Il “Past Continuous” di Alex Urso: un’installazione realizzata coi materiali d’archivio del progetto maltese Magna Żmien

Classe 1987, nato a Civitanova Marche e cresciuto a Ripatransone — un paesino di appena 4mila anime, conosciuto per la sua splendida vista che abbraccia le verdi colline del Piceno spaziando dall’Adriatico ai Sibillini, nonché per ospitare quello che viene considerato il più stretto vicolo d’ItaliaAlex Urso è partito da lì per costruire, tappa dopo tappa, una bella carriera nel mondo dell’arte contemporanea, “campo da gioco” in cui oggi interpreta il triplice ruolo di artista, curatore e critico.
Con alle spalle una formazione in letteratura e filosofia, prima all’Università di Macerata e poi a quella di Bologna, seguita da un lungo periodo di studio e di lavoro tra Milano (all’Accademia di Brera) e la Polonia (all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e alla National Gallery of Art), Urso ha modellato negli anni uno sguardo che, come quello che offre la collina dov’è cresciuto, gli ha permesso di osservare il panorama dell’arte da una posizione privilegiata, affinando il gusto di spaziare tra linguaggi, luoghi ed epoche.
Se come curatore ha intrecciato rapporti tra l’arte contemporanea italiana e quella polacca e ha organizzato la “più piccola biennale del mondo” a Guadalupe, isoletta delle Antille Francesi; e se come critico ha firmato centinaia di articoli su riviste online e non (tra le altre cose, da sette anni collabora con Artribune, scrivendo di arte e di fumetti), quando indossa il “cappello” dell’artista Urso in realtà non si toglie mai del tutto gli altri due, coltivando una ricerca artistica all’insegna dell’utilizzo e del riutilizzo di materiali d’epoca, tra opere altrui e reperti anonimi di vita quotidiana d’altri tempi.

«Sono legato a tutto ciò che gira intorno all’appropriazionismo» aveva raccontato tempo fa in un’intervista alla rivista Italian Factory Magazine. «Questa operazione di dislocamento delle immagini non è fine a se stessa, ma mi serve per stabilire un contatto con un autore passato, creando un gioco di corrispondenze tra le epoche. […] Sono un mediatore, una specie di traghettatore. Sono un rappresentante della cultura “istituzionalizzata” che si guarda indietro e riconsidera in modo critico l’atteggiamento selettivo della storia dell’arte, ridando nuova funzione a ciò che era — per qualche motivo — stato dimenticato».
Sul solco di tale ricerca, Urso ha riportato alla luce otto collage degli anni ’70 di un non meglio identificato Monsieur G., assemblato dei “collage spaziali” mescolando elementi naturali reali e immaginari (Impossible Nature), accostato vecchie foto di donne e miniature di uccelli (Were we once lovers?), inserito i dannati del quattrocentesco Giudizio Universale di Hans Memling tra i fiori (A study on “The Last Judgment of Hans Memling”) e rappresentato il sistema dell’arte contemporanea come una giungla in una serie di diorami (Welcome to the Jungle).

Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)

Tra i suoi ultimissimi lavori ce n’è uno particolarmente interessante, in mostra in queste settimane a Malta, presso lo Spazju Kreattiv de La Valletta.
Si intitola Past Continuous — come il tempo verbale inglese usato per parlare di azioni in corso di svolgimento nel passato — ed è frutto di una residenza di due settimane presso il Valletta Design Cluster e di lunghe ricerche tra gli archivi di Magna Żmien, un progetto nato nel 2017 per digitalizzare e preservare materiale fotografico, video e audio sulla vita quotidiana dell’isola maltese, proveniente da raccolte private e non.

Usando gli elementi della collezione di Magna Żmien, Urso ha di fatto «trasformato un archivio storico in un terreno di gioco per bambini» — come lo definisce il comunicato stampa della mostra (che rimarrà allestita fino al 5 dicembre 2021) — e ha lavorato su diverse serie di opere in cui il passato, decontestualizzato, si intreccia con il presente.
Mentre nella galleria dei loop video mostrano scene di vita quotidiana che arrivano direttamente dagli scorsi decenni di storia maltese, ci si imbatte in vecchie fotografie dalle quali sono state tolte le figure principali, che ritornano tuttavia — presenze a metà tra il fantasmagorico e il virtuale — grazie alla realtà aumentata, che permette a visitatrici e visitatori di svelare, per l’istante in cui si passa di lì, le silhouettes cancellate.
Ecco poi una serie di collage tridimensionali — spesso presenti nei lavori dell’artista — in cui frammenti di immagini, posti su diversi livelli, compongono scenari impossibili con elementi catturati da differenti contesti. E infine ci sono i cubi: centinaia di cubi, ben 900, fatti di carta e costruiti a partire da singole foto provenienti anch’esse dal progetto Magna Żmien. Un po’ pixel e un po’ gioco di costruzioni, sono delle “rimaterializzazioni” dei tesori d’archivio digitalizzati, e invitano chi passa di lì a usarli per costruire e disfare, mettendo in cortocircuito il concetto di spazio, di tempo e di relazione, giustapponendo, affiancando e impilando in temporanee connessioni tasselli di vite passate che non hanno alcun rapporto le une con le altre.

«È qualcosa di naturale cercare poesia nei frammenti più distratti e inosservati del quotidiano» diceva Urso nell’intervista succitata. Con Past Continuous quella poesia non è solo evocata e donata allo sguardo e alla sensibilità del pubblico, ma diventa materiale vivo, da scombinare e ricombinare con le proprie mani.

Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
Alex Urso, “Past Continuous”, 2021
(courtesy: Alex Urso)
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