Alla mezzanotte del 2 febbraio mancavano appena quindici giorni, e ancora il problema del punto di verde non era risolto. Verde elettrico? Verde brillante? Verde bottiglia? Verde smeraldo? Verde foresta? Di sicuro, non verde marcio. Verde Islam, poi, nemmeno a parlarne.
Il 28 dicembre, seduto in poltrona davanti al caminetto che nel palazzone di via XX Settembre riscaldava Quintino Sella nelle serate più rigide, il ministro dell’Economia era andato dritto proprio a quel punto.
«Le nuove banconote saranno verdi. Il capo dice che il verde dev’essere dominante, magari con un po’ di giallo. Ma solo un po’. niente blu o azzurro. Rosso, appena quello che serve per ricordare la nostra bandiera».
È un passaggio, questo, tratto da uno dei primi capitoli di 02.02.2020 – La notte che uscimmo dall’euro, romanzo di fantapolitica scritto da Sergio Rizzo, giornalista e vicedirettore di Repubblica.
Nel libro, uscito nel settembre del 2018, Rizzo immagina il governo monocolore di un Partito Sovranista Italiano che è nato dalla fusione tra i due partiti di maggioranza — uno che assomiglia molto alla Lega, e l’altro ai Cinque Stelle — e che decide di uscire dall’Unione Europea e dalla moneta unica. La data riportata nel titolo è quella dell’entrata in vigore della nuova valuta, la Lira Nuova, che dopo poche ore crolla inesorabilmente.
Uno scenario, questo, che oscilla dal fantastico al possibile, in un’Italia, quella reale, che solo fino a qualche anno fa avremmo fatto fatica a immaginare in questa situazione, sia a livello politico che — soprattutto — sociale.
Uno scenario che ha anche ispirato a due studentesse della Libera Università di Bolzano, Anna Tomelleri e Fiorella Rossi, l’idea di provare a progettarle queste Lire Nuove per la futura, becera Italia sovranista.
Il progetto, che si intitola In Soldoni, nasce durante il corso di Comunicazione visiva tenuto da Pietro Corraini insieme a Emanuela De Cecco ed Emilio Grazzi, che hanno chiesto agli studenti di ragionare “al limite”, cioè su un concetto portato agli estremi.
Tomelleri e Rossi sono dunque partite dal romanzo di Rizzo e hanno analizzato il dibattito politico attuale, tradotto poi nei simboli e nelle immagini proposte per le Lire Nuove.
«Il progetto si ispira a eventi di attualità e a sensazioni che questo periodo storico-politico ci trasmette. Le banconote trattano i punti cruciali che caratterizzano i vari programmi sovranisti in Italia e nel resto d’Europa, tra cui la difesa e la tutela del cittadino, il controllo dell’immigrazione, la protezione dell’economia interna e la preservazione radicale dell’identità nazionale culturale e religiosa», spiegano le due studentesse, che hanno svolto una ricerca sulle iconografie delle banconote — dalle vecchie Lire italiane agli won della Corea del Nord, passando per quelle valute vittime di tassi d’inflazione mostruosi, come la moneta di emergenza emessa dalla Turingia (e progettata dal grande Herbert Bayer) negli anni ’20, o l’ormai celebre banconota da 100 trilioni di dollari dello Zimbabwe.
Nel creare le Lire Nuove, Rossi e Tomelleri hanno scelto di farle di grandi dimensioni, come capitava in epoca fascista, e di dare a ciascuna banconota un’identità ben precisa: quella da 1 milione (con cui immaginano di poter acquistare un paio di drink, l’equivalente degli odierni 10 Euro) si basa sul concetto di famiglia tradizionale; quella da 2 milioni sul lavoro; quella da 5 milioni sull’immigrazione e la burocrazia; quella da 10 milioni sulla difesa e il controllo.
A fare da controcanto alla figure sul fronte ci sono i paesaggi sul retro: le chiese a indicare le radici cattoliche; l’industria, l’allevamento e l’agricoltura; il mare e la pesca; le Alpi, confine che ci separa dal resto dell’Europa.
Per l’immagine in filigrana, invece, le due giovani designer hanno scelto la testa dell’Italia turrita, mentre i simboli che figurano sulla fascia olografica sono quelli della lira (lo strumento), lo stivale gigante sopra un piccolo globo, e una città piena di torri di difesa.
Proprio nei simboli, però, c’è anche l’ironica e sovversiva critica ai deliri sovranisti.
Andando a guardare più da vicino, infatti, si notano che quelli sul fronte delle banconote, che sono gli stessi che compongono l’Emblema della Repubblica Italiana — la stella delle Forze Armate, il ramo d’ulivo della pace e della fratellanza internazionale, il ramo di quercia della forza e della dignità delle genti italiane, e la ruota dentata del lavoro e del progresso — contrastano con i microsimboli che costituiscono alcune delle campiture sul retro: il filo spinato, il fiocco nero segno di lutto e della commemorazione delle vittime delle tragedie, il simbolo del movimento femminista, il teschio tipico delle sostanze tossiche e pericolose.
«Abbiamo puntato a valorizzare al massimo i dettagli micro e la stampa in rilievo, ottenuta con la stampante UV», mi hanno raccontato Tomelleri e Rossi, che hanno fatto un bellissimo lavoro ma che, ne sono sicuro, sperano anche loro che quello della Lira Nuova rimanga solo un progetto universitario.