Non ci sono ancore date precise per la riapertura delle sale cinematografiche. Si parla di dimezzare i posti, di orari differenziati per gli ingressi, di prenotazioni solo attraverso app, e c’è chi pensa già ai drive-in (quando dovremmo incominciare a rivedere la mobilità e a riorganizzare le città per renderle più a misura d’uomo — sia in funzione di aumentare gli spazi a disposizione per far stare lontani gli uni dagli altri i pedoni, sia con l’idea di ridurre le emissioni, visto che la crisi climatica nel frattempo non si è mica risolta — fa sorridere e rabbrividire che per qualcuno possano esistere soluzioni che prevedano un invito a usare le automobili).
In attesa di delucidazioni e aggiornamenti, quel che è certo è che l’intera industria cinematografica — già in fase di grandi trasformazioni soprattutto per via delle piattaforme di streaming — è sulla soglia di ulteriori mutamenti epocali.
Altrettanto certo è che il cinema, inteso come il grande schermo e la sala, manca a molti, moltissimi (nelle nostre interviste de L’arte di starsene a casa il fatto di “andare a vedere un film al cinema” è uscito più volte tra le attività e i posti che mancavano di più agli intervistati).
Mai come quest’anno, dunque, quel «riportando il cinema alla gente e la gente al cinema» che da anni è sia la missione che lo slogan de La Guarimba International Film Festival, suona tanto speranzoso quanto amaro.

Murillo è anche l’ideatore della scimmia-mascotte del festival (courtesy: La Guarimba International Film Festival)
Giunto alla sua 8ª edizione, quello fondato da Giulio Vita e Sara Fratini nella piccola cittadina calabrese di Amantea, e diventato uno dei più importanti festival internazionali dedicati ai cortometraggi, dovrebbe tenersi il prossimo agosto, dal 7 al 12, con un fittissimo programma di oltre 170 corti da tutto il mondo, selezionati tra più di un migliaio.
Si farà? Non si farà?
«Siamo in attesa delle decisioni governative», dicono Vita e Fratini, che nel frattempo hanno diffuso le tante locandine che, come ogni anno, nello spirito cosmopolita che caratterizza il festival, sono state realizzate da artisti di differenti nazionalità, ciascuno col proprio stile, col proprio immaginario e nella propria lingua.
Gli autori sono Mikel Murillo (Spagna), Aicha El Beloui (Marocco), Yeye Weller (Germania), Valeria Weerasinghe (Italia), Federico Manzone (Italia), Ramón Amorós (Argentina), Meredith Jensen (Stati Uniti), Juan Molinet (Argentina), Andra Badea (Romania), Bistra Masseva (Bulgaria), Konrad Czernik (Polonia) Helena Bonastre (Spagna), Gizenth (Colombia), Sara Cifuentes (Colombia) e Raman Djafari (Germania).
Murillo, che oltre a essere l’autore della locandina ufficiale è anche il “padre” della scimmia-mascotte de La Guarimba, ha lavorato sul tema della crisi ambientale. «Tematica molto cara al festival», sottolineano gli organizzatori, “che dal 2018 porta avanti il progetto Cambur, l’anima ecologica de La Guarimba. Nel delicato momento in cui tutti ci troviamo, l’immagine di Murillo conferma la missione del festival, sempre più convinto del potere che la cultura e il cinema hanno nelle trasformazioni che vorremmo vedere nel mondo».
Le opere saranno anche protagoniste di una mostra — sicuramente online, offline si vedrà.