Come sono diventate rare, le principesse da salvare!

Intervista ad Alice Piaggio

Tutti sanno che ho una mia personale idiosincrasia (tra molte altre) per le storie in rima.
Non mi dispiacciono quelle del passato, ma nelle storie attuali le apprezzo poco. Forse perché in pochi sanno eguagliare la bravura di Roberto Piumini, Bruno Tognolini o Guido Quarzo (senza dimenticare, ovviamente, Gianni Rodari).
Devo dire però, che l’ultimo libro di Alice Piaggio mi è piaciuto invece moltissimo. Credo che Il cavaliere errante, appena uscito con Edizioni Clichy, sia il suo libro più bello.
Mi è venuto in mente che forse, anche se ci conosciamo da diversi anni, non l’avevo mai intervistata. Così ne ho approfittato per farle qualche domanda.

Ciao Alice, come stai? Dimmi subito: dall’alto dei tuoi monti svizzeri (lo so, pur essendoci nato, ho anche io una visione stereotipata della Svizzera, per cui ti immagino pastorella tra le pecore), non ti manca mai Genova?

Sì, moltissimo.

Scherzi a parte, tu ti si trasferita in Ticino già da un paio di anni. Questo ha influito sul tuo modo di lavorare?

In realtà sono già 5 anni che vivo in Svizzera e devo ammettere che poco è cambiato rispetto quando vivevo giù a Genova: stessi ritmi con panorami differenti. 
Il vero stravolgimento della mia vita c’è stato solo dopo la nascita dei miei figli, ma, anche se all’apparenza non sembra, sono una persona abbastanza organizzata e quindi sono sempre riuscita a continuare a lavorare.

Veniamo al tuo ultimo libro. Se non sbaglio, è il primo di cui sei anche autrice?

Il secondo! Il primo è stato Quando il signor Tordi perse il cappello pubblicato per Risma e uscito nel 2020. Anche quello in rima. Sì, sono recidiva.

Ti confesso che dopo aver cominciato a leggere il libro sono tornato a guardare la copertina per cercare chi lo avesse scritto! Insomma, non sospettavo che tu covassi questo talento per la rima! Raccontaci un po’ come è nata la storia.

Che piacere sentirtelo dire, grazie mille! Tuttavia, ho il dovere di condividere il merito della qualità delle rime con miei genitori: senza il loro prezioso aiuto non so se sarei riuscita a confezionare da sola rime così divertenti e allo stesso tempo perfettamente baciate. 
Tornando alla storia del Cavaliere, posso dirti che è rimasta nel cassetto per quasi 8 anni, essendo nata mentre studiavo ancora all’ISIA.
Mi era balenata l’idea di un lungo drago che scorreva tra le pagine e di un piccolo cavaliere che lo inseguiva, ma non avevo ancora ben chiaro che epilogo dare alla storia. Come tutti i racconti cavallereschi non poteva mancare una principessa, ma non volevo un finale scontato, perciò mi sono detta: “E se per una volta fosse il cavaliere lo scocciatore di turno?” 
Le rime sono arrivate successivamente, inizialmente l’avevo immaginato come un silent book, ma parlandone con Maria Pia e la redazione di Clichy abbiamo ritenuto necessario che ad accompagnare le immagini ci fosse un testo. Così ho pensato alle rime e all’idea di richiamare un po’ lo stile dei poemi cavallereschi, ma in chiave divertente e ironica.

E da bambina, leggevi o ti leggevano, storie in rima?

Sì, molto spesso. Credo che la passione per le rime l’abbia ereditata proprio dai miei genitori che si dilettavano a scrivere buffe filastrocche su dei foglietti che poi si scambiavano, raccontandosi le vicende di una Cenerentola sposina (mia madre) che, da brava donnina di casa, nonostante lavorasse tutto il giorno, cucinava, stirava, metteva a nanna i bambini e accudiva il suo amato Principe Azzurro o, in alcune poesie, l’Architetto (mio padre):

Poi avevo un volume dei Quindici che era dedicato alle filastrocche, ma anche diversi giornalini del Corriere dei Piccoli, conservati da mio padre quando era bambino: li avrò letti e riletti centinaia di volte, probabilmente, e così ho iniziato a nutrire un certo interesse per le filastrocche e le storie in rima.

Ma che meraviglia! Senti, mi sembra che, rispetto ad altri tuoi libri, tu abbia cambiato un po’ l’impianto registico. Se nei libri precedenti predomina il gigantismo dei personaggi, qui c’è più paesaggio, più contesto. Sei d’accordo?

Sì, avevo voglia di fare qualcosa di diverso, volevo dare più spazio all’ambientazione e al contesto, ma ammetto che non è stato semplice, perché avevo il timore di snaturarmi troppo.
Tuttavia, mi piaceva l’idea che il lettore potesse giocare a inseguire il lungo dragone e, allo stesso tempo, si perdesse tra pagine ricche di colori e strani personaggi, alla ricerca del cavaliere e del suo destriero.

Qua e là, per la prima volta, sfogliando le pagine del tuo libro (anche se forse ripensandoci avrei dovuto notarlo anche negli altri) ci ho visto qualcosa di Lele Luzzati. Essendo tu genovese, forse la domanda è scontata: sei stata influenzata dal suo lavoro, dalle sue scenografie o dai libri (o dai cartoni animati?).

Assolutamente, sono un’amante del lavoro di Luzzati e da bambina possedevo molti dei suoi albi illustrati. Per un breve periodo mi ero dilettata anche io nel collage con le carte preparate e ad oggi non mi dispiacerebbe sperimentare nuovamente con colla e forbici per riprendere il discorso.

In generale di che cosa ti nutri, dal punto di vista visivo? Libri, arte, illustrazione? Di che genere?

Libri, tanti libri, anche molto datati e che appartenevano ai miei genitori, ai miei nonni. Ultimamente mi sono innamorata dell’illustrazione folk russa del ‘900, così colorata, ricca di texture e personaggi stravaganti, che in qualche modo mi ricordano le miniature dei codici medievali (altra grande passione).
Mi rendo conto solo ora di quanti rimandi alle mie origini e al mio vissuto abbiano condizionato e contribuito alla realizzazione di questo libro: il riferimento a San Giorgio (simbolo della città di Genova), la mia passione per il Medioevo, le filastrocche lette dai miei genitori e la casa dove sono cresciuta, che con la sua torre e i suoi merli mi faceva sentire come una principessa nel suo castello.

Se non sbaglio, oltre che con i libri lavori anche con il packaging. Ci racconti un po’? sono molto curioso!

Ho lavorato con aziende vinicole per realizzare etichette di vini, ma anche con una boutique di sartoria per la quale ho realizzato pattern per tessuti, con cui poi sono state confezionate delle gonne. In generale collaboro con agenzie e aziende che cercano illustratori per dare nuovo smalto alla comunicazione dei loro prodotti, una politica relativamente nuova qui in Italia rispetto all’estero, visto che è recente l’utilizzo massivo dell’illustrazione nel campo del marketing del prodotto.

A questo punto, attendiamo il tuo terzo libro in rima! Nel frattempo, andrò a recuperare anche Quando il signor Tordi perse il cappello, che mi manca!

Alice Piaggio

Il cavaliere errante

Edizioni Clichy, 2024
40 pagine

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