Stop: la nuova edizione del concorso di illustrazione Tapirulan ci invita fermarci

È ormai tradizione che ogni anno Fabio Toninelli, esimio presidente dell’associazione culturale Tapirulan di Cremona, mi chiami per parlami dell’uscita della nuova call del grande concorso per illustratori e illustratrici che organizza insieme a tutte le altre persone che fanno parte dell’associazione.
Solitamente non riusciamo mai a parlarci al primo colpo — lui telefona, io non sento, o sto facendo altro, e quindi richiamo più tardi, trovando magari lui impegnato, e, insomma, capita il classico ping-pong, che potremmo del tutto evitare con una bella e classica mail ma, appunto, è ormai tradizione, e quindi entrambi carichiamo di una certa importanza il sentirci viva voce in occasione del buona novella.

Fabio non è uno che la tira per le lunghe, e dunque la telefonata è generalmente breve: prima i soliti convenevoli, poi si passa al concorso, che ogni anno ha un tema affidato a sola parola — le ultime edizioni, scorrendo indietro nel tempo, sono state Utopia, Super, Caos, Ciao, Ciak, SOS —, quindi tanto evocativo da solleticare l’immaginazione di illustratrici e illustratori ma abbastanza vago da aprirsi a mille interpretazioni diverse.
Trattandosi di singole parole, il caro Toninelli, che è un navigato uomo di spettacolo, lascia sempre un pausa a effetto dopo «quest’anno il tema è…», così che riesci a immaginartelo, lì davanti a te, aprire idealmente un sipario per presentare il “signor (o signora) tema dell’anno”, con l’occhio di bue che s’accende e tutto quanto.
A quel punto se ne rimane zitto, per gustarsi appieno la reazione, lasciando che il tema appena svelato si faccia largo per il canale udivo, risalga per il tronco cerebrale, s’infili nel talamo e poi si goda un bel giro per la corteccia, in cerca di connessioni, ricordi e mappe mentali.
Ti pare quasi di sentirlo, dall’altra parte del telefono, degustare col piglio dell’assaggiatore professionista di olio evo quell’istante di silenzio.

Fabio Toninelli — che intervistai qualche anno fa — durante l’inaugurazione di “X”, la mostra legata alla presentazione del Calendario 2015 di Tapirulan
(foto: Fabio Foggetti | courtesy: Tapirulan)

Ed eccoci allo scorso 12 luglio, che cadeva di lunedì: squilla il telefono, io ce l’ho giusto sottomano, non sono alle prese con operazioni a cuore aperto e quindi rispondo immediatamente, cogliendo di sorpresa Fabio. Lui però è svelto a riallacciare tutti i neuroni mandati temporaneamente in pausa per l’aspettativa di non raggiungermi al primo colpo, e passa subito ai convenevoli. Un paio di minuti dopo siamo al dunque: «quest’anno il tema è…» — un secondo, due — lo sento e lo vedo, dall’altro capo della linea, allargare le braccia e afferrare lentamente la corda che apre il sipario: le tende si aprono: «STOP».
Canale uditivo, tronco cerebrale, talamo, corteccia: lo STOP di Fabio chiama a raccolta tutti gli STOP che conosco e che abbia mai conosciuto: ecco me in macchina con mia madre che imparo a leggere i cartelli stradali; eccomi che quasi cado dal motorino per la frenata improvvisa; ecco le palette dei vigili; ecco il tasto dello stereo a cassetta — uno sdang ogni volta che premi stop — Stop that train / vulimm saglì / ‘stu treno puosto a nuje non c’o dà; avanti veloce: panico, fermate tutto, pandemia, decreti ministeriali, discorso di Conte, ci fermiamo, si riparte, ci ri-fermiamo, si ri-riparte.
Rido. Rido tantissimo. Rido di cuore. Contagio Fabio, che ride pure lui, mentre lo STOP, illuminato dall’occhio di bue rimane lì, sul palco, a sipario aperto, immobile.

Mentre il resto del mondo, dopo l’anno e mezzo che abbiamo passato, freme e scalpita per “ripartire” — qualunque cosa questo voglia dire — Tapirulan ci mette lo STOP, impone una sosta, che può essere tregua, pausa di riflessione, arresa, paralisi, ostacolo, appiglio, prezioso avvertimento.
Uno STOP che può essere fisico e mentale — «dov’è che dobbiamo andare?» e, soprattutto, «dov’è che stavamo andando?».
Alle autrici e agli autori spetterà il compito di dar corpo al concetto, rispettando il regolamento per partecipare al concorso e stando ben attente e attenti all’unico STOP che in questo caso conta davvero: quello della deadline, fissata al 25 ottobre 2021.

Come ogni anno, l’opera migliore vincerà ben 2500 Euro e chi l’ha realizzata sarà protagonista, nel corso della prossima edizione, di una mostra personale.
Tra tutte le illustrazioni, inoltre, ne verranno selezionate 48, che saranno esposte in un’esposizione che inaugurerà a Cremona nel maggio del 2022. Tra queste, 12 verranno scelte per il consueto calendario che pubblica Tapirulan, e una di esse si porterà anche a casa il Premio Popolare di 500 Euro.

Con Fabio, intanto, ci salutiamo. Ci sentiremo di nuovo, tra un po’ di mesi, quando tra le centinaia di STOP che arriveranno nella sede di Tapirulan usciranno fuori i vincitori e le vincitrici.

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