Nel corso degli anni abbiamo più volte parlato delle affascinanti e ambiziose “traduzioni” digitali che il designer statunitense Nicholas Rougeux fa di antichi materiali d’archivio. Tra le sue mani, e grazie alla sua visione, manoscritti d’epoca o volumi stampati secoli fa diventano opere interattive da consultare su schermo, che si tratti di un trattato sulla nomenclatura dei colori, di elementi di geometria euclidea, di mineralogia, di botanica, di incisioni arboree oppure di un’enciclopedia iconografica.
Per il suo ultimo progetto Rougeux è tornato al colore, andando a lavorare su un’opera uscita alla fine del XVII secolo, una guida sulle combinazioni delle tinte ad acquerello firmata da un artista neerlandese, tal A. Boogert (ne avevamo già parlato brevemente qui).
Nelle pagine del manoscritto originale — intitolato Klaer Lightende Spiegel der Verfkonst e conservato presso la Bibliothèque Méjanes di Aix-en-Provence, in France, che l’ha anche digitalizzato — Boogert dipinse a mano dei campioni ottenuti sia diluendo 42 colori puri sia combinando tra loro le varie tinte, per un totale di oltre 2000 riquadri colorati.
Rougeux lo scoprì nel 2014 grazie al post di uno storico medievalista olandese, Erik Kwakkel, che fece il giro della rete (anche noi ne venimmo a conoscenza così, nello stesso periodo) e pensò di lavorarci ma poi venne dissuaso dalle difficoltà nel decifrare i testi del libro, che per giunta sono in olandese.
Di recente ha deciso di ritentare e, grazie a un lungo lavoro e a ottimi suggerimenti ricevuti online (qui racconta tutto), è infine arrivato a pubblicare il suo ennesimo, piccolo capolavoro di “redesign digitale” di un tesoro d’archivio: 17th Century Watercolors.
Sul mini-sito prodotto per l’occasione, in un grafico interattivo è possibile navigare tra tutte le combinazioni proposte da Boogert
Rougeux ha inoltre progettato tre poster: uno che mostra la grafica da lui realizzata, uno coi colori così com’erano stati disposti da Boogert, e infine uno che li rielabora in una composizione che ricorda delle porte (e sembra un po’ una via di mezzo tra Klee e Josef Albers).