Tesori d’archivio: decine di capolavori del cinema polacco d’animazione restaurati e messi online

Così com’è stato per la cosiddetta “Scuola d’illustrazione polacca”, che lasciò il segno a livello internazionale nell’ambito dell’editoria per l’infanzia e soprattutto dei poster, anche l’arte dell’animazione, in Polonia, raggiunse il suo apice nel dopoguerra, quando, paradossalmente, tutti i limiti tecnici, finanziari e soprattutto di libera espressione delle proprie opinioni portarono a un fiorire di invenzioni, sia a livello narrativo (puntando sull’allegorico, il simbolico, il surreale) sia a livello stilistico e tecnico.
Dai primissimi, rudimentali tentativi di inizio ‘900, quando un cineasta e appassionato entomologo come Władysław Starewicz realizzò dei cortometraggi in stop-motion con pupazzi di insetti da lui stesso costruiti, e passando per un periodo di intensa sperimentazione durante gli anni ’20 e ’30, l’esordio di una vera e propria “Scuola d’animazione polacca” si fa generalmente risalire al periodo tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, con autori come Zenon Wasilewski, Jan Lenica e Walerian Borowczyk, che ebbero modo di sfruttare — specialmente dopo la morte di Stalin, nel 1956 — un’atmosfera di relativa libertà creativa.

A partire dagli anni ’60 l’arte dell’animazione — destinata non solo all’infanzia ma anche a un pubblico adulto — raggiunse in Polonia la sua “età dell’oro”.
Anche il resto del mondo si accorse di questo meraviglioso panorama artistico, e sulle opere delle registe e dei registi polacchi cominciarono a piovere premi. Fu sempre grazie all’animazione che il paese ottenne il suo primo premio Oscar: andò a Tango, di Zbigniew Rybczyński, nel 1982, pochi anni prima del crollo dell’blocco sovietico, che ebbe un duro impatto su tutta l’industria nazionale dell’animazione.

Frame da “MRS. TWARDOWSKA”, di Lechosław Marszałek, Polonia, 1955
Frame da “THE FILE”, di Witold Giersz, Polonia, 1966

Ora, grazie a un progetto nato nel 2018 dalla collaborazione tra il Polish Film Institute, il Warsaw Documentary and Feature Film Studios e lo Studio Filmow Rysunkowych — che hanno restaurato e digitalizzato centinaia di lungometraggi, documentari e film d’animazione —, gran parte della storia del cinema animato polacco è a disposizione di tutte e tutti, gratuitamente, su un’apposita piattaforma: 35mm.online.
Il sito è un vero scrigno di tesori, suddiviso in sezioni, tra cui quella dedicata all’animazione e quella che contiene corti e serie animate per bambine e bambini.
I filmati di queste due sezioni vanno dagli anni ’50 ai primissimi anni 2000, anche se la maggior parte del materiale risale agli anni ’60 e ’70, quelle in cui uscirono capolavori assoluti.

Molti dei corti sono senza dialoghi, quindi non si pone il problema di comprensione. Ad ogni modo ogni singola opera è — laddove necessario — sottotitolata in inglese.
Gran parte dei video si può fruire liberamente. Solo in alcuni rari casi ci siamo imbattuti in titoli che, probabilmente per questioni di diritti internazionali, non potevano essere consultati. In altri casi è necessario iscriversi al sito (che resta comunque gratuito).

Frame da “THE BIRD”, di Ryszard Czekała, Polonia, 1968
Frame da “RE – THE GOD OF SUN”, di Henryk Ryszka, Polonia, 1970
Frame da “COLOURFUL CIRCLES”, di Stefan Janik, Polonia, 1972
(fonte: 35mm.online)
Frame da “BANQUET”, di Zofia Oraczewska, Polonia, 1976
(fonte: 35mm.online)
Frame da “THE BIG BREAKTHROUGH”, di Krzysztof Dębowski, Polonia, 1977
(fonte: 35mm.online)
Frame da “TAPESTRY XVIII”, serie di corti animati diretta da Andrzej Czeczot, Polonia, 1979
(fonte: 35mm.online)
Frame da “THE TILLER”, di Marian Cholerek, Polonia, 1981
(fonte: 35mm.online)
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