Tesori d’archivio: Jules Bourgoin e le tavole del suo trattato sull’arte decorativa araba

«Per lo studio e la pratica dell’ornamento dell’intreccio, sono indispensabili alcune condizioni. È necessario avere una conoscenza di base della geometria, che si può trovare ovunque, ma che deve essere liberata dall’apparato scolastico con cui ci siamo abituati ad avvolgerla, e che nasconde il suo carattere estetico. Tutto ciò che serve è una mano vigile che tracci con coraggio le linee degli schizzi, senza preoccuparsi di riga e compasso che, essendo solo strumenti del mestiere e per nulla strumenti dell’artista, dovrebbero essere usati solo per perfezionare l’esecuzione».
Così suggerisce Jules Bourgoin nelle prime pagine del suo Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs, un vero e proprio manuale — pubblicato a Parigi nel 1879 — che mostra e descrive i motivi ornamentali tipici dell’arte araba, che per l’autore sono stati oggetto di studio per la quasi totalità della sua vita.

Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)

Nato nel 1838 a Joigny, cittadina attraversata dal fiume Yonne, a poco più di un centinaio di chilometri a sud-est di Parigi, Bourgoin crebbe in una famiglia di piccoli commercianti.
A diciotto anni fu ammesso all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, e probabilmente frequentò anche l’École Speciale de Dessin et Mathématiques (successivamente rinominata École nationale des arts décoratifs), dove forse iniziò a interessarsi alle astrazioni matematiche e alle loro applicazioni in ambito decorativo.
Scrivo “probabilmente” e “forse” perché — come sottolinea anche il libro Jules Bourgoin (1838 – 1908). L’obsession du trait (volume che si può scaricare gratuitamente) — ci sono pochissime notizie sugli anni di gioventù di Bourgoin.
Ciò che sappiamo per certo è che nel 1863 il Ministero degli Affari Esteri lo inviò in Egitto, in veste di architetto. Il suo compito doveva essere quello di dirigere i lavori per la ricostruzione della sede del consolato francese ad Alessandria, ma Bourgoin trovò il tempo per fare anche molto altro.
Affascinato — o meglio, folgorato — dall’arte decorativa araba e dall’architettura locale, esplorò in lungo e in largo il Basso Egitto, riempiendo interi taccuini di schizzi, che potè realizzare anche grazie a un’autorizzazione speciale che gli permetteva di accedere all’interno delle moschee, dove disegnò i mosaici, i pavimenti, gli intarsi e i rivestimenti.

Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)

Tornato in Francia nel 1866, utilizzò i suoi appunti come base per un trattato sull’arte araba.
Intitolato, appunto, Les Arts arabes, venne pubblicato tra il 1868 e il 1873 in quaranta uscite riccamente illustrate.
Nel frattempo, determinato ad approfondire la “scienza degli ornamenti”, Bourgoin aveva intrapreso anche il classico Grand Tour. Giunse in Italia alla fine del 1868: passò probabilmente per Firenze e Roma, si fermò a Napoli, visitò Amalfi, Ravello e Salerno, e arrivò poi in Sicilia, continuando a prendere appunti nei suoi taccuini, focalizzandosi sulle decorazioni e sugli ornamenti “aniconici”, cioè privi di rappresentazioni figurative.

Dall’Italia si spostò poi in Grecia, dove studiò monumenti e collezioni antiquarie.
Parlò dell’arte greca nel succitato Les éléments de l’art arabe, dove, nell’introduzione, si lanciò in un affascinante parallelismo tra i tre regni della natura e tre arti: quella greca, quella giapponese e quella araba.
Scrisse: «Se ora, attraverso un paragone che fa appello più al sentimento che alla ragione, paragoniamo questi tre stili ai tre regni della natura, non vediamo in ciò una segreta analogia? L’arte greca sarebbe paragonata al regno animale, per l’accuratezza delle proporzioni e la forma plastica che si manifesta con forza, finezza e grazia; l’arte giapponese al regno vegetale, da cui prende in prestito tutti i dettagli dell’organizzazione delle piante, dalle radici alle foglie e ai fiori; infine l’arte araba al regno minerale, per questa simmetria che ricorda la cristallizzazione dei minerali sempre uniforme nella sua configurazione e struttura elementare».

Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)

Ritornato in patria dopo il Grand Tour, si mise a lavorare a una prima versione di un altro trattato, la Théorie de l’ornement, che poi uscì in versione definitiva nel 1873.
Nel 1874 fu di nuovo inviato in missione dal governo francese. Il Ministero della Pubblica Istruzione, della Religione e delle Belle Arti lo mandò a Damasco per studiare la storia e l’archeologia dei monumenti della capitala siriana. Vi rimase un anno, ovviamente raccogliendo un gran numero di schizzi e appunti.
Di nuovo in Francia, si mise in testa di realizzare un periodico interamente dedicato alle arti decorative. Pensò di chiamarlo Revue de l’ornement, oppure Mémorial des arts, con l’intenzione di far uscire un numero al mese, con circa sette/otto tavole illustrate in ciascun fascicolo. Per motivi economici, purtroppo, il progetto non andò in porto, ma le tavole già realizzate da Bourgoin finirono comunque nelle sue opere successive, tra cui Les éléments de l’art arabe, che è ricchissimo di disegni: una vera e propria “sintassi” dell’arte islamica ornamentale.
Il libro si può sfogliare integralmente qui, mentre su Artvee si possono scaricare gratuitamente 200 tavole del libro.

Quanto a Bourgoin, dopo la pubblicazione di Les éléments de l’art arabe fece uscire la Grammaire élémentaire de l’ornement, dopodiché andò di nuovo in missione in Egitto, stavolta al seguito della missione archeologica francese diretta da Gaston Maspero (che fu uno dei maestri di Gustave Jéquier, di cui abbiamo già parlato) e poi con il Comitato per la Conservazione dei Monumenti d’Arte Araba.
Rimase lì per oltre quattro anni, per poi tornare definitivamente in Francia, dove continuò a pubblicare libri e dove diventò insegnante di ornamento.
Morì nel 1908, a 69 anni, pieno di debiti e ancora ossessionato dalla sua ininterrotta ricerca, fattasi negli anni sempre più astratta e oscura, su quella che chiamava la “scienza delle figure”.

Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
Jules Bourgoin, tavola tratta da “Les éléments de l’art arabe: le trait des entrelacs”, Parigi, 1879
(fonte: artvee.com)
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