Eveningside: in anteprima mondiale alle Gallerie d’Italia di Torino l’ultima serie fotografica di Gregory Crewdson

«Quello che mi interessa è quel momento di trascendenza in cui si viene trasportati in un altro luogo, in un mondo perfetto e immobile».

Ci sono fotografie che nascono dalla perfetta e irripetibile concomitanza di eventi: lo sguardo di chi fotografa, pronto a catturare il cosiddetto “istante decisivo”, reso celebre da Cartier-Bresson; un apparecchio fotografico a disposizione (altrimenti avremmo solo il fantasma di una foto mai scattata); e ovviamente la scena, incorniciata e congelata al momento giusto e dalla prospettiva più efficace, sfruttando al meglio ciò che la scena stessa offre, dalla luce alla composizione.
Al punto diametralmente opposto dell’ideale spettro della genesi di un’immagine ci sono invece quelle foto frutto di un lungo lavoro di costruzione: non solo pose, luci e riflettori ma, come in un film, un intero set, con tecnici specializzati e nulla ma proprio nulla lasciato al caso, con l’artista a incarnare il ruolo del regista-demiurgo, interessato né a documentare né a registrare la realtà, quanto piuttosto a piegarla per crearne una nuova, fedele alla sua immaginazione. Questo tipo di fotografia viene definito staged photography, e lo statunitense Gregory Crewdson ne è uno dei suoi massimi esponenti.

Classe 1962, nato e cresciuto a Brooklyn, Crewdson si è avvicinato alla fotografia dopo una brevissima carriera nella musica durante gli anni dell’adolescenza (suonava in un gruppo, The Speedies, piuttosto popolare nella Grande Mela di fine anni ’70).
Formatosi prima con la fotografa e filmmaker Laurie Simmons — anche lei assai distante dalla poetica dell’istante decisivo — e poi con Jan Groover, tra le più grandi fotografe di nature morte, Crewdson si è fatto conoscere a livello internazionale soprattutto a partire dalla sua serie Twilight, riscuotendo popolarità non solo per le immagini che produceva ma anche per come le realizzava, costruendo appunto interi set e assoldando vere e proprie troupe, rendendo necessari budget importanti anche solo per un singolo scatto.

Eveningside
(2021-2022)

Gregory Crewdson, “Madeline’s Beauty Salon”, 2021-2022, stampa digitale ai pigmenti, 87,6 × 116,8 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, “Morningside Home for Women”, 2021-2022, stampa digitale ai pigmenti, 87,6 × 116,8 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, “The Family Doctor”, 2021-2022, stampa digitale ai pigmenti, 87,6 × 116,8 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)

Dichiaratamente ispirato dalle opere di registi come Lynch (Velluto blu), Hitchcock (La donna che visse due volte) e Spielberg (Incontri ravvicinati del terzo tipo) e dalle atmosfere notturne dei quadri di Edward Hopper, da dieci anni l’artista sta lavorando a una trilogia, iniziata con la serie Cathedral of the Pines (2012-2014), proseguita con An Eclipse of Moths (2018-2019) e ora conclusa con Eveningside (2021-2022), che verrà presentata in anteprima mondiale a Torino, presso le Gallerie d’Italia, con una mostra curata da Jean-Charles Vergne che — dal 12 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 — raccoglie le foto di tutte e tre le serie.

«In contrasto con le foreste solitarie e remote di Cathedral of the Pines e dei cupi paesaggi post-industriali di An Eclipse of Moths, con la serie inedita Eveningside il fotografo esplora figure umane isolate entro i confini della loro vita quotidiana, dove l’atmosfera richiama il cinema noir classico e la tradizione del bianco e nero in fotografia, rendendo il lavoro ancora più affascinante» spiega il comunicato della mostra, che presenta anche il catalogo, pubblicato da Skira in collaborazione con Edizioni Gallerie d’Italia, e un’ulteriore serie in esposizione, Fireflies, prodotta negli anni ’90 e assai differente dal resto dell’opera dell’artista, essendo stata realizzata “al momento”, senza costruzione alcuna, immortalando le lucciole che ogni sera passavano nei pressi della baita di famiglia sui monti Berkshire, nel Massachusetts.

Ad arricchire ancora di più la mostra sarà un video, Making Eveningside, che rivela il dietro le quinte, sulle note delle musiche originali di James Murphy degli LCD Soundsystem e del compositore e polistrumentista Stuart Bogie.
Alcuni “squarci” sull’enorme processo che si nasconde dietro ogni scatto, tuttavia, si possono vedere anche qui.

An Eclipse of Moths
(2018-2019)

Gregory Crewdson, “Redemption Center”, 2018-2019, stampa digitale ai pigmenti, 127 × 225,8 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, “Starkfield Lane”, 2018-2019, stampa digitale ai pigmenti, 127 × 225,8 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)

Cathedral of the Pines
(2012-2014)

Gregory Crewdson, “Woman at Sink”, 2014, stampa digitale ai pigmenti, 95,2 × 127 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, “The Haircut”, 2014, stampa digitale ai pigmenti, 95,2 × 127 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)

Fireflies
(1996)

Gregory Crewdson, Untitled [46-69], 1996, stampa alla gelatina ai sali d’argento, 16,1×33 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, Untitled [12-35], 1996, stampa alla gelatina ai sali d’argento, 16,1 x 24,4 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
Gregory Crewdson, Untitled [14-35], 1996, stampa alla gelatina ai sali d’argento, 16,1×24,4 cm
(copyright: Gregory Crewdson | courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
L’allestimento della mostra
(courtesy: Gallerie d’Italia)
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