Nel 1981 un incendio mandò in cenere parte degli stabilimenti produttivi di Vitra, celebre azienda svizzera di arredamento fondata nel 1950 da Willi Fehlbaum, che aveva iniziato con un negozio di mobili a Basilea. Lì dove sorgeva la vecchia fabbrica, a Weil am Rhein, sul confine tra Germania, Svizzera e Francia, ne è stata costruita un’altra, che ben presto è stata affiancata da altri edifici, commissionati negli anni a grandi nomi dell’architettura, fino a creare un vero e proprio campus, che da allora è in perenne evoluzione e trasformazione.
Tra le strutture presenti c’è il Vitra Schaudepot — letteralmente “deposito di esposizione” — un archivio, disegnato dagli architetti Herzog e de Meuron, che ospita parte della collezione del vicino Vitra Design Museum e presenta un’esposizione permanente di circa 400 pezzi che hanno fatto da storia del design dal XIX secolo a oggi.
Ogni anno lo Schaudepot viene riorganizzato, così da offrire prospettive sempre nuove sulla collezione permanente, coinvolgendo anche designer, artiste e artisti nel dar forma al nuovo assetto. In quest’ottica, Vitra ha invitato la designer olandese Sabine Marcelis a rivoluzionare l’archivio, e lei ha deciso di andare a evidenziare un aspetto in particolare, cruciale per tutto il design moderno e contemporaneo: il colore.
«Il nostro mondo è pieno di colori» spiega l’azienda. «Le sue varie sfumature scatenano emozioni, aiutano a orientarsi, indicano funzioni o pericoli e segnano identità culturali, politiche, professionali o religiose. Sebbene ognuno di noi percepisca i colori a modo suo, tutti le epoche e le culture hanno simboli e tradizioni contraddistinti da specifiche sfumature. Questo è uno dei motivi per cui i colori giocano un ruolo centrale nella progettazione di interni, nella moda e negli spazi pubblici. Ma i colori che scegliamo per i nostri abiti e le nostre case rivelano anche predilezioni personali e tendenze contemporanee. Alcuni architetti, artisti e designer usano persino la gestione del colore come segno distintivo: basti pensare a Le Corbusier, Yves Klein o Hella Jongerius».
L’idea che ha avuto Marcelis è tanto semplice quanto efficace: riordinare tutte le centinaia di opere presenti in base alla tinta, creando un flusso cromatico che rimescola stili, scuole, periodi storici, autrici e autori e punta l’attenzione su contrasti e tonalità, mostrando anche come si comporta un colore su differenti materiali e superfici.
L’installazione — che inaugurerà il 14 maggio e rimarrà visibile per due anni — si intitola Colour Rush!, espressione che può essere tradotta come “corsa ai colori”, “flusso di colori” o “l’assalto del colore”.
Oltre ai pezzi dello Schaudepot ci saranno anche oggetti e documenti storici e contemporanei che illustrano come designer di epoche diverse hanno affrontato il tema del colore.

(© Verner Panton Design, Vitra Design Museum, Verner Panton Estate | courtesy: Vitra Design Museum | foto: Andreas Sütterlin)

Från Cannes-Mougin, 1963
(© e courtesy: Vitra Design Museum | foto: Andreas Sütterlin)