La nuova Tane Garden House, progettata dall’architetto Tsuyoshi Tane per il Vitra Campus

Figlio maggiore di Willi ed Erika Fehlbaum, i fondatori di Vitra, Rolf Fehlbaum è oggi il presidente emerito della storica azienda svizzera di arredamento di design. Classe 1941, Fehlbaum ha passato l’infanzia in mezzo al verde di Weil am Rhein, cittadina tedesca che sorge a pochi chilometri da Basilea, vicino al confine tra Germania, Svizzera e Francia, dove i genitori, nel ’50, stabilirono la sede di Vitra e dove oggi si trovano il Vitra Campus e il Vitra Design Museum.
Dal 1981 — quando un grande incendio distrusse parte degli impianti di produzione, offrendo ai Fehlbaum l’opportunità di rifondare gli stabilimenti in un’ottica di sperimentazione architettonica — quegli spazi sono diventati, anno dopo anno, una sorta di fusione tra parco di divertimenti e showroom all’aria aperta per appassionate e appassionati di architettura, design e arte contemporanea, con edifici progettati da nomi come Nicholas Grimshaw, Álvaro Siza, Frank Gehry, Jean Prouvé, Zaha Hadid, Tadao Andō, SANAA e Herzog & de Meuron, opere d’arte e installazioni firmate da Claes Oldenburg, Nathalie Du Pasquier, Renzo Piano, Jasper Morrison, Richard Buckminster Fuller, Carsten Höller, Ronan & Erwan Bouroullec, Thomas Schütte e Kazuo Shinohara, e un meraviglioso giardino nato dall’idea di Piet Oudolf.

Tsuyoshi Tane e Rolf Fehlbaum davanti alla Tane Garden House
(foto: Dejan Jovanovic | courtesy: Vitra)

Testimone diretto della lenta ma costante trasformazione dell’area, circa tre anni fa Rolf Fehlbaum ha accompagnato l’architetto giapponese Tsuyoshi Tane a fare un giro in macchina per il campus, raccontandogli, durante il viaggio, i suoi ricordi d’infanzia relativi ai luoghi che stavano visitando.
«Mi ha raccontato della sua infanzia, i suoi ricordi, di quando era solito venire qui con la nonna, quando era solo un grande campo» spiega Tane, che a un certo punto, durante quel piccolo tour, si è visto fare da Fehlbaum una proposta inaspettata: «Rolf mi ha chiesto: “Tsuyoshi, ti interessa progettare una casa nel giardino, che funga da simbolo di sostenibilità?”».
È probabilmente in quell’esatto momento che Tane — dal 2017 a capo dell’Atelier Tsuyoshi Tane Architects, di base a Parigi — ha iniziato a progettare la sua Tane Garden House, che ha inaugurato appena qualche giorno fa, il 14 giugno, presso il Vitra Campus, durante la settimana di Art Basel.

La Tane Garden House
(foto: Julien Lanoo | courtesy: Vitra)

L’architetto ci ha lavorato per quasi tre anni, basando il progetto sulla propria peculiare visione, che egli stesso definisce “Archeologia del futuro” e che illustra così: «Proprio come gli archeologi, iniziamo un lungo processo di esplorazione, scavando a fondo nella memoria di un luogo. Si tratta di un processo di sorpresa e scoperta, di una ricerca che porta all’incontro con l’ignoto, con quanto è caduto nell’oblio o andato perduto con la modernizzazione e la globalizzazione. Crediamo che un luogo avrà sempre ricordi radicati profondamente nella terra e nella storia. Siamo convinti che la memoria non appartenga al passato, ma che sia la forza motrice dell’architettura. Attraverso questo processo che porta a pensare al futuro dalla memoria di un luogo, l’archeologia sfuma gradualmente nell’architettura. Di qui, l’espressione “Archeologia del futuro”».

Modellino della Tane Garden House
(courtesy: Vitra)

Pensata come deposito per gli attrezzi di giardinaggio utilizzati dal personale del vicino Oudolf Garten e come spazio a disposizione sia dei dipendenti di Vitra che badano alle api del campus (da tre anni ci sono le arnie e se ne occupano due persone) sia di chi lavora all’orto (che attualmente è in fase di creazione), la struttura è stata realizzata da artigiani locali con materiali reperiti, quando possibile, in zona: il legno proviene dal bosco nei pressi di Weil am Rhein e, da lì alla falegnameria e al campus, ha percorso appena 50 km, mentre il granito ha dovuto affrontare un tragitto ancora più breve: appena 28 km.
«Ci interessava sviluppare il progetto con materiali “in superficie”» ha detto Tane. «Oggi, il settore edilizio richiede determinati standard, oltre a certificazioni e assicurazioni, e molti edifici sono realizzati con materiali “sotterranei”, soggetti a grandi lavorazioni. Di conseguenza, abbiamo perso la maestria e la comprensione dei materiali organici e non riusciamo più a costruire e riparare gli edifici in modo sostenibile». Ha poi aggiunto che «non abbiamo semplicemente utilizzato i materiali locali, ma abbiamo anche imparato a esprimere i modelli, i dettagli, le tecniche e la grammatica del posto, come se stessimo imparando a pronunciare la lingua locale. Il risultato finale è una forma assolutamente unica, primitiva e calorosa di architettura».

In appena 15 mq, capaci di ospitare otto persone, un angolo caffè e gli attrezzi, oltre a un belvedere che consente a visitatrici e visitatori di ammirare il panorama tutt’attorno, l’architetto ha creato una vera e propria sintesi tra le sue teorie architettoniche e la storia del luogo.
Ma al di là dell’opera finita — chi visiterà il campus potrà andarla a vedere coi propri occhi —, è interessante anche dare una “sbirciata” al processo creativo, e questo è possibile grazie ai numerosi modellini prodotti da Tane e dal suo studio durante il lungo lavoro di elaborazione.
Si possono ammirare nelle foto qui sotto e sono anch’essi, in piccolo, delle opere d’arte.

Sopra e nella galleria sottostante, alcuni dei modellini sviluppati durante il processo di progettazione
(courtesy: Vitra)
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