Le microplastiche sono deliziose? La tesi di laurea di Laura Mocellin è un albo illustrato sui pericoli dell’inquinamento da plastica

Pare che ciascun essere umano, ogni settimana, ingerisca tanta plastica quanta ce n’è in una carta di credito1. Ripeto: ogni settimana! E non ce ne accorgiamo neanche perché quelle che entrano nel nostro corpo attraverso il cibo e l’acqua sono le cosiddette microplastiche, cioè particelle di materiale plastico di diametro inferiore ai 5mm.
I danni — per la nostra salute e per quella dell’ambiente tutto — sono enormi, addirittura incalcolabili, soprattutto a lungo termine. Tra le conseguenze disastrose di questo inquinamento tanto subdolo (perché quasi invisibile) quanto pervasivo ci sono le ripercussioni sulla riproduzione di molte specie, e non solo quelle marine: anche la fertilità umana sembra destinata a un quasi inevitabile declino a causa delle plastiche stesse e delle sostanze in esse contenute.

Dopo aver letto un articolo su questo tema, sconcertata da quanto appreso, la giovane designer Laura Mocellin ha deciso di realizzare il suo progetto di tesi in design presso la Libera Università di Bolzano proprio attorno a questo argomento, declinandolo però in un formato e un linguaggio pensati per un pubblico giovanissimo, quello di bambine e bambini, andando dunque a realizzare un albo illustrato che potesse unire divulgazione e narrazione.

(courtesy: Laura Mocellin)

Classe 1998, nata e cresciuta a Vicenza, Mocellin è una grande appassionata di albi per l’infanzia, che le hanno tenuto compagnia fin da bambina, continuando ad affascinarla anche una volta diventata grande: «dopo essermi destreggiata per cinque anni nello studio del latino, inglese, tedesco e persino del cinese» racconta lei, «ho deciso di intrecciare l’opportunità offerta dalla conoscenza delle lingue con il fascino che l’arte, l’illustrazione, il design hanno sin dall’infanzia suscitato in me. Ed è così che mi sono iscritta alla Facoltà di Design e Arti presso una rinomata università trilingue quale è l’Università di Bolzano».

La tesi, dal titolo Le microplastiche son deliziose, è un vero e proprio libro illustrato, molto interessante a livello grafico, narrativo e di progettazione editoriale.
Ho chiesto all’autrice di raccontare il lavoro fatto, e mi auguro che qualche casa editrice possa interessarsi a quest’albo e — perché no — decidere di farlo arrivare sugli scaffali delle librerie.

(courtesy: Laura Mocellin)

Le microplastiche son deliziose è un albo illustrato di divulgazione scientifica pensato, in primis, per giovani lettori e lettrici. È il racconto di un’allegra ma catastrofica traversata compiuta da cinque paperelle di una brillante plastica gialla che, seguendo le correnti turbolente dell’Oceano Pacifico, termina in un bagno domestico. Attraverso curiosi incontri, solcando le diverse “acque” del pianeta, esse osserveranno l’ubiquità dell’inquinamento causato dalle microplastiche, nonché il terribile impatto che tali frammenti compiono sugli organismi. Man mano che si sfogliano le pagine si scoprirà se questi giocattoli “ribelli” riusciranno a adattarsi al presente per navigare verso il futuro e attraversare i tempi come attraverseranno l’oceano.

(courtesy: Laura Mocellin)

L’idea di affrontare tale questione è nata all’inizio del secondo semestre del mio terzo e ultimo anno accademico. Ammetto di aver affrontato la sfida sin da subito con entusiasmo, nonostante l’entità del lavoro e la complessità degli argomenti trattati provenienti da “pile e “pile” di studi pubblicati in rinomate riviste scientifiche internazionali. Un grande entusiasmo che è stato accolto e alimentato dai miei relatori, il professor Gianluca Seta della Facoltà di Design e Arti e il professor Luigimaria Borruso della Facoltà di Scienze e Tecnologie: un connubio rivelatosi perfetto nello sviluppo e nella realizzazione dell’intero progetto.

L’origine dell’interesse nei confronti dell’inquinamento ambientale causato dalle microplastiche deriva dalla lettura di un articolo sconcertante. Pubblicato sull’inserto mensile Pianeta 2021, dedicato ai temi della difesa della Terra e della sostenibilità per il Corriere della Sera, esso lancia un grave allarme dagli Stati Uniti. Si afferma, infatti, che l’accumulo di plastica e della conseguente diffusione di microplastiche, in concomitanza con le sostanze chimiche presenti in essa, sta provocando un declino della fertilità nell’essere umano volto al peggioramento in una prospettiva futura. L’articolo presenta, inoltre, l’ultimo saggio della pluripremiata epidemiologa statunitense S. H. Swan intitolato Count Down. Frutto di centinaia di pubblicazioni, le sue conclusioni colpiscono con una brutale forza apocalittica, stabilendo l’anno 2040 quale limite temporale prima che la situazione precipiti drasticamente incidendo in modo notevole sulla capacità di una coppia sana di concepire naturalmente.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

Le fasi della ricerca

Nella fase iniziale della ricerca mi sono focalizzata, dunque, sugli aspetti della questione concernenti l’essere umano, rendendomi conto ben presto che tali ripercussioni colpiscono, già da tempo, un’ampia varietà di specie.
Su consiglio anche dei miei relatori, ho ampliato quindi la problematica alla diversità degli organismi e agli habitat coinvolti dall’inquinamento delle microplastiche. Quest’ultime costituiscono una minaccia per la riproduzione, la crescita e lo sviluppo di un’ingente quantità di organismi viventi, di cui ne ho selezionati sei oltre all’essere umano. Essi vivono in ecosistemi talvolta anche molto lontani dalla civiltà umana, ma contraddistinti tutti dalla presenza dell’acqua, filo conduttore della storia, nonché uno dei principali veicoli di diffusione delle microplastiche e degli interferenti endocrini presenti in o intorno ad esse.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

L’espediente narrativo

Per compiere la traversata navigando sulle diverse “acque” del pianeta in rotta verso i diversi organismi, ho scelto una paperella dalla brillante plastica gialla, anzi cinque. Una scelta ispirata ad un fatto di cronaca avvenuto nel ’92 in cui si narra che un’ingente quantità di animali di plastica galleggianti furono improvvisamente vittime di un naufragio avvenuto nell’Oceano Pacifico settentrionale, mentre attendevano di raggiungere le vasche da bagno di migliaia di bambini. Con il passare degli anni, questi giocattoli “ribelli” raggiunsero le coste di numerose nazioni permettendo agli oceanografi di trasformarli in dati scientifici per compiere studi sull’andamento delle correnti dell’intero pianeta.
Un espediente narrativo, la paperella, che difatti è anche un oggetto iconico e alquanto comune, ma pur sempre un prodotto realizzato interamente in plastica e immaginarla dunque galleggiare sulle turbolente acque dell’oceano desterebbe qualche preoccupazione. In realtà, l’albo sottolinea che è nel momento in cui essa, come qualsiasi altro rifiuto in plastica, si disgregherà in migliaia di piccoli frammenti che diverrà un ulteriore enorme pericolo. Si trasformerà, infatti, in microplastiche.

(courtesy: Laura Mocellin)

L’ossimoro

Ma le microplastiche sono veramente deliziose come suggerisce il titolo?
La risposta è un banale e intuitivo «no». Le microplastiche sono delle particelle di plastica minuscole, talvolta microscopiche, che possono comunque contenere o attirare, sulla loro superficie appiccicosa, composti chimici che sono in grado di interferire con processi biologici quali riproduzione, crescita e sviluppo di numerosi organismi compreso l’essere umano. Tali frammenti hanno ormai raggiunto ogni fessura del pianeta e non solo, trovati perfino nella placenta umana.
Non casualmente, l’utilizzo di un’unica ristretta gamma cromatica scaturisce dall’intenzione di esprimere l’ubiquità del problema. A fronte di questa drammatica situazione, ho deciso di interpretare le microplastiche come delle golose prede colorate, talmente minuscole da confondersi e apparire paradossalmente “deliziose” per gli organismi che si imbattono in esse. Le sensazioni di grottesco e inverosimiglianza, di cui il titolo ne esprime l’ossimoro sono suscitate prevalentemente dal contrasto tra il crudo contenuto del testo e la vivacità delle illustrazioni.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

La struttura

Nelle sue 140 pagine illustrate, la storia si dipana in sette episodi chiamati “tappe” per ricondurre all’idea della traversata compiuta dalla flotta di paperelle e di cui l’ultima, che vede come protagonista l’essere umano, rappresenta una conclusione del racconto alquanto sorprendente e sconcertante.
La trama si articola, inoltre, in due livelli di lettura. Il primo è rappresentato dalle tappe dedicate ognuna ad un organismo e al crudele impatto che le microplastiche provocano all’interno della sfera riproduttiva, della crescita o dello sviluppo della sua specie. Il secondo mostra, invece, il percorso compiuto da quei “terribili” frammenti per raggiungere quel determinato ecosistema al termine di ogni episodio. Si scopre così che l’albo va letto in due direzioni: tenuto in orizzontale sfogliando le pagine verso l’alto per proseguire, anche in profondità, la traversata intrapresa dalle paperelle e in verticale per scoprire il viaggio compiuto dalle microplastiche.

(courtesy: Laura Mocellin)

L’albo si apre con una breve introduzione sulla definizione di microplastiche e di interferenti endocrini propedeutica alla lettura. Viene svelato subito dopo che una flotta di cinque paperelle si è ritrovata improvvisamente immersa nelle frenetiche acque dell’Oceano Pacifico senza un motivo né una spiegazione. A quel punto però tornare indietro non era più possibile e allora l’unica scelta è quella di affidarsi a loro in questa odissea navigando tra le tappe della mappa, piegata tra le pagine iniziali, e le pagine dell’albo illustrato alla ricerca di microplastiche “deliziose”.
Più che una mappa geografica si tratta piuttosto di un indice dei contenuti utile a proseguire il racconto con informazioni spazio-temporali e una legenda per comprendere i simboli riportati nei due livelli di lettura.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

La trama

Tappa 1
Il curioso caso dell’Euritene plasticus

L’orientamento verticale dell’albo illustrato porta il lettore, sin dal primo capitolo, laggiù in fondo negli abissi della Fossa delle Marianne, dove la luce del sole non arriva e non c’è niente da fare o da vedere in realtà. Ci sono solo misteriose creature come un minuscolo crostaceo chiamato Euritene e “deliziose” microplastiche che sotto forma di bocconcini fluttuanti scendono lentamente nascondendosi nell’oscurità di quelle acque profondissime e inesplorate. E sono così tante ad essere rimaste imprigionate nei tozzi corpi di tutti i membri della famiglia dell’Euritene che il loro “cognome” è diventato plasticus.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

Tappa 2
L’asilo dei piccoli pesci

Nel secondo capitolo, una delle cinque paperelle, divisa dalle altre dalla brusca corrente, visita sottosopra un asilo di piccoli pesci tropicali che sfrecciano tra i coralli delle acque superficiali delle Hawaii. Abbandonate dai loro terribili genitori, le uova e le larve di questi pesci vanno alla deriva come piccole lanterne. Tra queste, un pesce sergente maggiore tenta con fatica, sin dalla nascita, di sopravvivere con una dieta a base di microplastiche che probabilmente ridurrà la quantità di uova che un giorno sarà in grado di dare alla luce.

(courtesy: Laura Mocellin)

Tappa 3
La maestra della fuga

Avvicinandosi, nella terza tappa, alle coste occidentali degli Stati Uniti, una delle tre paperelle rimaste scorge un granchio talpa che cerca con non poca difficoltà di nascondersi in un buco gorgogliante scavato nella sabbia bollente di South Beach, in Oregon. All’arrivo di un’onda essa fa spuntare i suoi occhi peduncolati e le sue antenne piumate per catturare pezzi fluttuanti di kelp, detriti e un’ampia varietà di microplastiche che fuoriescono dai granelli di sabbia e che impediranno alle sue uova di svilupparsi abbastanza da riuscire a schiudersi.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

Tappa 4
Candida come la neve

La quarta tappa è immersa nella neve della costa orientale della Groenlandia, con i ghiacciai che scintillano in lontananza e le ultime due paperelle, che dopo un lungo e freddo viaggio, si scontrano contro una lastra di ghiaccio punteggiata da pozze di acqua blu. È un fresco giaciglio per un giovane esemplare di orso polare che si gode una candida neve di microplastiche. Scoprirà ben presto, tuttavia, di avere ossa troppo deboli per potersi accoppiare a causa di tutti quei frammenti incastonati nei ghiacci e sparsi nelle acque del Mar Glaciale Artico che ha involontariamente ingerito.

(courtesy: Laura Mocellin)

Tappa 5
Controcorrente

Dopo essersi divise di fronte all’Europa, una paperella raggiunge, nella penultima tappa, le coste meridionali del Galles dove per qualche decina di metri riesce a nuotare nelle acque dolci del fiume Wye. Sopra un sasso scuro osserva un merlo acquaiolo golabianca che alza e abbassa la coda con impazienza mentre scruta alcune larve di libellula deposte sul fondale piene di microplastiche che avveleneranno la dieta dei suoi pulcini.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

Tappa 6
Sotto il tappeto verde

L’ultima tappa della traversata vede l’ultima paperella spingersi fino alla foce del fiume Reno per rimanere presto bloccata in una zona paludosa nei pressi di Rotterdam. Si sente il gracidio delle rane ma si vede solamente un tappeto verde a chiazze, una vera invasione di lenticchie d’acqua. Minuscole piantine che galleggiano leggere sull’acqua dolce coprendo le microplastiche che si nascondono sotto quel fitto mantello color verde scuro danneggiando le radici che le assorbono per nutrirsene.

Nel corso del viaggio, qualche paperella si ritrova sott’acqua a testa giù, arenata sulla spiaggia o perdutamente dispersa. In ogni caso, una flotta di future microplastiche in attesa di divenire rappresentando un contribuito alla proliferazione di tale inquinamento. Al contrario, trasformazioni in siti di riciclaggio, fortuiti recuperi di “seconda mano”, nonché curiosi incontri con batteri giapponesi e funghi ostrica in grado di biodegradare alcune tipologie di plastica e sostanze nocive in esse contenute, mostrano delle eventuali, future soluzioni colme di speranza.

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)

La conclusione

Il salvataggio improvviso della paperella per mano di un bambino che la ripone finalmente sulla soffice schiuma di una vasca nel suo bagno domestico, segna la conclusione di questa odissea “allegramente catastrofica”. Ma è proprio in quel momento che si renderà conto di essere immersa in un “mare” di microplastiche che sgorgano persino dal rubinetto.
Il libro si conclude, pertanto, con una riflessione sul mondo “fatto di plastica” in cui vive la famiglia di esseri umani e il futuro allarmante che potrebbe attenderli. Tuttavia, nonostante la crudezza dell’argomento trattato che culmina con queste ultime pagine, a delineare il finale viene proposta la domanda «e tu ci credi?».

Essa è stata ispirata dal laboratorio di lettura che ho organizzato nella scuola primaria del comune in cui abito e in occasione del quale alcuni bambini della classe terza, con la fronte un po’ corrugata, mi hanno chiesto se la trama fosse il completo frutto della mia immaginazione. Le potenzialità della domanda non sono da riporsi nella risposta in sé, bensì nella capacità di incoraggiare una riflessione sulla lettura appena compiuta e sulla situazione reale che coinvolge inevitabilmente ogni generazione ed evitando di imporre un unico finale. Talora il contenuto de Le microplastiche son deliziose risultasse completamente irreale quanto appare, i lettori e le lettrici possono confrontarsi e lasciarsi sopraffare da una ricca bibliografia degli studi scientifici che io stessa ho consultato e che ne dimostrano purtroppo la sua veridicità.

(courtesy: Laura Mocellin)

Le prospettive future

In una prospettiva futura, al di fuori del progetto universitario, ritengo che il mio albo illustrato, oltre alla capacità di favorire una lettura individuale o condivisa con i propri genitori, potrebbe essere utilizzato anche come strumento durante le lezioni scolastiche, ad esempio le ore di scienze nella scuola primaria sotto la guida dell’insegnante e in concomitanza con gli argomenti scolastici trattati. Per il momento, Le microplastiche son deliziose aspira ad aprire nuovi orizzonti su una tematica tanto grave quanto fondamentale, a bambini, ragazzi, adulti, “a tutti i cercatori” a cui il progetto è stato, sin dalle prime pagine, dedicato.


Crediti
Studentessa: Laura Mocellin
Relatori: Gianluca Seta e Luigimaria Borruso
Libera Università di Bolzano
Laurea triennale in Design

(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
(courtesy: Laura Mocellin)
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