«Pensa a Dalì. Lui fa un lavoro molto dettagliato sulla tela per creare un effetto complessivamente surreale; molto spesso il surrealismo si crea in un contesto di dettagli realistici che, visti nel complesso, vanno a formare qualcosa di surreale» diceva lo scrittore statunitense Jeff VanderMeer — autore della meravigliosa e consigliatissima Trilogia dell’Area X dove fantascienza, ecologia e horror si incontrano — in un’intervista di Tim Small pubblicata su Il Tascabile qualche anno fa. Sono andato a cercarla e a rileggermela (e inevitabilmente mi è saltata addosso anche la voglia di riprendere i romanzi) quando ho visto PLSTC, un cortometraggio del regista francese Laen Sanches che in qualche modo mi ha ricordato le atmosfere dei libri di VanderMeer.
Già autore del pluripremiato Miss Daisy Cutter e di un brillante video-“Frankenstein” composto da spezzoni di film, Sanches, che lavora ad Amsterdam, ha messo in scena un incubo in cui dettagliatissime creature marine si rivelano in realtà fatte di plastica: sono ibridi viventi/morenti che evocano l’orrore cui stiamo condannando la vita sottomarina. Per crearli, la fantasia del regista ha puntato sul surrealismo “connaturato” nei sistemi di Intelligenza Artificiale, che hanno disegnato gli inquietanti esseri protagonisti del cupo filmato. Composti da cellule e polimeri intimamente fusi assieme, in alcuni casi sembrano essere usciti dal pennello di Francis Bacon.
«Non guarderete più la plastica nello stesso modo» dice Sanches, che spiega anche come il suo PLSTC sia forse uno dei primi cortometraggi animati realizzati con filmati generati dall’intelligenza artificiale.