Nato a Strasburgo nel 1795, Johann Georg Heck ebbe a che fare con l’editoria, i libri e le arti della stampa per gran parte della sua vita. In gioventù imparò il mestiere del litografo, fino ad assumere la direzione del dipartimento di litografia dell’Istituto d’arte di Friburgo, che a un certo punto lasciò per andare a Parigi. Qui, a partire dal 1830, lavorò in una libreria franco-tedesca, nel frattempo realizzando un grande atlante astronomico, geografico e storico (l’Atlas geographique, astronomique et historique, servant a l’intelligence de l’histoire ancienne, du moyen age et moderne et a la lecture des voyages les plus recens). Pochi anni dopo se ne andò dalla libreria per un incarico assai più importante, quello di amministratore delegato della filiale francese della casa editrice tedesca Herder. Sposò, tra l’altro, Johanna Herder, la figlia del fondatore.
Heck rimase alla sua scrivania — continuando però a firmare mappe e libri — fino al 1940, quando la filiale chiuse i battenti. Non è ben chiaro cosa fece subito dopo, ma nel 1844 lo ritroviamo in Germania alle prese con un’iniziativa assai ambiziosa: un’opera illustrata in dieci volumi — la Ikonographische Encyklopädie der Wissenschaften und Künste — dedicata all’arte e alle scienze, che doveva servire da supplemento alla gloriosa Conversations-Lexikon, enciclopedia tedesca che viene pubblicata fin dalla fine del’700 ed è la progenitrice della moderna Brockhaus Enzyklopädie, uscita in innumerevoli edizioni fino a poco più di vent’anni fa.
Heck lavorò al suo “supplemento” per diversi anni, finendo per realizzare una delle maggiori opere illustrate in lingua tedesca mai pubblicate. I volumi uscirono tra il 1849 e il 1851, divisi per argomenti: matematica e scienze naturali, geografia, storia, etnologia, guerra, ingegneristica, architettura, religioni, belle arti e tecnologia. Si trattava di una mastodontica raccolta di informazioni ma soprattutto di immagini: ben 500 tavole che raggruppano qualcosa come più di 13.000 incisioni.
Heck, che morì a Lipsia nel 1857, fece anche in tempo a vedere l’edizione inglese, che venne data alle stampe tra il 1851 e il 1852 ed è oggi stata “tradotta” — oltre un secolo e mezzo più tardi — in una versione digitale interattiva dal designer statunitense Nicholas Rougeux.
Rougeux, già più volte apparso qui su Frizzifrizzi, non è nuovo a imprese del genere: grandissimo appassionato di archivi e libri antichi, in passato ha prodotto dei mini-siti interattivi per un antico libro di botanica, un ottocentesco trattato di geometria euclidea, una nomenclatura dei colori, sette volumi di tavole mineralogiche e delle incisioni arboree di duecento anni fa. La Iconographic Encyclopædia è tuttavia il suo progetto finora più grandioso, frutto di un lavoro che — per mole e cura dei dettagli — probabilmente non ha nulla da invidiare a quello fatto da Heck sull’originale.
Rougeux, infatti, non si è limitato a scansionare le pagine e a metterle online ma ha riformattato l’intero testo (più di 1 milione e mezzo di parole), restaurato tutte le tavole, estratto una a una tutte le 13.329 illustrazioni, linkando ciascuna di esse al testo e mappando le composizioni così da poter rintracciare le descrizioni per ogni singolo elemento.
In tutto sono stati necessari ben 13 mesi di fatica, tra cui 1500 ore solo per le immagini.
Il risultato è un mini-sito che si può andare avanti per giorni interi a esplorare. E non finisce qui, perché il designer ha anche approntato una sezione statistica piena di infografiche sul testo e sulle incisioni, sperimentato composizioni grafiche basate sulla struttura dell’enciclopedia e sui dati estratti da essa, e infine prodotto una serie di affascinanti poster, sia delle tavole illustrate che dei suoi esperimenti grafici, tutti quanti in vendita qui.