DIS-GRAZIATI: la tesi di laurea di Fabio Sabatino è una fenomenologia degli stili nel design grafico contemporaneo

Chi ha visitato il British Museum di Londra potrebbe aver posato gli occhi sul frammento del muro di un tempio risalente a circa il 330 a.C. Si trova al piano terra, nella sala 22, quella dedicata al mondo di Alessandro Magno, e proviene da Priene, antica città fondata dai greci nell’odierna Turchia. Qui sorgeva un tempio dedicato alla dea Atena, progettato da Pitide, il medesimo architetto di una delle sette meraviglie del mondo antico, il Mausoleo di Alicarnasso.
Il tempio — di cui oggi rimangono le colonne e poco altro — venne costruito grazie all’offerta del grande condottiero macedone, e a ricordarlo è l’iscrizione sulla pietra dedicatoria esposta nel museo londinese, che recita appunto «Re Alessandro dedicò il tempio ad Atena Poliàs».
Secondo lo storico della tipografia britannico Stanley Morison, su tale pietra ci sarebbe il primo esempio di grazie, cioè i tratti terminali allungati delle lettere, “disegnati” dai colpi degli scalpellini che incidevano le iscrizioni (ingrandendo l’immagine si possono vedere chiaramente).
Nel suo fondamentale libro Il filo d’oro, il calligrafo Ewan Clayton spiega che anche in un’iscrizione precedente — nel basamento di una statua dello scultore antico greco Prassitele, risalente al 360-350 a.C. — sembrano in effetti esserci delle grazie. Tuttavia poco importa l’origine esatta; quel che conta è che dall’epoca antica le grazie, chiamate così perché rappresenterebbero delle finezze (altro termine per definirle, sebbene meno usato), sono arrivate fino a noi attraversando quasi l’intera storia della scrittura a mano e della tipografia, e oggi ritroviamo i caratteri aggraziati (“serif”, in inglese) nei libri e sulle insegne dei negozi, nei logotipi dei marchi che acquistiamo e tra i font dei nostri dispositivi elettronici.

E quelli senza grazie? I sans serif? Quelli — nati molto più tardi — sarebbero i cosiddetti caratteri bastoni (in realtà la tassonomia è più complessa di così) ma il professor Danilo Danisi, designer e docente di progettazione grafica, computer graphic e applicazioni digitali per l’arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna, li chiama ironicamente dis-graziati.
Uno dei suoi studenti, Fabio Sabatino, è partito proprio da lì, da quella sardonica etichetta, per sviluppare un’intelligente e altrettanto beffarda tesi di laurea che va a trattare dell’origine degli stili del design grafico contemporaneo, della loro influenza sulle nuove generazioni di graphic designer e sulla loro evoluzione, sviluppatasi più o meno parallelamente alle innovazioni tecnologiche a disposizione di chi fa comunicazione visiva.

(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)

Il progetto «si rivela una ricca indagine, a volte filosofica, a volte sociologica, a volte anche estremamente ironica, sulle possibili transizioni di stili in epoca contemporanea, includendo anche azzardate ipotesi sui nuovi paradigmi dell’intelligenza artificiale» chiosa Danisi, che è stato anche relatore della tesi di questo giovane “nerd abruzzese del ‘95 cresciuto con la cultura post-punk provinciale e avido lettore”, come si autodefinisce Sabatino.

Avvicinatosi alla grafica già da giovanissimo, quando a 15 anni, mentre lavorava come chitarrista turnista, gli venne chiesto di creare le copertine per gli album di alcuni band della scena indie, Sabatino (in arte Amne: qui spiega cosa significa… e un sacco di altre cose) si è laureato in design grafico a fine 2022 e fa parte di 42DPI, collettivo/studio grafico fondato con alcune sue compagne e compagni di corso.

Intrigato dal progetto — e dal video di animazione che lo accompagna (Sabatino rivela che il suo sogno è realizzare un lungometraggio animato), dove immagina l’evoluzione di un carattere serif — gli ho chiesto di raccontarlo con un breve testo.

(courtesy: Fabio Sabatino)

I disgraziati a cui fa riferimento la tesi sono tanto i caratteri tipografici sans-serif, quanto i modernisti quando imposero stilemi come valori assoluti della materia.
Con l’assestarsi del nuovo paradigma della comunicazione visiva, i giovani designer si ritrovano con valori e principi totalmente differenti dalle precedenti generazioni: il motivo dietro determinate scelte progettuali ha ora molto meno peso del come realizzarle. La tesi analizza quindi queste mutazioni, fornendo strumenti e possibili percorsi per identificare lo spazio dello stile nella cultura contemporanea.

(courtesy: Fabio Sabatino)

Per molti anni i designer grafici tradizionalisti si sono tenuti distanti da internet, e spesso persino dai mezzi digitali in generale, lasciando lo spazio necessario ai programmatori per reinventarsi web designer; con pochi esperti e molti apprendisti, la strada per il successo dei tutorial è spianata: ora si possono apprendere autonomamente procedure tecniche avanzate per realizzare qualsiasi qualcosa, senza però ricevere alcuna base teorica sull’argomento.
La comunicazione visiva diventa capillare grazie agli smartphone, e i grandi nomi iniziano lentamente a ricongiungersi con una cultura non più così tanto underground.

(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)

Ibridazione è la parola chiave per interpretare l’alternarsi frenetico di trend, in cui minimalismo e massimalismo sembrano alternarsi continuamente, sempre più aperti ad includere altre discipline, come l’animazione o la programmazione, nel novero delle abilità necessarie per non affogare nel flusso incessante degli stili. Dei manieristi fuori tempo massimo trovano posto nelle infinite nicchie culturali possibili grazie ai forum e i social network, per poi vedersi sostituire facilmente da delle intelligenze artificiali ampiamente fraintese. D’altro canto dire che “ci rubano il lavoro” potrebbe essere semplicemente un pretesto infantile per cercare di rimanere ancorati al passato, piuttosto che un pensiero accelerazionista. E in tutto questo c’è il desiderio dei giovani designer di trovare il sentiero per una comunicazione visiva più diretta e con meno fronzoli ad essere definito brutale.

(courtesy: Fabio Sabatino)

Dal confronto con gli altri giovani designer è nata l’esigenza personale di indagare la cultura contemporanea, alla ricerca di un significato più calzante di “stile” che possa tenere conto non solo dell’innovazione tecnologica, ma anche della profonda influenza che diversi cambiamenti radicali hanno avuto sui rapporti sociali, sull’immaginario comune e sull’approccio al design stesso.

(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)

Durante una conferenza con Armando Milani, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, mi colpirono le sue parole su come riuscire a sviluppare uno stile predominante: egli ammise che il proprio nacque solo in seguito all’incontro con i grandi designer a lui contemporanei, proponendo come esempio Paul Rand. Percependo tale risposta come riduttiva, poco calzante con le infinite possibilità d’ibridazione dell’epoca digitale, e notando l’insoddisfazione del mio collega studente che pose la domanda, decisi d’intraprendere la difficile ricerca delle origini e dei meccanismi dietro le correnti stilistiche contemporanee. D’altro canto era passato un anno e mezzo dall’inizio della diffusione del Covid-19 e tutti i ragazzi che conoscevo, incluso me, avevano vissuto delle crisi d’identità per la mancanza degli abituali metodi di socializzazione; la difficoltà dei miei coetanei di identificare uno stile come proprio, e l’insoddisfazione nel pensare di dover essere costretti in quello stile per poter essere definiti “di successo”, erano diventati argomenti all’ordine del giorno. E così nacque DIS-GRAZIATI, termine che usava Danilo Danisi, mio docente di Progettazione Grafica e successivamente relatore della tesi, per indicare scherzosamente i caratteri tipografici senza grazie.

Effettivamente dietro questa parola si nascondeva il fattore comune a tutti i flussi di pensiero che avevo sull’argomento: l’eclissi dei font serif online, l’imposizione modernista di stilemi come canoni assoluti, o la corrente brutalista che, quasi per definizione, di grazia ne ha davvero poca.

(courtesy: Fabio Sabatino)

L’ostacolo più grande che ho incontrato nell’indagine è stata la scarsa quantità di saggi, o di materiale in generale, sviluppato negli anni sull’argomento; la maggior parte delle fonti disponibili si limita ad elencare gli stili grafici in trend, con brevi accenni ai loro stilemi, senza alcuna reale analisi critica sui meccanismi con cui alcuni stili sembrano riproporsi nell’era contemporanea, o senza approfondire più di tanto l’influenza che le tecnologie coeve hanno sui luoghi di condivisione e d’ibridazione, o sulla cultura in generale.
Ho deciso allora di mostrare un punto di vista atipico sull’argomento, a cavallo tra l’ortodosso e lo sperimentale, tra la serietà e l’ironia, ripartendo dalle solide basi poste da Renato Barilli nella sua fenomenologia degli stili, per poi applicare le riflessioni e le deduzioni derivate anche ai settori attigui al design grafico.

(courtesy: Fabio Sabatino)

Addentrandomi nell’argomento mi sono accorto di come sia impossibile trattare le innovazioni tecnologiche nel settore senza considerare il modo in cui variano di conseguenza le forme di comunicazione e l’approccio dei giovani ai mezzi tecnologici. E dato che un’ampia sezione della tesi verte sull’ibridazione e sull’influenza culturale dell’animazione, un corto animato è stata la mia scelta per traslare in forma — se possibile — ancor più ironica parte del contenuto della ricerca, raccontando il viaggio accidentato di una “grazia” abbandonata nel mondo degli stili grafici contemporanei.


Crediti
Laureato: Fabio Sabatino
Relatore: prof. Danilo Danisi.
Correlatore: prof. Cristiano Ghisellini
Dipartimento di Progettazione ed Arti Applicate Corso di Laurea Triennale in Design Grafico Accademia di Belle Arti di Bologna, Anno Accademico 2021/2022

(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
(courtesy: Fabio Sabatino)
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.