Nel secolo scorso, da giovane, avevo ipotizzato il (mio) suicidio come modo possibile di evitare il problema della pensione. Il che dà ragione della diffidenza che ho maturato poi nei confronti delle costruzioni teoriche (almeno le mie). Più avanti, e più ragionevolmente, complice Adriano Mei Gentilucci, vagheggiavo di ritirarmi nelle Marche, a mangiar tagliatelle al ragù e a scolare bicchieroni di Lacrima. Poi, invece, in questo secolo, la mia vita professionale è andata diventando sempre più interessante, così mi sono passate le paturnie. Nel 2000, quando il futuro è passato, ho smesso di fumare e, sempre con Adriano, abbiamo cominciato a produrre il calendario che quest’anno arriva alla ventesima edizione. Un esperimento riuscito di autoproduzione (quando ancora non si chiamava così) e, per me, l’occasione ripetuta di riflettere sul lavoro fatto e di individuare le direzioni in cui mi sarebbe piaciuto muovermi. Sempre guidato dalla frase di Cocteau, in cui mi è capitato di inciampare non so come e non ricordo quando, che dice: “stile è cercare di non averne uno senza riuscirci”.
XXS raccoglie i 320 disegni pubblicati sul calendario in questi venti anni.
Mettendoli insieme non mi sono addormentato…
A scriverlo è Guido Scarabottolo che, oltre a essere uno dei più grandi illustratori e grafici contemporanei, ha la rara capacità di riuscire a scrivere esattamente come disegna: andando fin dentro all’anima delle cose pur restando apparentemente in superficie, dando l’aria di voler sbrigare rapidamente l’incombenza — di spiegare, di illustrare — ma al contempo dimostrando come l’essenzialità sia frutto di un duro, durissimo lavoro di sintesi, del segno come delle parole. Tutto è proprio dove dovrebbe stare e nel modo in cui dovrebbe essere. E quando tutto è proprio dove dovrebbe stare e nel modo in cui dovrebbe essere, il tempo non importa più.
Questo è evidente in tutta l’opera di Scarabottolo: nelle stampe come nelle copertine e nelle sculture. Ed è ancora più evidente nel progetto che più di tutti gli altri è legato al tempo: il calendario. Prodotto fin dal 2000, è diventato un pezzo di culto e un appuntamento fisso per tutti coloro che negli anni hanno avuto l’onore di riceverlo o la fortuna di trovarlo.
Non sto a raccontarne la genesi perché l’ha fatto lui stesso poc’anzi. Aggiungo solo un’altra massima “scarabottoliana”: ««Farlo [il calendario, ndr] è una cosa da contadini: raccolgo tra i frutti di quello che ho “seminato” durante l’anno quelli che mi sembrano più promettenti, e li mostro, li porto al mercato, direi, se la parola non fosse divenuta così odiosa. È anche un modo di capire se l’annata è stata buona ed è un modo di difendersi dal passare del tempo, abbandonando quello lineare per quello ciclico, che si lascia sopportare meglio».
18 anni e 20 calendari dopo il primo, di frutti ce ne sono in abbondanza, ancora incredibilmente freschissimi, quasi fossero stati appena raccolti. 320 tavole che per la prima volta sono state messe assieme in un libro e in una mostra, XXS, che, come suggerisce il sottotitolo, è davvero “un disegno lungo venti anni”, e dà puntualmente (a proposito di tempo) l’idea della grandezza di un autore che ama prendersi gioco di sé fino al punto da chiamare un’esposizione che presenta un collage di 7mq di tutti i disegni — e il relativo catalogo di 648 pagine — come l’etichetta di un vestito per gente poco più che trasparente: XXS, extra-extra small.
La mostra avrà come cornice (e non poteva essere che quella) la Galleria l’Affiche, in via Unione 6, a Milano, dove il 22 novembre verrà presentato il libro che, dopo l’evento, sarà in vendita nella sede di via Nirone 11.
Per le tagliatelle al ragù e la Lacrima di Morro d’Alba con le quali Guido Scarabottolo e Adriano Mei Gentilucci pianificavano di passare il loro buen retiro marchigiano per fortuna dovremo ancora aspettare.
XXS
Guido Scarabottolo. Un disegno lungo venti anni
QUANDO: 22 novembre 2018 | 18,30
DOVE: Galleria l’Affiche | via dell’Unione 6, Milano
INFO: facebook | affiche.it