Vincitore del Premio Oscar nel 1983 come miglior cortometraggio d’animazione, Tango, del regista sperimentale polacco Zbigniew Rybczyński, ha avuto — e continua ad avere — un’influenza enorme nel panorama internazionale dell’animazione.
Pochi mesi fa abbiamo parlato di Iizuna Fair, del giapponese Sumito Sakakibara, e del suo straordinario intreccio di loop [il video, purtroppo, era stato messo online per un tempo limitato e dal 15 dicembre non si può più vedere]. Ora, sullo stesso solco, presentiamo Menagerie, dell’artista statunitense Jack Gray: un enorme affresco urbano in continuo movimento, con centinaia di personaggi “intrappolati” nel loop di piccole routine quotidiane che si ripetono all’infinito, andando a costruire una gigantesca sinfonia di movimenti, ottimamente tradotta anche a livello sonoro (il grande lavoro di sound design è di Judy Kim).
È lo stesso Gray, in un’intervista al magazine online Directors Note, a parlare dell’ispirazione avuta da Tango: «Nello specifico, il modo in cui il film inizia con una stanza vuota e claustrofobica e si sviluppa in una complessa folla di personaggi che entrano ed escono. Penso che sia il film in loop perfetto» ha detto il regista riguardo al corto di Rybczyński.
Uscito nel 2022 e da poco distribuito in versione integrale su Vimeo, in questi anni Menagerie è stato selezionato da decine di festival in tutto il mondo (in Italia è passato all’Imaginaria Animation Festival di Conversano, al Sedicicorto International Film Festival di Forlì e, la scorsa estate, dai nostri amici de La Guarimba Film Festival, ad Amantea), aggiudicandosi pure diversi premi.
Dato il modo in cui è stato realizzato — una “tessitura” di molteplici loop (e in effetti una delle tecniche utilizzate da Gray si chiama proprio weaving loops: qui viene spiegato di cosa si tratta) — e la presenza di innumerevoli mini-scene, spesso divertenti e surreali, che, a una prima visione, potrebbero passare inosservate, consigliamo di rivedere Menagerie più e più volte. In loop, appunto.
