Sociotype Journal: una nuova rivista di arte e cultura che è anche uno specimen tipografico

Il mondo della tipografia digitale è ormai da anni in pieno fermento. Dalle scuole di grafica di tutto il mondo escono talenti ben preparati che hanno a disposizione strumenti un tempo impensabili per chi non aveva alle spalle una grande realtà. Il risultato è un fiorire di studi, collettivi e fonderie digitali indipendenti che arricchiscono un panorama altrimenti dominato da pochi, grandi colossi (vedi Monotype, che sta portando avanti una politica di acquisizioni sempre più ambiziosa, accaparrandosi, solo nell’ultimo decennio, Hoefler&Co., Fontsmith, URW Type Foundry, FontShop e Bitstream) e che, oltre a progettare caratteri tipografici, trovano anche modalità originali per distribuirli e pubblicizzarli, tra esperienze digitali, sfide grafiche, font trailer, complesse iniziative editoriali, fanzine e addirittura riviste create ad hoc. Quest’ultimo format è stato spinto ancora più in là da Socio, un’agenzia creativa e studio di design londinese fondato nel 2004 da Nigel Bates e James Cramp, che nell’autunno del 2021 hanno anche lanciato la fonderia digitale Sociotype, nata come ideale espansione dell’attività dello studio.

«Nel nostro lavoro con Socio abbiamo sempre sviluppato sistemi di identità fortemente improntati sulla tipografia» ha spiegato Bates alla piattaforma The Brand Identity, «quindi l’idea di avviare una fonderia di caratteri era una nostra aspirazione già da un po’».
Usando come base di partenza alcuni font disegnati appositamente per i clienti dell’agenzia, Sociotype ha dunque cominciato a “espanderli” fino a dar vita a intere famiglie di caratteri.
Le prime due in catalogo sono Rework e Gestura, e proprio attorno a quest’ultima Sociotype ha costruito il primo numero — appena uscito — di un magazine semestrale pensato per presentare i caratteri della fonderia nel miglior modo possibile, cioè mostrandoli applicati a un progetto reale, vivo, e soprattutto ricco di contenuti che vanno ben oltre la pura e semplice necessità di avere immagini e testi che possano prestarsi allo scopo di reclamizzare il prodotto.

Il motivo di questa scelta l’ha esplicitato Nic Carter, che fa parte della squadra di Sociotype, dirige il magazine (insieme ad Henrietta Thompson), e ne è anche direttore creativo (con Bates): «Dopo aver dedicato così tanto lavoro allo sviluppo di ogni famiglia» ha dichiarato a The Brand Identity, «abbiamo convenuto che l’idea di utilizzare pangrammi o riproporre contenuti presi altrove, per presentare i caratteri, sarebbe stata un’iniziativa di corto respiro. Così abbiamo deciso di creare invece dei contenuti originali — parole da leggere, invece che soltanto lettere da guardare».

Sociotype Journal — questo il nome del magazine — è quindi una rivista vera e propria, con una sua redazione, e il lavoro sul primo numero è andato avanti di pari passo con la creazione di Gestura (opera di Joe Leadbeater, Diana Ovezea e dello stesso Bates), tanto da influenzare la progettazione del carattere stesso.
Visti il nome e l’origine del carattere protagonista — un font aggraziato di ispirazione calligrafica — il primo numero di Sociotype Journal non poteva che essere dedicato al tema della gestualità, estrinsecato in una moltitudine di forme, spunti e direzioni.
Nel volumone di oltre 220 pagine, stampato su carte riciclate Fedrigoni e prodotto in 1500 copie, si parla di linguaggio del corpo, di segni gestuali segreti, di segnali da marinai, di mani nella pittura e nella scultura, di gesti artistici (vedi Pollock o i disegni di luce di Picasso davanti all’obiettivo di Gjon Mili), di realtà virtuali, della potenza del pugno chiuso come simbolo politico, dell’ambivalenza del gesto ✌️ (pace, ma anche ‘fanculo).
Ci sono serie fotografiche (tra cui una molto interessante di Hannah La Follette Ryan sulle mani della gente nella metropolitana di New York), materiali d’archivio, saggi brevi e ovviamente la presentazione di Gestura, con la quale è stato composto l’intero numero, impeccabilmente impaginato dalla designer Alicia Mundy.

Totalmente privo di pubblicità, Sociotype Journal si acquista online. Per ciascuna uscita, il 10% del ricavato andrà a una diversa iniziativa sociale o caritatevole. Per questo primo numero è stata scelta The Black Curriculum, che lotta per colmare la mancanza di storia britannica nera nei programmi scolastici del Regno Unito.