Cristina al lavoro su una tavola (courtesy: Cristina Portolano)

Io sono Mare: intervista a Cristina Portolano sul suo nuovo fumetto

L’ultima volta che ho chiacchierato con Cristina Portolano, aveva appena pubblicato Non so chi sei, una graphic per adulti uscita per Rizzoli / Lizard. Ora Cristina torna con un crowdfunding per realizzare un progetto interessante, sempre fumetto, ma questa volta per bambini: Io sono Mare, insieme all’editore Canicola.

* * *

Come mai hai deciso di dedicare il tuo nuovo progetto ai bambini?

La mia voglia di fare un fumetto per bambini è nata dopo aver concluso Quasi signorina e mentre ero in giro a presentarlo. Ovviamente avevo già in mente anche il libro per adulti Non so chi sei, a cui ho dato la priorità, e adesso, dopo un anno di presentazioni in giro per l’Italia, posso finalmente concentrarmi su una nuova storia, stavolta per bambini.
Per me è importante iniziare a pubblicare per i più piccoli perché è a quell’età che si iniziano ad amare i libri e le belle storie. I lettori di domani vanno formati adesso, non dobbiamo sottovalutarlo.

Cristina Portolano, tavola di “Io sono Mare”, Canicola
(courtesy: Cristina Portolano)

Posso essere sincero? Quando ho letto dalla parte delle bambine, la prima cosa che ho pensato è stata: oh no, un altro libro di bambine eroiche? Voglio dire, all’inizio erano interessanti ma ora stanno diventando paradossali. In libreria c’è solo quello! E biografie scienziate. E libri su Frida Kahlo. Poi, leggendo meglio, mi sembra di capire che il tuo fumetto parli d’altro?

Esatto. Niente bambine rappresentate come più forti dei maschi. Niente stereotipi di genere e neanche il loro facile ribaltamento. Non c’è nessuna esplicitazione della forza femminile che vuole eguagliare quella maschile.
Mare non è una super bambina o una bambina che si sente maschio. Non vogliamo cavalcare onde del genere anche se bisogna dare il merito al progetto Storie della buonanotte per bambine ribelli di essere stato un apripista per questo tipo di riflessioni. E lo dimostra il fatto che sono nati come funghi tanti progetti simili, quelli di cui non se ne può più di sentirne parlare!

Cristina Portolano, tavola di “Io sono Mare”, Canicola
(courtesy: Cristina Portolano)

Allora, raccontaci un pochino la storia di questo fumetto: so che c’è una bambina e un suo amichetto che è un pesce… ma è praticamente la storia di Ponyo! [Lo ammetto, è una domanda insolente: ne approfitto perché siamo lontani e Cristina non può prendermi a bacchettate]

Nessun riferimento a Ponyo (pensavo che avresti tirato fuori più Alla ricerca di Nemo!).
La storia è di questa bambina, Mare, che inizia un viaggio insieme a questo suo amico, Franky, il suo pesce pagliaccio che esce dall’acquario e diventa gigante, oltre che antropomorfo.
Mare aiuta Franky a raggiungere la sua famiglia dove poi lì si trasformerà, troverà se stesso, e viceversa Franky aiuterà Mare a superare alcuni suoi limiti, come attraversare negli anemoni e non aver paura delle meduse e dei palloni gonfiati.
In questa bacheca Pinterest ho raccolto un po’ quelle che sono state le mie ispirazioni per questo fumetto.

Cristina Portolano, tavola di “Io sono Mare”, Canicola
(courtesy: Cristina Portolano)

Trovare se stessi e la propria identità, penso sia la cosa più difficile della vita. Qual è l’elemento nel tuo fumetto che pensi possa aiutare i bambini, e i loro genitori magari, in questo senso?

Sì, è una cosa difficile ma non impossibile se ci si accetta completamente, con le nostre contraddizioni, i nostri difetti e le nostre debolezze. Credo che ci siano vari elementi che possano aiutare una riflessione oltre che sull’identità, anche attorno alla sessualità, alla scoperta del proprio corpo, al cambiamento, e al desiderio. L’identità è un puzzle che ti devi comporre da solo, anche sulla base delle esperienze, delle relazioni, ma non possono essere elementi esterni “imposti” a condizionarti su come farlo.

Cristina Portolano, tavola di “Io sono Mare”, Canicola
(courtesy: Cristina Portolano)

Mentre procede il crowdfunding, tu stai già lavorando alle tavole. Come è stato per te, lavorare per i bambini?
Innanzi tutto ci hai pensato? Ti sei posta delle linee giuda da seguire? L’editore Canicola è intervenuto in qualche modo nella progettazione?

Assolutamente sì, ogni mio fumetto nasce da uno scambio di pareri continuo, sulle scene, sui dialoghi. Ovviamente io sono una narratrice e pubblicare con una casa editrice significa anche farsi guidare in un percorso dove non sempre sei autonomo. Così impari facendo.
Abbiamo avuto una progettazione serrata e per me la linea da seguire è: mai ridurre la complessità, mai banalizzare per cercare facili scorciatoie e, al contrario, cercare di rendere i mille spigoli del reale attraverso un racconto che possa essere sia semplice, per poter raggiungere lettori bambini, sia stratificato sul piano simbolico e metaforico, lavorando sull’immaginario di lettori potenziali di tutte le età.

Cristina Portolano, tavola di “Io sono Mare”, Canicola
(courtesy: Cristina Portolano)

Qual è, secondo te e per la tua esperienza, la differenza tra parlare con un adulto e parlare con un bambino di 5 anni?

La differenza sostanziale sta prima di tutto nelle immagini. Per i bambini devi essere quanto più chiaro, semplice e lineare possibile. L’obiettivo più difficile e alto sarebbe quello di arrivare sia ai bambini sia agli adulti. Nel mio fumetto ci sono due strati di lettura, il primo ovviamente alla portata dei più piccoli, dove leggono soltanto una storia, e il secondo dove l’adulto può vederci quello che solo con l’esperienza e conoscenze pregresse si può decrittare.

Cristina al lavoro su una tavola
(courtesy: Cristina Portolano)

Nel tuo fumetto parli di diversità. Secondo te (e questa volta invece, non voglio essere né insolente né polemico) non è un termine un po’ passato? A me piacerebbe sentire parlare più di varietà. Alla fine mi sembra che quando c’è un diverso, in qualche modo ammetti che ci sia uno che è normale, e quello diverso che lo è un po’ meno. Cosa ne pensi?

Secondo me non c’è varietà senza accettazione delle diversità. Poi sono anche d’accordo con quello che dici, che se c’è un diverso sembra si ammetta ci sia un “normale”, infatti in Io sono Mare emerge soprattutto una varietà di possibilità e la diversità è fonte di scoperta, non di contrapposizione a un concetto di pseudo-normale. Per dirti, è una piccolezza ma io ci tenevo a disegnarla così: anche Mare è umana… ma ha 4 dita!

* * *

Io sono Mare è un fumetto per bambini al quale potete contribuire partecipando alla campagna di crowdfunding a questo indirizzo:
ideaginger.it/progetti/dalla-parte-delle-bambine.html

(courtesy: Cristina Portolano)
(courtesy: Cristina Portolano)
(courtesy: Cristina Portolano)
(courtesy: Cristina Portolano)

editorialista
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