Tesori d’archivio: i motivi decorativi floreali di inizio ‘900 di Édouard Bénédictus

Nato a Parigi nel 1878 in una famiglia ebrea di origine olandese, forse discendente del grande filosofo Spinoza, Édouard Bénédictus crebbe col passione per le arti: disegnava, dipingeva, rilegava libri, componeva musica, e avrebbe voluto proseguire per quella strada se non fosse stato per sua zia Judith Gautier — figlia dello scrittore, giornalista e critico letterario Théophile Gautier —, che fu molto convincente nel dissuaderlo a intraprendere quella che considerava come una carriera inutile e ad instradarlo sulla via della scienza.
Bénédictus andò quindi a studiare in Germania, per poi ritornare in Francia a lavorare nel campo della chimica senza però abbandonare mai davvero le sue ambizioni creative.

Fu mentre sistemava il suo laboratorio, facendo probabilmente spazio per mettersi a dipingere, disegnare o suonare, che lo scienziato arrivò alla sua più grande invenzione, che lo fece passare alla storia e che tuttora salva migliaia di vite, soprattutto quelle di chi guida. Fu lui, infatti, a sviluppare il vetro stratificato — o “vetro di sicurezza” —, quello che quando si rompe non produce grossi e pericolosi frammenti ma che rimane sul posto formando quel tipico disegno a ragnatela che vediamo quando si spaccano il parabrezza di un’auto o una vetrina.
Era il 1903, e successe che un barattolo di vetro accidentalmente cadde e si ruppe. I pezzi, che normalmente avrebbero dovuto disperdersi, restarono invece fermi. Sorpreso, Bénédictus si accorse che sul barattolo era rimasta della celluloide da un precedente esperimento (inventata mezzo secolo prima dal chimico britannico Alexander Parkes, la celluloide è uno dei primi materiali plastici). Sul momento il chimico-artista, che all’epoca aveva all’incirca 25 anni, archiviò quella inaspettata rivelazione in un angolino del cervello. Ci tornò solo in seguito, quando lesse la notizia di due giovani donne uccise da alcuni pezzi di vetro in un incidente d’auto.
«Ero, dopo la mia cena, in piena riflessione su questi due incidenti, quando, all’improvviso, senza alcuna preparazione di alcun genere, l’immagine del mio barattolo si è sovrapposta, pallidamente illuminata in “sovrapposizione” sul fregio — sempre in movimento — della vita» scrisse Bénédictus sul suo diario. Quella sera stessa andò in laboratorio è creò il primo prototipo di vetro stratificato — uno strato di cellulosa incollata tra due di vetro — che brevettò nel 1909.

Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)

Nel 1911 Bénédictus fondò la Société du Verre Triplex, e cominciò a fare affari anche fuori dalla Francia. Fu tuttavia solo durante e dopo la Prima guerra mondiale che il mondo si rese davvero conto dell’importanza di quell’invenzione, usata prima per le maschere antigas e poi sui parabrezza delle automobili Ford, che introdussero il vetro stratificato nel 1919, rendendolo poi di fatto lo standard per tutta l’industria.
Nel frattempo Bénédictus continuava a destreggiarsi in due mondi, quello della scienza e dell’industria e quello dell’arte. Nel 1900 partecipò all’Esposizione internazionale di Parigi come incisore di cuoio, nel 1902 entrò a far parte della Società degli artisti decoratori e più o meno nello stesso periodo diventò membro della Société des Apaches, congrega di musicisti, scrittori ed artisti francesi di cui faceva parte anche Ravel.
Di lui il grande e controverso scrittore Louis-Ferdinand Céline — del quale Bénédictus fu testimone di nozze nel 1916 — disse: «Ho avuto un amico, Bénédictus, un ebreo che insegnava al Museo delle arti decorative. Per di più era un inventore e un mistificatore cabalistico e rocambolesco».
Tra il 1918 e il 1920 — mentre si destreggiava ancora tra provette e vetri — disegnò scenografie e costumi per molti spettacoli teatrali. Finché, proprio nel ’20, a 42 anni di età, decise di ritirarsi dall’attività di chimico per immergersi completamente nelle arti, in primo luogo quelle decorative.

A partire da quel periodo Bénédictus si focalizzò soprattutto sulla creazione di motivi per carte da parati e tessuti, abbracciando l’estetica Art Déco e collaborando con alcune tra le più importanti aziende tessili dell’epoca, tra cui Tassinari & Chatel e Brunet-Meunié et Cie (qui un meraviglioso esempio del suo lavoro).
Oggi molte delle sue opere — tra disegni, pattern e tessuti — sono conservate presso il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, donate nel 1939 dalla sua vedova, la cantante Violette Gounin, e si possono ammirare online.
Negli anni prima della morte, giunta nel 1930, lavorò a diverse pubblicazioni con delle raccolte di disegni decorativi: una di esse si intitola Variations: Quatre-Vingt-Six Motifs Décoratifs En Vingt Planches e, come suggerisce il titolo, contiene 86 motivi in 20 tavole. Una copia del volume è stata digitalizzata e restaurata in digitale dal sito Rawpixel, che ha messo online tutte le pagine, liberamente consultabili e anche scaricabili in alta risoluzione.

Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
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Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
(fonte: rawpixel.com)
Édouard Bénédictus, “Variations Quatre Vingt Six Motifs”
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