Si apre oggi (e va avanti fino al 26 maggio) il nuovo evento, erede — con un format aggiornato e ampliato — del Milano Graphic Festival
Unica città italiana a fare della continua trasformazione (nel bene come nel male) un carattere fondante della propria identità, Milano demolisce e ricostruisce sé stessa anno dopo anno, lasciando tuttavia abbondanti tracce della propria storia culturale e sociale: impronte che, per chi sa dove guardare, sono lì che raccontano, rievocano, allacciano link tra ciò che è stato e ciò che è, in uno stratificarsi continuo di nuovi segni. Chi riesce a scovarli, studiarli, interpretarli, soprattutto nel momento stesso in cui essi emergono nel tessuto materiale e immateriale della contemporaneità, ha la chiave, se non per immaginare il futuro, perlomeno per comprendere su quali basi questo verrà costruito. E se c’è una persona, nel mondo della grafica e della comunicazione visiva, che tali segni è in grado non solo di identificarli ma anche di mostrarli e diffonderli urbi et orbi, quello è Francesco Dondina.
Designer, art director, curatore e docente, Dondina a Milano è nato e cresciuto, diventando, attraverso la sua attività di progettista e di intellettuale, un sensibilissimo sismografo capace di captare ogni sommovimento del fluido e mutevole panorama in cui si muove: le estetiche, i metodi, le connessioni transdisciplinari, l’etica progettuale, le sperimentazioni, gli immaginari, i rimandi al passato, la “globalizzazione” del gusto.
Nel 2016, con una mostra intitolata, appunto, SIGNS, il designer inaugurava (ma forse è meglio dire “ufficializzava”) un percorso di esplorazione del graphic design italiano contemporaneo, percorso poi proseguito nel 2022 con la nascita — nella capitale italiana della grafica — del Milano Graphic Festival, che riuscì ad attirare un pubblico di oltre 20.000 visitatrici e visitatori attraverso un ricco programma di mostre, incontri e laboratori.
Le immagini del Milano Graphic Festival del 2022
Quel festival, in piena sintonia con lo spirito mutevole della città che lo ospita, è stato nel frattempo interamente ripensato, assumendo una cadenza biennale e un respiro internazionale, e germogliando in un nuovo progetto, BIG Biennale Internazionale Grafica, che inaugura oggi stesso la sua prima edizione, curata, ovviamente da Dondina, e organizzata insieme al suo studio Dondina Associati, a Franco Achilli e a Federico Calandra, con il coordinamento generale di Silvia Vergani.
L’iniziativa estende dunque la sua portata, tanto nel tempo quanto nello spazio e nel numero di eventi proposti al pubblico, tra esposizioni, workshop, talk, incontri, presentazioni, visite negli studi, dj set e progetti speciali in diversi luoghi di Milano, tra cui musei, scuole, archivi, fondazioni e librerie, con il Milano Certosa District a fare (di nuovo, come durante la precedente incarnazione dell’evento) da centro nevralgico della manifestazione.
Si aprono, idealmente, anche i confini cittadini e nazionali, grazie all’avvio di una bella collaborazione con i Graphic Days® di Torino — in scena proprio in questi giorni, fino al 26 maggio — e alla presenza di diversi ospiti internazionali, che vanno ad aggiungersi ad alcuni tra i più importanti nomi della grafica e della comunicazione visiva italiana, in rappresentanza di diverse sensibilità, diversi stili, diverse generazioni e diversi approcci al progetto.

A tal proposito, ad ampliarsi è anche il “campo di interesse” del festival, per abbracciare non solo lo stato dell’arte del design della comunicazione ma anche le sfide etiche, sociali, tecnologiche, climatiche e politiche che queste discipline si troveranno a dovere affrontare nel prossimo futuro, andando a toccare tematiche che vanno — solo per citarne alcune — dalla riqualificazione urbana all’ambiente, dall’identità di genere alla formazione.
Alla domanda sul perché promuovere un festival dedicato alla grafica e alle culture visive, Dondina risponde infatti: «prima di tutto perché è necessario divulgare i valori e le pratiche di questa disciplina anche al di fuori dell’ambito strettamente professionale o accademico ma soprattutto perché è importante riflettere e far riflettere sul ruolo e le responsabilità del design della comunicazione di fronte alle urgenze che il mondo contemporaneo ci propone: sostenibilità, inclusione, stabilità sociale, intelligenza artificiale, multietnicità culturale, emergenza ambientale, migrazioni, difesa delle minoranze. Sono solo alcune delle parole chiave che vorremmo intercettare nel nostro percorso per allargare il nostro campo di interesse» spiega, aggiungendo che «intendiamo il nostro festival come un progetto culturale complesso che deve, almeno negli intenti, affrontare sia la sfera professionale che la sfera sociale».
Da oggi al 26 maggio, quindi, con BIG, Milano ribadisce (qualcuno direbbe “flexa”) la sua centralità nell’ambito della comunicazione visiva, e lo fa con un programma fittissimo e multiforme, nel quale chiunque — dalle persone addette ai lavori fino al pubblico “babbano”, passando per studentesse e studenti — potrà trovare e ritrovare quei segni che la grafica del passato ha lasciato e che quella attuale sta lasciando, oltre a qualche indizio su ciò che sarà la grafica (e non solo) di domani.

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)

(courtesy: BIG Biennale Internazionale Grafica)