Projekt 26: un negozio online dedicato ai poster polacchi dagli anni ’50 a oggi

Dopo la seconda guerra mondiale, dietro quella che noi occidentali chiamavamo Cortina di ferro, si verificò un fenomeno quasi paradossale: mentre le libertà personali venivano soffocate, quando non del tutto negate, nel campo delle arti visive i professionisti della grafica e dell’illustrazione riuscirono a ritagliarsi uno spazio enorme per la sperimentazione.
Dissuasi dal seguire stili e mode che venivano a galla nei paesi capitalisti, ed esentati dal doversi adeguare alle richieste del mercato, gli artisti ebbero quindi la possibilità di cercare e trovare una loro peculiare strada, seppur lontani dal mondo delle belle arti — spesso considerate dal partito come borghesi e anti-rivoluzionarie.

Questo successe soprattutto ai confini del blocco sovietico, specialmente in Polonia, dove da un humus fatto di povertà e repressione germogliarono i semi di quella che, nel corso dei decenni, è diventata una vera e propria scuola, la cosiddetta Scuola d’illustrazione polacca, che lasciò il segno sia a livello nazionale che internazionale attraverso gli albi illustrati, le copertine dei libri e — in maniera particolare — i poster. Poster che non lanciavano solo messaggi di propaganda ma che pubblicizzavano anche eventi, concerti, spettacoli di teatro e di circo. E poi locandine per il cinema.

Andrzej Dabrowski, “Boxing Bear”, 1962 (courtesy: Projekt 26)
Andrzej Krajewski, “I Know You’re a Killer”, 1972 (courtesy: Projekt 26)

Nella Polonia del regime comunista, infatti, quando i film arrivavano dall’estero, le locandine venivano completamente ridisegnate e commissionate ad artisti che quindi avevano la licenza di reinventare e di esprimersi pienamente nel loro stile, con le loro idee, la loro ironia, la voglia di azzardare nello stile come nei concetti.

«Quando confronti i poster di artisti polacchi con quelli prodotti da colleghi internazionali, puoi vedere quanto erano innovativi e in anticipo sui tempi», scrivono Sylwia Newman e Harriet Williams, fondatrici del negozio online Projekt 26, specializzato proprio nella ricerca e nella vendita dei manifesti realizzati dai grandi maestri della grafica e dell’illustrazione polacca a partire dagli anni ’50.

Andrzej Krajewski, “Married Couple of the Year”, 1972 (courtesy: Projekt 26)
Maria (Mucha) Ihnatowicz, “Death in Venice”, 1973 (courtesy: Projekt 26)

Newman, che è cresciuta nelle campagne polacche, ha iniziato a collezionare poster una volta trasferitasi a Londra, dove ha stretto amicizia con Williams. È stato un manifesto appeso in camera di Sylwia la scintilla che ha dato vita al progetto, e oggi le due si occupano di trovare i più begli esemplari, sia quelli sopravvissuti a decenni di storia sia quelli più recenti.

Oltre ad ammirare il grande talento degli autori, sul sito di Projekt 26 si può anche provare una strana sensazione di estraneità in ciò che invece ci è familiare. Succede in particolar modo con le locandine dei film italiani: abituati come siamo ad associare titoli, registi e storie a un certo immaginario visivo, vederli ripensati con la lente di un immaginario completamente diverso crea una sorta di affascinante frattura temporale.

Franciszek Starowieyski, “Kraksa”, 1974 (courtesy: Projekt 26)
Hanna Bodnar, “Deps”, 1974 (courtesy: Projekt 26)
Krzysztof Nasfeter, “Hostess”, 1976 (courtesy: Projekt 26)
Jerzy Flisak, “The Little Prince”, 1977 (courtesy: Projekt 26)
Jakub Erol, “Orchestra Rehearsal”, 1980 (courtesy: Projekt 26)
Mieczyslaw Wasilewski, “Big Trouble in Little China”, 1988 (courtesy: Projekt 26)
Andrzej Krajewski, “Blues Brothers”, 2012 (courtesy: Projekt 26)
(courtesy: Projekt 26)
(courtesy: Projekt 26)
Un messaggio

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