Fino all’avvento della fotocomposizione, che iniziò a diventare predominante a partire dagli anni ’60, a dividersi il mercato della stampa di libri e riviste furono essenzialmente due sistemi, detti di “composizione a caldo”: Linotype e Monotype.
Entrambe le tecnologie permettevano di fondere direttamente i caratteri di testo — linea per linea Linotype, che per questo era lo standard per giornali e riviste, che richiedevano rapidità; lettera per lettera Monotype, che invece si prestava meglio a pubblicazioni meno “frettolose”, come i libri, e aveva il vantaggio di poter sostituire il singolo glifo, ad esempio per un refuso, senza dover buttar via l’intera riga, come nel caso della Linotype.
Brevettato in due tempi, nel 1885 e nel 1890, dall’inventore statunitense Tolbert Lanston, il sistema Monotype segnò la nascita dell’omonimo colosso della tipografia che esiste ancora oggi.
Nonostante i natali americani (la Lanston Monotype Machine Company fu fondata nel 1887 a Philadelphia), l’azienda ebbe maggior successo con la sua succursale britannica, aperta nel 1897 e successivamente diventata una società indipendente.
Breve storia della Monotype Collection
Negli anni ’90, quando le macchine Monotype diventarono ormai del tutto obsolete e la Monotype Corporation Ltd. fu messa in liquidazione, il Science Museum di Londra acquisì parte dei suo archivio: un immenso tesoro composto di oltre 2 milioni di pezzi, tra macchine, documenti, matrici, stampi e cassetti di punzoni.
Nacque così la Monotype Collection, che tuttavia, per molti anni, rimase in parte a prendere polvere degli archivi del museo e in parte andò prestito ad altre istituzioni.
Nel 2019, all’interno di una gigantesca operazione di studio, riscoperta e diffusione dei propri materiali d’archivio, il Science Museum ha rimesso mano alla collezione, reinventariando i materiali, aggiornandone le schede, svolgendo ricerche e fotografando i pezzi più interessanti dal punto di vista storico-tecnico.
Finalmente valorizzata come si deve, oggi la Monotype Collection è protagonista di un’intera sezione del sito del museo, accompagnata da video e approfondimenti, oltre che da un archivio digitalizzato composto da oltre 6000 elementi.