Dal passato al futuro, i giardini raccontano ciò che siamo stati, ciò che siamo oggi e, forse, ciò che saremo domani
Tutto ha avuto inizio con un giardino. O almeno così ci raccontano le cosmogonie di molte religioni: come nel mito del giardino dell’Eden ebraico-cristiano, quel paradiso l’abbiamo poi perduto e, in un certo senso, la storia del verde pubblico e privato — dei grandi parchi signorili come del praticello all’inglese delle villette suburbane — è anche la storia del tentativo sia utopistico che disperato di ricostruire, a livello collettivo o individuale, quel paradiso che ci è stato negato.
Ma ogni giardino è anche molto altro: è uno specchio.
Di una visione del mondo ben precisa (dai vialetti geometrici e dall’arte topiaria del giardino all’italiana del tardo Rinascimento, fedele all’idea di ordine e armonia, allo spunto selvaggio dei giardini all’inglese, con le loro prospettive drammatiche e i loro capricci).
Di un atteggiamento verso la natura e l’altro da sé.
Dello spirito colonialista di un popolo (vedi le piante esotiche che fin dal ‘700 iniziarono a riempire gli orti botanici e le ville di nobili e potenti).
Dell’idea che una società — in un determinato tempo e luogo — ha di sé stessa.
E, anche, di una speranza per l’indomani, dato che insita nella volontà stessa di creare un giardino c’è la più o meno consapevole intenzione che questo ci sopravviva e, in qualche modo, conservi un pezzetto di noi.
Ma se conosciamo, o possiamo intuire, quali idee e quali immaginari abbiano preso forma nei giardini del passato, che dire riguardo al presente e al futuro? Che giardini stiamo costruendo? Che giardini costruiremo in un pianeta in crisi?
«Oggi il giardino è ben più di un semplice idillio romantico. I giardini sono diventati luoghi d’avanguardia, ambiti in cui si sperimentano la giustizia sociale, la biodiversità e un futuro sostenibile» sostengono le curatrici e i curatori di Garden Futures. Designing with Nature, grande mostra che inaugurerà il prossimo 24 marzo presso il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, poco fuori da Basilea.
Organizzata dal museo stesso insieme alla tedesca Wüstenrot Foundation e al centro culturale neerlandese Nieuwe Instituut, l’esposizione si focalizzerà sul passato, il presente e il futuro del giardino moderno, attraversando epoche e discipline — dall’architettura all’arte paesaggistica, dall’urbanistica al design, dalle arti visive all’attivismo — in un allestimento progettato dal duo italiano Formafantasma.
Suddivisa in quattro sezioni, che affrontano l’argomento da diverse prospettive — simbolica e filosofico-religiosa, sociale e culturale, politica e urbanistica, artistica e futuristica—, la mostra si propone come un’esplorazione immersiva di un tema, quello del giardino, che offre molteplici e affascinanti spunti di riflessione per capire, di fronte a decine e decine di opere e progetti, ciò che siamo stati, ciò che siamo, e soprattutto ciò che saremo.

© Rijksmuseum, Amsterdam
(courtesy: Vitra Design Museum)

© SLUB Dresden / Deutsche Fotothek, Germany
(courtesy: Vitra Design Museum)

Foto: Romain Laprade, 2020
(courtesy: Vitra Design Museum)

© Weleda Archive
(courtesy: Vitra Design Museum)

Foto: Howard Sooley, 1993
(courtesy: Vitra Design Museum)

© Vitra Design Museum
Foto: Jürgen Hans
(courtesy: Vitra Design Museum)

© Embru-Werke AG
(courtesy: Vitra Design Museum)

© Alexandra Kehayoglou
(courtesy: The National Gallery of Victoria e Vitra Design Museum)

© Studio Céline Baumann
(courtesy: Vitra Design Museum)