Via Fucini 5: la seduta di Vito Nesta ispirata all’atrio di un palazzo milanese

«Milano è una città coinvolgente, che si mostra ma contemporaneamente si cela. È al tempo stesso intima, magniloquente e raffinata. Com’è possibile che una città che ha esportato il suo design in tutto il mondo abbia taciuto delle copiose ed esuberanti entrate dei suoi palazzi? La sua complessa eredità modernista è documentata e riprodotta in innumerevoli pubblicazioni, eppure questa peculiarità che la contraddistingue, gli ingressi, sono passati quasi del tutto inosservati».

Così scriveva l’art director tedesco Karl Kolbitz nell’introduzione a Entryways of Milan – Ingressi di Milano, volume pubblicato da Taschen che raccoglieva, per la prima volta tutte assieme, fotografie dei meravigliosi, talvolta bizzarri atrî dei palazzi milanesi costruiti tra gli anni ’20 e gli anni ’70: un patrimonio unico al mondo di architettura, design e decorazione di interni — per quanto, appunto, celato ai più, e nascosto in bella vista agli occhi degli stessi milanesi che, come scriveva Clara Miranda Scherffig su IL, «passano ogni giorno di fronte e attraverso uno spazio spesso sottovalutato della loro città».

(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)

Ed è un atrio milanese, anche questo inimmaginabile dall’esterno, che ha ispirato la nuova seduta Via Fucini 5 del designer Vito Nesta.
Nesta, che collabora con aziende come Cadriano, Devon & Devon, Effetto Vetro, Riva 1920, Roche Bobois e Sanbonet, è pugliese di origine ma milanese d’adozione, e proprio a un pezzo della sua Milano ha dedicato il progetto, che si chiama come via e numero civico di uno storico edificio dietro al cui portone si svela una imponente vetrata.

I disegni di quella vetrata hanno suggerito a Nesta le forme della panca, mentre il rivestimento in raso richiama il pavimento stile terrazzo.
Realizzata per Tappezzerie Druetta, la seduta è una delle protagoniste della mostra Adorno: Crossovers, allestita durante la London Design Fair appena conclusasi e curata, per la sezione italiana, da Francesco Mainardi e Annalisa Rosso. Quest’ultima racconta anche da dove arrivano i colori di Via Fucini 5: «si ispirano a Gio Ponti, che nel 1952 intitolava un articolo scritto per una rivista Tutto nel mondo deve essere colorato. ‘Getta un pavimento rosso per tutta la casa, un lago di fuoco, e pareti e soffitti bianchi, e tende rosse, o gialle, o rosse e gialle. Gamma bellissima. Ed anche accenti verde (smeraldo)’ scrive Ponti. Gli stessi colori sono stati istintivamente scelti da Vito Nesta per il suo progetto».

(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
(courtesy: Vito Nesta)
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