Philip Wilkinson, “Atlante delle architetture fantastiche”, Electa, settembre 2018

L’atlante delle architetture fantastiche

Volere è potere, dicono. Ma quando il volere si scontra con i limiti tecnici e fisici ed economici, quando i materiali non sono quelli giusti, allora il potere perde di peso, si stacca da terra, gli spuntano le ali ed entra nel regno della fantasia.
Perché è anche da questo che dipende l’architettura: dalla politica, dall’economia, dalla tecnologia, dagli spazi, non solo dalla volontà e dalla bravura del progettista.

Philip Wilkinson, “Atlante delle architetture fantastiche”, Electa, settembre 2018
(courtesy: Electa)

Se esistesse un archivio fisico degli edifici e delle strutture che non hanno mai visto la luce, una sorta di “cimitero dell’architettura mai nata”, sarebbe infatti pieno di tavole con sopra firme di mostri sacri come Le Corbusier, Gaudí, Mies van der Rohe, Lloyd Wright, Isozaki, che sono anche alcuni dei maestri protagonisti dell’Atlante delle architetture fantastiche, pubblicato da Electa e curato da Philip Wilkinson, saggista, critico e già autore di diversi libri sull’architettura.

Sottotitolata Utopie urbanistiche, edifici leggendari e città ideali: cosa sognavano di costruire i massimi architetti al mondo, l’opera (che si acquista anche su Amazon) raccoglie appunto i “sogni” che hanno fatto la storia dell’architettura pur senza mai trasformarsi in realtà.
In oltre 250 pagine Wilkinson racconta progetti che coprono più di un millennio, dalla pianta di un’abbazia benedettina e degli edifici circostanti alle recentissime Asian Cairns dell’architetto belga Vincent Callebaut, delle enormi torri in vetro che assomigliano a sassi accatastati secondo l’arte del mettere in equilibrio le pietre.

Mostrati attraverso molte immagini, i progetti, pur non realizzati, possono dirci molto sulle tendenze architettoniche, sullo spirito del tempo in cui sono stati concepiti, sulle ambizioni dei designer e sulla loro visione del mondo, oltre a fornire una base di partenza, seppur evanescente, per l’immaginario futuro delle nostre città.

Pianta della chiesa di San Gallo, Svizzera, 820 ca
(akg-images | courtesy: Electa)
“La città ideale”, Urbino, attribuito a Francesco di Giorgio Martini, 1480 ca.
(De Agostini / L. Romano / Getty Images | courtesy: Electa)
“Il Cenotafio di Newton”, Etienne-Louis Boullée, 1784
(Bibliothéque Nationale de France | courtesy: Electa)
“Hotel Attraction, New York”, Antoni Gaudì, 1908
(courtesy: Electa)
“La città nuova”, Antonio Sant’Elia, 1914
(akg-images / De Agostini Picture Library | courtesy: Electa)
“La città nuova”, Antonio Sant’Elia, 1914
(akg-images / De Agostini Picture Library / U. Marzani | courtesy: Electa)
Grattacielo sulla Friedrichstrasse, Berlino, Ludwig Mies van der Rohe, 1922
(© Ludwig Mies van der Rohe / DACS 2017 | courtesy: Electa)
“Der Wolkenbugel, Mosca”, El Lissitzky, 1923-1925
(Fine Art Images / Heritage Images / Getty Images | courtesy: Electa)
“Ville Radieuse” (pianta), Le Corbusier, 1930
(Disegno BI / ADAGP, Paris / Scala, Firenze | courtesy: Electa)
“Clusters in the air”, Arata Isozaki, 1962
(Deutsches Architekturmuseum, Frankfurt am Main / Fotografia Uwe Dettmar, Frankfurt am Main / © Arata Isozaki | courtesy: Electa)
“The Peak”, Hong Kong, Dame Zaha Hadid, 1982-1983
(Digital Image © 2017 / The Museum of Modern Art, New York / Scala, Firenze / © Zaha Hadid Foundation | courtesy: Electa)
“Asian Cairns”, Shenzhen, Vincent Callebaut, 2013
(courtesy: Electa)
Grattacielo Illinois, Chicago, Frank Lloyd Wright, 1959
(The Frank Lloyd Wright Fdn, AZ / Art Resource, NY / Scala, Firenze © ARS, NY e DACS, London 2017 | courtesy: Electa)
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