Quante case, palazzi, scuole, chiese, mausolei, rifugi, regge, capannoni, officine, ipermercati, palestre, campus, prigioni, più in generale edifici, vengono costruiti ogni giorno nel mondo? Dietro a ciascuno di essi c’è un progetto, che talvolta viene realizzato e talaltra rimane solo su carta, poco più concreto di un sogno. In entrambi i casi, c’è alla base un disegno, che può essere più o meno dettagliato e complesso ma che è sempre la traduzione di un’idea. O, ancora meglio, l’idea è il processo stesso del disegnare.
Come ha detto una volta Chris Ware, uno dei più grandi fumettisti contemporanei, che nelle sue opere usa l’architettura come congegno narrativo: «scrivere e disegnare corrispondono a pensare. A scuola ci insegnano che sono abilità pratiche, ma è sbagliato. Disegnare è un modo di pensare. È un modo di vedere».
Il grande architetto americano John Hejduk aggiunge un livello in più: «l’arte, sia essa pittura, letteratura o architettura, è ciò che rimane — il guscio — di un pensiero. Il pensiero, effettivamente, non ha sostanza. Non possiamo realmente vedere il pensiero, possiamo vedere solo i suoi resti».
Costruiti o meno, dunque, i disegni architettonici sono le tracce dei pensieri e delle visioni sul mondo che gli architetti si sono lasciati dietro. Se li immaginiamo davvero come gusci, un libro come Drawing Architecture equivale quasi a una passeggiata sulla spiaggia: circondati da conchiglie che un tempo, non si sa quanto lontano, hanno ospitato una forma di vita, raccogliamo le più interessanti, le organizziamo per somiglianze o differenze, per forme, colori, screziature, senza preoccuparci troppo se è stata portata dal mare il giorno prima o se l’altra arriva da migliaia di chilometri di distanza e migliaia di anni nel tempo.
La curatrice del libro, l’architetta e docente Helen Thomas, ha fatto un lavoro del genere: la sua spiaggia essendo l’intera storia dei disegni architettonici — il più antico finora ritrovato sembra essere quello inciso su un’antica statua sumera del 2120 a.C. oggi conservata al Louvre e ribattezzata l’Architecte au plan —, Thomas ha accostato i gusci i disegni senza farsi troppi patemi riguardo alla cronologia, ma con l’intenzione di valorizzare le connessioni, al di là del tempo e dello spazio, che è poi il modus operandi del pensiero creativo.
Ciò che ne risulta è un libro molto affascinante, che copre oltre 4000 anni di storia in 320 pagine e 285 illustrazioni.