La prima edizione del Milano Graphic Festival

Dal 25 al 27 marzo Milano si trasforma nella capitale italiana della grafica, per un evento diffuso ricco di appuntamenti all’insegna della storia, della contemporaneità e del futuro del graphic design

Dall’identità visiva della metropolitana ai manifesti della Rinascente, dalle sedi di alcune tra le principali istituzioni e scuole del settore agli studi, le agenzie e le case editrici, presenti in una concentrazione che non è nemmeno immaginabile in qualsiasi altra parte d’Italia: a Milano la storia e la cultura della grafica sono ovunque — per le strade, dentro i palazzi, nelle teche dei musei e negli scaffali degli archivi, sui muri e dentro agli uffici. Per questo motivo appariva quanto meno sorprendente che non ci fosse ancora un evento che celebrasse — nelle modalità già dimostratesi vincenti per la Design Week e la Fashion Week, cioè quelle dell’evento “diffuso” — la portata e l’importanza di questo sodalizio tra la città e il mondo della comunicazione visiva.
Proprio dalla constatazione di tale mancanza è uscita fuori l’idea di costruirlo, un appuntamento del genere, e dopo un lungo lavoro ha preso finalmente forma il Milano Graphic Festival, che sta per inaugurare la prima di — speriamo — molte edizioni.

Francesco Dondina
(courtesy: Milano Graphic Festival)

Tutto è cominciato nel 2016 con una mostra, SIGNS, che portava negli enormi spazi di BASE Milano alcuni tra i più interessanti nomi della grafica italiana. Curato dal designer e curatore Francesco Dondina insieme all’agenzia di comunicazione e produzione milanese h+, il progetto ha continuato a vivere anche dopo il finissage, evolvendosi in una piattaforma di ricerca sul design della comunicazione, dell’illustrazione e delle culture visive italiane.
«La mostra è stata l’innesco di un percorso» mi ha raccontato Dondina, che assunto il ruolo di curatore del festival, prodotto e organizzato, appunto, da SIGNS e h+. «Da lì» ha aggiunto «ci siamo focalizzati sulle nuove tendenze, sui giovani, come del resto stanno facendo, molto bene, già altri, in primis Graphic Days a Torino. Quindi l’idea del festival diffuso è stata la prosecuzione naturale di questo cammino. A Milano, in passato, ci sono stati altri tentativi di fare qualcosa del genere, che però non hanno avuto seguito. Le cose succedono per via di tante alchimie differenti e, banalmente, per la loro sostenibilità. Noi abbiamo realtà che hanno creduto in questo progetto e ci hanno sostenuto. Quindi un seguito speriamo di averlo».

Il murale di CamuffoLab per Certosa Graphic Village
(courtesy: Milano Graphic Festival)

I due centri del festival: il Certosa Graphic Village e BASE Milano

Il primo atto, il primissimo segno lasciato dal nascente festival sulla città, è stato un murale realizzato a fine 2021 da CamuffoLab su un ex spazio industriale del quartiere Certosa, che col nuovo Certosa Graphic Village è oggi uno dei due centri nevralgici del festival. L’altro è BASE Milano, il luogo in cui tutto è iniziato. Qui, a cinque anni dalla prima mostra, inaugurerà la seconda edizione di SIGNS, che vedrà protagonisti 25 nomi della grafica italiana, con grandi maestri e importanti studi fianco a fianco con designer emergenti. «Ci sono persone di tutte le età» spiega Dondina, «con diversi background, tipo di formazione, stile, provenienza. Come ho sempre dichiarato, SIGNS è una mostra sulle differenze. È costruita su questo concetto».

A BASE e Certosa si terranno dunque mostre ma anche workshop e incontri, ma l’evento, come già detto, si allarga fino ad abbracciare tutta la città: sono ben 34 i luoghi del Milano Graphic Festival, tra realtà grandi e piccole, dai musei alle istituzioni, dalle scuole alle gallerie, dalle librerie agli studi privati. Secondo Dondina si è arrivati al giusto equilibrio tra un’offerta ricca e un controllo curatoriale attento, cosa che non sarebbe stata possibile nel caso di un numero maggiore di appuntamenti.
Oltre ai contenuti prodotti direttamente dalla squadra organizzatrice, infatti, alcuni dei progetti presentati durante i tre giorni di evento sono nati per l’occasione, costruiti insieme al festival. Altri ancora erano “chiusi nel cassetto” da tempo e aspettavano solo l’innesco giusto per prendere finalmente forma.

Dondina insieme a Mauro Chiabrando, Gaetano Grizzanti, Marta Sironi, Anna Steiner e Franco Achilli
(courtesy: Milano Graphic Festival)

Il festival come innesco creativo di progetti

“Innesco” è il termine che probabilmente descrive meglio lo spirito dell’iniziativa. Dondina fa un paio di esempi: uno è la mostra di Campo Grafico — «era già da un po’ che l’Associazione Campo Grafico aveva questa in mente di farla, ma non trovava il luogo giusto. Noi abbiamo allacciato il contatto tra loro e l’ADI Design Museum e alla fine l’idea è andata in porto». L’altro è Il paradigma di Wassily, prima assemblea italiana delle scuole e delle università di visual design, che metterà a confronto, in un dibattito pubblico, docenti e studenti di 21 istituti di tutta Italia, dal Politecnico di Milano all’Accademia Abadir di Catania, dallo IED all’ISIA, dalla Marangoni alla Facoltà di Arti e Design Libera Università di Bolzano.
«È un progetto di Franco Achilli» dice Dondina. «Qualche mese fa ci siamo incontrati alla Raffles, la scuola che lui dirige e dove io insegno, e me l’ha proposto. Con pazienza certosina Franco è riuscito a coinvolgere tantissimi istituti pubblici e privati, credo la maggior parte, da tutta Italia. Sarà un bel momento di confronto e partecipazione, e Franco era da tempo che aveva questo sogno».

Il manifesto del festival
(courtesy: Milano Graphic Festival)

L’attenzione per il panorama della giovane grafica e per la storia della progettazione visiva

Oltre che attraverso scuole e i nomi selezionati per SIGNS, il Milano Graphic Festival darà grande visibilità ai giovani talenti anche attraverso Generazione YZ, un laboratorio performativo che coinvolgerà 10 designer under 30, che lavoreranno negli spazi del Certosa Graphic Village a un progetto di design urbano inserito all’interno del progetto di riqualificazione dell’intero Certosa District.
Poco lontano sarà invece possibile ritrovare la mostra Neologia, prodotta dal festival torinese Graphic Days con ben 100 lavori di giovani progettiste e progettisti, anche loro under 30.
Questa collaborazione con un appuntamento affine nello spirito e nella forma è molto importante e segna un primo passo nella costruzione di un ideale asse Milano-Torino, all’insegna della grafica.
«Nella speranza che Milano Graphic Festival diventi un appuntamento ricorrente» rivela Dondina, «mi piacerebbe poter sviluppare progetti assieme, come già stiamo facendo con AIAP».

Le sguardo del Milano Graphic Festival, tuttavia, non si sofferma solo sulla contemporaneità e sul prossimo futuro, valorizzando pure quello che è il passato della disciplina della progettazione grafica, ad esempio con la mostra su John Alcorn, curata da Marta Sironi, o con le aperture dell’Archivio Armando Milani e dell’Archivio Origoni Steiner, o ancora con l’esposizione La grafica che resiste, dedicata a Lica e Albe Steiner.
«L’idea» sottolinea Dondina, «è di promuovere e rilanciare tutto il discorso attorno agli archivi, che devono vivere, devono essere accessibili, e devono generare cultura. C’è ancora molto da fare in questo campo».

Il programma del festival
(courtesy: Milano Graphic Festival)

Le dimensioni del festival: locale, cittadina, nazionale e internazionale

Tra futuro, contemporaneità e storia, Milano Graphic Festival è un appuntamento multidimensionale, non solo a livello temporale ma anche spaziale. Ci sono progetti focalizzati sulla dimensione-quartiere, c’è Milano che è la grande protagonista, oltre che la culla della grafica italiana, e poi c’è il panorama nazionale, fatto di scuole e studi ed esperienze.
Ma il ricco programma guarda anche al di fuori dei nostri confini, per esempio con la 4th block – Eco Poster and Social Project Exhibition, una mostra a cura della NABA che presenta manifesti realizzati da autrici e autori di tutto il mondo nell’ambito delle iniziative promosse a partire dal 1991 da 4th Block, un’associazione che ha base a Kharkiv, città divenuta tristemente nota a livello globale, in queste settimane, per via della guerra che sta subendo l’Ucraina.

«Il festival è trasversale» conclude Dondina. «Non c’è un tema ma ci sono molteplici argomenti, che abbracciano la disciplina della comunicazione visiva in tutte le sue sfumature, pratiche e teoriche».
Ciò che offre Milano Graphic Festival è dunque una prospettiva d’insieme, piena di spunti, che racconta da dove viene, a che punto è e come sta cambiando il mestiere di chi fa grafica (e non solo). E a offrire un ulteriore, preziosissimo punto di vista sarà Paola Antonelli, senior Curator del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa di New, in un incontro in cui si parlerà del ruolo e delle responsabilità dei designer e delle designer.
Questo e tutti gli altri numerosi appuntamenti si possono andare a vedere e ad approfondire nel programma dell’evento, che si può anche scaricare in PDF.

La grafica è dappertutto, ovunque ci giriamo: nelle strade e negli spazi pubblici, nelle case, negli uffici, sugli scaffali dei negozi, negli oggetti che utilizziamo quotidianamente e nelle diverse forme di comunicazione, dalla scrittura ai social network. La grafica ha contribuito e contribuisce a costruire l’identità e la cultura di un Paese.

Francesco Dondina
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