Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017

Le 12 porte di Mohammed El Hayoui

Il mio fedele dizionario dei simboli di Jean Chevalier e Alain Gheerbrant — best seller assoluto tra esoteristi, antropologi, semiologi, scrittori e maghi della porta accanto, uscito per la prima volta in Francia nel ’69 ed edito in italiano, in due volumi, da Rizzoli — ha più o meno quattro pagine a doppia colonna dedicate alla voce Porta (per dare un’idea: Porcospino, subito prima, ha mezza colonna; Quadrato, poco più avanti, quasi nove pagine).

«La porta rappresenta il luogo di passaggio fra due stati, fra due mondi, fra il conosciuto e l’incognito, la luce e le tenebre, la ricchezza e la miseria. La porta si apre su un mistero. Ma essa ha valore dinamico, psicologico, poiché non solo indica un passaggio, ma invita a superarlo», scrivono Chevalier e Gheerbrant, cambiando per sempre il modo in cui il lettore si troverà a guardare le porte da quel momento in avanti.

Ciascuno di noi, letteralmente e metaforicamente, di porte, nella vita, ne apre e ne chiude molte. Alcune le dimentichi per sempre, altre, quando torni, non ci sono più. Certe porte sono a tempo, alcune stanno sempre aperte, altre fanno fatica ad aprirsi. E quando i tuoi giorni sono finiti, si chiudono dentro a una cassa, col coperchio a fare da porta: per alcuni finisce lì, per altri si aprono le porte del cielo.

Al giovane Mohammed El Hayoui nel 2014 si è chiusa una porta in faccia. Nato in Marocco ma cresciuto in Italia da quando aveva due anni, durante la 5ª liceo ha avuto un incidente al piede che ha messo fine ai suoi sogni di diventare un giocatore di basket, facendolo precipitare in un periodo di sconforto, ansie, vertigini, tachicardie e attacchi di panico.
«Non progetto più nulla nella mia vita, non mi aspetto più nulla», questo il pensiero fisso.

Toccato il fondo, Mohammed ha cominciato a risalire. E lo ha fatto anche grazie al paper cutting, tecnica che gli ha permesso di avvicinarsi alla sua cultura d’origine, nella quale i pattern geometrici giocano un ruolo importantissimo.

Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017

Oggi, appena ventiduenne e studente alla NABA di Milano, Mohammed sta pian piano acquisendo sempre più sicurezza nell’intagliare carte e cartoncini, realizzando progetti sempre più complessi.
Il suo ultimo lavoro è proprio sul concetto di porta: si intitola Il Delatore e consiste in dodici tavole.

«Ogni porta ha un vissuto, un racconto, un esperienza. Come le persone», racconta Mohammed. «Metaforicamente, gli intagli rappresentano la parte caratteriale delle persone, se sono complesse, dettagliate, semplici. Una porta può avere una bella facciata, ma poi all’interno essere tutta incasinata, costruita male, come le persone».

Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017

Realizzato durante il Ramadan («che mi ha aiutato nella concentrazione degli intagli, senza pause e senza sentire il bisogno di mangiare e di bere», spiega), ciascuna tavola rappresenta una porta, l’una più grande dell’altra, ciascuna a nascondere quella seguente ma combaciando al contempo con il profilo di quella che viene dopo, che è più difficile e complessa — come quelle che spesso ci si trova a dover superare nella vita.

Nulla è casuale, nel progetto del giovane El Hayoui: il rosso è stato scelto, simbolicamente, come il colore che rappresenta la rottura/violazione della verginità femminile (un’altra porta), mentre il titolo, Il Delatore, gioca proprio sull’ambiguità della porta, che può celare ma anche rivelare, essere una “spia” di ciò che succede dietro di essa.

Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
Mohammed El Hayoui, “Il Delatore”, 2017
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