Ogni volta che qualcuno viene a trovarmi nel mio quartiere e mi svela di essere in terra straniera, si attiva in me quella parte che probabilmente da grande voleva fare la guida. Partendo perciò dal fatto che tutta la responsabilità delle prime impressioni sul luogo in cui vivo è ora nelle mie mani, abbandono solitamente l’idea di portare il mio visitatore nei luoghi più inflazionati e lo trascino piuttosto tra stradine silenziose, villette a schiera, giardini da spiare dietro le inferriate e alberi che sporgono dai quali rubare frutti nella stagione giusta. Mi invento un luogo che ho creato con le mie abitudini, le mie preferenze, certi ricordi e lo apro agli altri.
Immaginando di voler replicare questo mio strano esperimento ma volendo approcciarlo da soli e magari anche in città dove siete voi gli stranieri, c’è un oggetto che merita di essere portato con voi. Si tratta del nuovo progetto di Virginia Viapiano pubblicato da Frab’s Publishing: Urbarïum Semen, un taccuino da viaggio cittadino per catalogare come un botanico del XVIII secolo le vostre scoperte. Grazie alle sue pagine e al vostro contributo, ci si trasforma da turisti a “urbaristi”.

Se l’attività vi è nuova, all’inizio ci sono i quattro passi che ogni urbarista solitamente compie: uscire di casa e esplorare; perdersi a osservare, ascoltare e annusare; annotare e catalogare sul taccuino le proprie scoperte; ricordare i propri viaggi risfogliando le sue pagine. Ovviamente vi servirà una matita — che Urbarïum porta in dono con sé — e del glutinum (per i più contemporanei: nastro adesivo). Le parole sono spesso in latino, avrete oramai capito, ma in fondo che lingua usano tutt’ora i botanici per distinguere le varie specie?
Anche per la catalogazione e la classificazione, non siete lasciati soli: ci sono ampi spazi per riprendere in mano l’arte del disegno e della descrizione, ma soprattutto ci sono famiglie e specie in cui catalogare le vostre scoperte.
Lo stile si alterna tra quello stilizzato dei simboli, per aiutarvi a calarvi ancora di più nel ruolo dell’urbarista e che ricorda quello delle rune, e le risonanze rappresentate dalle piante inserite da Virginia tra alcune pagine, tutte piante che tendono a muoversi.

A proposito di muoversi, a noi questa estate toccheranno distanze molto brevi, questo è chiaro, ma con un oggetto così non sembra affatto un peccato se dovessimo rimanere incastrati nelle nostre città.
Dimenticavo, esiste una seconda versione, chiamata Nobilis Editio e al suo interno, oltre al taccuino e alla matita, c’è anche del washi tape, due poster e un sacchetto di semi di girasole.

