Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017 (foto: Frizzifrizzi)

Una straordinaria normalità: un libro racconta le ricette e l’atmosfera quotidiana in casa di Giorgio Morandi

Brodo e colori a olio.
Questi gli odori che accoglievano il visitatore quando entrava in casa Morandi. A destra c’era la cucina, regno delle sorelle, Annetta, Dina, Maria Teresa. A sinistra c’era la camera da letto, dove Giorgio Morandi lavorava, col cavalletto accanto alla finestra che dava sul giardino, e dove dormiva, in un letto che a vederlo oggi sembra davvero troppo piccolo per un uomo della sua stazza.

Gli odori contribuiscono a definire l’anima di un luogo. Quando si arriva in un posto nuovo, mentre gli occhi vagano alla ricerca di elementi familiari (e non) da registrare, il naso, strumento col quale esercitiamo il più primitivo tra i sensi, ne registra i profumi e immagazzina i dati nella memoria, gettando le fondamenta di quello che in seguito diventerà un ricordo.
Tra i ricordi di alcuni degli ospiti che entrarono in casa Morandi durante gli anni di attività dell’artista, c’era proprio quel peculiare binomio olfattivo.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

Brodo e colori, di nuovo. Cucina e studio. Nella geografia della casa di via Fondazza 36, a Bologna — che nel 1946 Mario Bacchelli descrisse come una via «dai portici bassi e dalle bottegucce scure, che hanno nelle vetrine oggetti che si direbbe nessuno debba mai comprare» — erano questi i due poli della vita familiare della famiglia Morandi. Il visitatore, occasionale o abituale che fosse, veniva inevitabilmente attratto dal secondo, essendo la cucina, come in ogni appartamento borghese, lasciata debitamente fuori dagli sguardi estranei.

Finché il pittore era ancora in vita, e anche dopo, furono in molti, da tutto il mondo, a chiedere di visitare lo studio: artisti, registi, uomini di cultura, politici. Il magnetismo di quel luogo — in qualche modo “sacro” — è evidente, soprattutto nel caso di un uomo che non amava viaggiare e che passò la maggior parte della sua vita tra quelle mura, dedicando quanto più possibile al lavoro il tempo che aveva a disposizione.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

Nel lavorare a questo libro ci siamo ritrovati anche noi vittime di questo magnetismo. Scrivo noi perché per una volta, la prima volta, l’autore di un libro di cui parlo sono io stesso. Ma il noi, qui, non è un cosiddetto plurale di modestia, comune in letteratura. Noi sono io ma è soprattutto Carlo Zucchini, che ha passato più di quarant’anni in casa Morandi, dieci mentre Giorgio era ancora vivo, e trenta frequentando le sorelle Morandi, Annetta, Dina e Maria Teresa, fin quando anche l’ultima, Maria Teresa, morì nel 1994, designando Zucchini Garante della Donazione delle opere di Giorgio Morandi al Comune di Bologna. E noi è anche l’associazione bolognese wonderingstars, che tre anni fa organizzò una serie di eventi, dal titolo aroundmorandi, allo scopo di raccontare quello che di Morandi è ancora vivo: nell’arte, nel design, nel cibo. È da lì che è partito tutto, anche il progetto per questo libro, dui cui ho avuto l’onore di curare i testi e scrivere l’introduzione.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi, pubblicato a fine novembre da Corraini, non è una biografia dell’artista né ambisce a svelare chissà quale retroscena. È, piuttosto, un mosaico di testimonianze, una raccolta di piccole annotazioni e aneddoti sui riti domestici, sulla vita e sui sapori di casa Morandi. Un percorso d’indagine, il nostro, che va a unirsi ai mille altri intrapresi negli ultimi cinquanta o sessant’anni sulla figura del pittore, ma che muove dall’ambito gastronomico.

Abbiamo provato a entrare in cucina, dunque, sostenuti nella ricerca dai documenti originali, dai ricordi di chi ha frequentato quella casa, ma soprattutto dal ricettario appartenuto alla madre e alle sorelle di Giorgio Morandi, con l’intento di avvicinarci alla (ho quasi paura a scriverla, questa parola) “verità” dei fatti. Ho scritto “avvicinarci” perché, come ama ripetere il maestro Zucchini, principale fonte delle testimonianze, dei documenti citati nel libro e degli oggetti fotografati, gran parte dei quali mai esposti prima d’ora, «Tanto dentro all’originale non ci andrà mai nessuno, è evidente. Lì c’è la sua opera a testimoniare».

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

Nel decidere come gestire e presentare il materiale abbiamo fatto una scelta, cioè di puntare i riflettori, quanto più possibile, su mamma Maria, su Annetta, su Dina, su Maria Teresa, le protagoniste della cucina, coloro che negli anni andarono a costruire il ricettario, ritrovandoci però immancabilmente a passare per lo studio, a parlare di Giorgio.

Gli anglosassoni hanno un’espressione molto efficace per indicare un problema lapalissiano ma di cui nessuno vuol discutere, ed è “avere un elefante nella stanza”. Ecco, noi non volevamo che il pittore diventasse quell’elefante e perciò abbiamo deciso di rimanere il più distante possibile dalle interpretazioni, scegliendo invece di procedere per frammenti e organizzando la struttura del libro non in maniera cronologica ma in base alla pianta dell’appartamento e al ricettario, partendo da un po’ più in basso, dalla strada, per poi entrare in casa, dirigerci in cucina, passare per il salotto, fare tappa della studio e poi uscire di nuovo, in un ideale tour (che in qualche modo rispecchia quello che i visitatori oggi possono fare nel Museo Casa Morandi, trovando tuttavia soltanto lo studio ricostruito filologicamente a partire dall’originale) in cui le ricette, gli oggetti e gli spazi diventano spunti da cui si diramano le annotazioni, gli aneddoti e le storie che abbiamo raccolto.

Un ruolo fondamentale, nel dare un senso a tutte queste “tessere” sparse che vanno a costituire il libro, ce l’ha la progettazione grafica, opera di Pietro Corraini con Giulia Semprini e Federica Ricci, con la collaborazione di Germana Luisi.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

È alla madre, Maria Maccaferri, che si deve la genesi del ricettario. Cuoca eccellente, aveva insegnato alle figlie a cucinare fin da piccole. Maria e le tre figlie cominciarono dunque prestissimo a cercare le ricette in giro da amici, parenti, conoscenti, e a raccoglierle dalle riviste dell’epoca.
Per loro il “raffinato” coincideva con un cibo magari anche usuale ma trattato con un’abilità e una cura da alta cucina.

In casa ciascuna delle sorelle aveva il proprio ruolo. Annetta era in cucina, ai fornelli. Lei era quella dolce, la massaia, la “tacita ancella”, in un certo senso. Dina, la più alta, era quella col carattere più forte, quella che riceveva gli ospiti più importanti, quella che cercava qualche sofisticheria. Era lei a capo del gruppo. Maria Teresa Morandi era la piccolina, amata da tutti: era la più silenziosa, apparentemente inesistente, ma quel silenzio le permetteva di apprendere tutto, dalla gestione della casa alla capacità di ricevere gli ospiti d’eccezione.

Tutte e tre, come il fratello, non si sposarono mai. E in casa, come ama ricordare Zucchini e come riporta anche il titolo del libro, c’era sempre un’atmosfera di assoluta — quanto straordinaria — normalità. Anche quando c’erano ospiti. Se si fermava qualcuno a pranzo o a cena le tavole erano sempre semplici ma eleganti: i tovaglioli enormi, le tovaglie bianchissime, come le stoviglie. Raramente usciva dalla vetrina qualche oggetto antico.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
(foto: Frizzifrizzi)

Nelle sue 224 pagine, in un volume che per formato ricorda sia un piccolo ricettario che un breviario, Una straordinaria normalità (che si può acquistare anche su Amazon) racconta tutto questo.

Le ricette, che a cucinarle oggi sicuramente possono apparire decisamente poco leggere, le abbiamo riportate così come sono, e sono accompagnate da piccoli spaccati della vita quotidiana in quella casa di via Fondazza e da alcuni oggetti appartenuti a Giorgio Morandi e alla famiglia: bottiglie, bicchieri, stampi, una zamponiera, frutti di marmo dipinto, una scatola di biscotti, occhiali da vista (che impressione tirare fuori gli occhiali di Morandi dalla loro custodia per fotografarli: un conto è maneggiare bottiglie, un altro è tenere in mano qualcosa che è stato indossato per anni da uno dei più grandi artisti del ‘900), un orologio da taschino, una scatola di colori…

Chi proverà a rifare alcuni dei piatti che si mangiavano in quella famiglia noterà che ci sono moltissimi dolci. I dolci erano infatti molto amati in casa Morandi. Soprattutto i biscotti, che le sorelle portavano a Giorgio, al pomeriggio, mentre lui lavorava.
Anche quando Giorgio Morandi morì e le sorelle, diventando anziane, cominciarono ad accontentarsi di piatti più semplici, la passione per i biscotti rimase. E in quella casa un po’ più vuota, mentre l’odore di colori a olio non si sentì più, quello di brodo, probabilmente, restò per molti anni.

Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, “Una straordinaria normalità – cucina e ricette in Casa Morandi”, a cura di wonderingstars, Corraini Edizioni, novembre 2017
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