60 anni di evoluzioni del mondo domestico in una mostra organizzata a Torino per la 60ª edizione di Expocasa

«La vita casalinga ha subito, negli ultimi due decenni, una trasformazione radicale. Una volta il vanto delle famiglie era esibire nelle cucine pareti cariche di pentole di rame lucido e splendente. Le padrone di casa dedicavano le loro giornate alla pulizia della casa, ai cibi, al guardaroba. Ora parecchie cose sono cambiate: le persone di servizio sono sempre più rare, quelle a ore, quanod [sic] si trovano, costano care, e, per giunta, anche le padrone devono assentarsi per andare a lavorare, in ufficio, in fabbrica, nei negozi. Le apparecchiature domestiche hanno quindi assunto un ruolo di primo piano: agli strumenti elettrici o a gas si chiede che sbrighino in breve tempo il lavoro che una volta davano una o più donne nel corso di una giornata».

Il biglietto di ingresso per la seconda edizione del Salone Internazionale delle Arti Domestiche, nel 1965
(courtesy: Expocasa)

Era il 17 marzo del 1964 e così riportava, sulle pagine di cronaca cittadina del quotidiano La Stampa di Torino, un articolo che annunciava l’inaugurazione, l’indomani, della prima edizione del Salone Internazionale delle Arti Domestiche, grande appuntamento che Stampa Sera, qualche mese prima, in occasione della presentazione pubblica del progetto, aveva definito una «Rassegna dedicata al “progresso nella casa” dalle pentole ai quadri e alla massaia-robot».
Alla presenza di Luigi Preti, l’allora ministro per la riforma della pubblica amministrazione del primo governo Moro, il 18 marzo, durante una fredda giornata pre-primaverile di un Italia in pieno boom economico, si aprì dunque la fiera, risposta torinese al Salone del Mobile, nato appena tre anni prima.
Nei 30.000 mq di spazi espositivi allestiti presso il Palazzo delle Esposizioni del Valentino — già Palazzo della Moda, progettato nel ’38 da Ettore Sottsass senior — presentarono i loro prodotti ben 500 espositori, provenienti da 15 paesi: «Avremo i più svariati prodotti che possono rendere più confortevole la casa, dalle tovaglie finemente ricamate della Cina, alle poltrone comodissime disegnate da un architetto di grido norvegese, dalle ambientazioni antiche all’ultimo ritrovato elettrodomestico» riportava il medesimo articolo, prima di magnificare l’atrio, che avrebbe accolto visitatrici e visitatori con un giardino roccioso pieno di piante tropicali, e di sottolineare la presenza di una mostra collettiva di antiquariato, pensata per «dimostrare “come si viveva in casa nei secoli passati”».

Giorgio De Ferrari, copriletto “Dormire”, tessuto in cotone serigrafato, prod. Colli, Torino, 1971
(foto archivio Colli, Deposito culturale | courtesy: Expocasa)
Ettore Sottsass specchio luminoso in fibra di vetro “Ultrafragola”, prod. Poltronova, 1970
(courtesy: Expocasa)
Giuseppe Raimondi e studio ABACO, specchio “Trappola dei Cieli”, prod. Cristal Art, edizione Fiarm, 1974
(foto Enzo Isaia | courtesy: Expocasa)

Molti decenni sono trascorsi da quella prima edizione, ma la fiera, che dal 1975 si chiama Expocasa e da diversi anni si tiene presso Oval Torino, ha continuato a registrare le numerose mutazioni del panorama domestico italiano, cartina al tornasole delle trasformazioni nella società, nelle tecnologie, nel gusto e nell’immaginario collettivo.

Il 30 settembre si aprirà la 60ª edizione, un anniversario “tondo” che si porterà dietro diverse novità, tra cui una mostra che, con uno spirito simile a quella del 1964, metterà in evidenza le evoluzioni degli ultimi sei decenni di design di interni, e lo farà attraverso mobili e oggetti-simbolo dei vari periodi.
Intitolata 60x60x60 | 60 anni di oggetti dell’abitare e di Expocasa, l’esposizione — curata da Arianna Panarella e Ubaldo Spina de Il Giornale dell’architettura — presenterà una decina di pezzi in rappresentanza di ogni decennio (1963 – 1973, 1973 – 1983, ecc.), focalizzandosi in particolare sul design torinese «per ricordare» spiega il comunicato «che la città, da Mollino in poi, ha avuto un ruolo di primo piano sia nella progettazione che nella produzione degli oggetti del nostro panorama domestico. Accanto a opere dei fratelli Castiglioni, Zanuso, Magistretti ecco la famosa poltrona Sacco dei torinesi Gatti, Paolini, Teodoro, un raro copriletto Dormire di De Ferrari (esposto al Victoria & Albert di Londra), lo specchio Trappola dei cieli e la sedia Delfina di Giuseppe Raimondi, il primo Compasso d’oro torinese non legato all’industria dell’auto. Tra i più giovani autori torinesi Massimiliano Zoggia con la sua lampada Anellum del 2005 e, premiati per la seconda volta al Compasso d’oro nel 2022, i fratelli Adriano con il sistema Ordine prodotto da Fabita».

La mostra sarà visitabile fino all’8 ottobre all’interno di Expocasa.
Nelle immagini, una piccola “preview” con alcuni degli esemplari in mostra.

Vico Magistretti, tavolo in legno e cristallo “Vidun”, prod. De Padova, 1986
(courtesy: Expocasa)
Gianfranco Cavaglià, “scaletta per atelier Versace”
(foto Pino Dell’Aquila | courtesy: Expocasa)
Giuseppe Raimondi, sedia “Delfina”, prod. Bontempi, Compasso d’oro 1987
(foto archivio Deposito Culturale | courtesy: Expocasa)
Ron Arad, libreria in tecnopolimero “Bookworm”, prod. Kartell 1994
(courtesy: Expocasa)
Denis Santachiara, pouf letto “Pisolo”, prod. Campeggi, 1997
(courtesy: Expocasa)
Ferruccio Laviani, lampada in policarbonato “Bourgie”, prod. Kartell, 2004
(courtesy: Expocasa)
Massimiliano Zoggia, lampada “Anellum”, prod. Muvis, 2005
(courtesy: Expocasa)
Gianni Arnaudo, Sistema Porta-Boiserie “Boulevard”, prod. Bertolotto, 2013
(courtesy: Expocasa)
Davide e Gabriele Adriano, “Ordine”, piastra a induzione, prod. Fabita, Premio compasso d’oro 2022
(courtesy: Expocasa)
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