprattutto perché trovo estremamente stimolante fondere i processi psicologici con la realtà che ci circonda in tutti i suoi limiti e sfaccettature, comprendendo persone, luoghi e situazioni. Mi sono chiesta, però, come procedere quando questi fattori incontrano il mondo delle disabilità: quanto diversamente occorre progettare per una realtà che sembra così distante dalla nostra?

Il motivo che mi ha spinto a scegliere questo argomento per la tesi non è stato un qualche amico o parente disabile, ma lo spirito di servizio per gli altri che la mia famiglia e ambienti come lo scoutismo mi hanno insegnato.
Sono anche stata spinta un po’ dalla rabbia che provo sapendo che la disabilità è la categoria più invisibile nella società. Nessuno pensa mai alle persone con disabilità, spesso viste da tutti attraverso gli occhi dell’indifferenza, le prime a essere colpite di fronte a una mancanza di servizi. Ho voluto dimostrare che le disabilità sono molto di più di quello che si crede, un vero motore di inclusione per la società. Il vero problema sul quale operare infatti, non si trova nei limiti dei servizi ma da come scegliamo di intendere la disabilità.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Sorprenderebbe pensare che un francese in Giappone possa essere molto più limitato di un cieco alle prese con uno smartphone? La vera disabilità è qualcosa che non prescinde solo dai limiti fisici ma che dipende dal contesto.
Ogni situazione o avvenimento può essere causa di un handicap per chiunque. Un buon designer non dovrebbe operare sui limiti ma sulle diversità per garantire l’inclusione, parola chiave alla base della progettazione moderna, educando a non vedere una realtà “normale e giusta” ma un’unica realtà ricca di sfumature dove ogni individuo è alla pari e la diversità è l’essenza della normalità.

È nell’ambito digitale, essendo fonte di infinite risorse e sempre in via di sviluppo, che si può trovare la possibilità di includere chiunque in un’attività, appianando le disparità sociali grazie ad un medium di comunicazione tra l’uomo e il dispositivo, un elemento in grado di mutare e adattarsi alle esigenze del proprio fruitore: l’interfaccia.

(courtesy: Ilaria Soranzio)
(courtesy: Ilaria Soranzio)

Oppa!

Oppa! è un prototipo di applicazione finalizzata a semplificare l’uso dello smartphone, sia per gli anziani che per chiunque abbia difficoltà nel suo utilizzo, comprese persone con alcune forme di disabilità visive o nelle pratiche di manipolazione (ad esempio reumatismi, artriti, postumi di fratture…).
Oppa! (come Oplà! o anche Oppalà!) è un’espressione usata solitamente dagli anziani che accompagna la riuscita di un’azione semplice, rappresentando efficacemente l’obiettivo del progetto: la semplificazione.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Oppa! crea delle shortcut e dei collegamenti sotto forma di widget che sostituiscono le icone sulla home, con la possibilità di personalizzare e adattare lo smartphone alle proprie esigenze. Di fatto queste scorciatoie sono già presenti in ogni dispositivo ma la differenza è che Oppa! le gestisce tutte da un’unica applicazione, permettendo un’ampia possibilità di personalizzazione della schermata home per rendere l’esperienza molto più accessibile.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Struttura

Il progetto Oppa! si compone in due parti: la parte dedicata all’utente finale, ossia come si presenta la schermata home dello smartphone e tutte le sue funzioni, e l’app di configurazione. Quest’ultima presenta dei pannelli di controllo pensati per essere settati da un utente già abituato all’uso dello smartphone perché, nel caso di utenti poco avvezzi all’uso dei dispositivi, è sempre una persona più competente nell’ambito digitale a gestire le impostazioni o a prendere iniziativa nel configurare certe funzioni, proprio perché sconosciute dagli utenti finali.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Oppa! si struttura quindi sulla base di un sistema che si svolge in due passaggi per arrivare all’utente finale. Infatti, UX e UI della schermata home si presentano molto semplificate rispetto all’applicazione di configurazione che, essendo progettata per un target più competente, presenta molte più funzioni.

(courtesy: Ilaria Soranzio)

Funzioni aggiuntive

Oltre alla gestione delle shortcut (chiamate “blocchi”) in termini di obiettivi o task, Oppa! ospita due funzioni progettate appositamente per semplificare l’uso dello smartphone: il pulsante fluttuante Helper, che permette in ogni momento di regolare alcune impostazioni per migliorare l’accessibilità, e il sistema di notifiche Soft Ring che aiuta a ricordare di completare una task, come prendere le medicine o dare da mangiare al gatto.

Migliorare l’accessibilità di un dispositivo rende più indipendenti gli utenti che lo utilizzano.


Crediti
Laureata: Ilaria Soranzio
Relatrice: Prof. Lorella Marina Gasparini
Relatore del progetto grafico: Danilo Danisi
Dipartimento di Progettazione ed Arti Applicate Corso di Laurea Triennale in Design Grafico Accademia di Belle Arti di Bologna, Anno Accademico 2021/2022

(courtesy: Ilaria Soranzio)
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(courtesy: Ilaria Soranzio)
(courtesy: Ilaria Soranzio)
(courtesy: Ilaria Soranzio)
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