Gli svincoli o, come li chiamano gli anglosassoni, spaghetti junction (per l’evidente somiglianza con uno dei nostri tesori gastronomici nazionali), dall’alto hanno un loro fascino—chi dovesse trovarcisi imbottigliato non sarebbe in effetti così d’accordo, ancora meno chi ci abita accanto.
Come per gli spaghetti, così per l’intrico di strade è molto complicato riuscire a venire a capo di cosa porti dove, di quali siano gli imbocchi e quali le uscite (chiedere a uno dei tanti pensionati che pigliano l’autostrada contromano). Ma un designer di Chicago, Nicholas Rougeux, specializzato nel semplificare ciò che è complesso o, meglio, a far sembrare quel che è complesso qualcosa di completamente diverso (ho già parlayo di lui per i suoi poster con alcuni romanzi celebri ridotti a pura punteggiatura), ha provato a risolvere la questione analizzando alcuni tra gli svincoli più arzigogolati del mondo—ne ha presi in esame 60—e ha utilizzato le informazioni prese da OpenStreetMap, liberamente consultabili, isolando di volta in volta ogni singola strada e assegnandole un colore diverso.

Il risultato è una serie di affascinanti stampe che, tolte auto e case e terreni, tolti caselli, furbetti che viaggiano nella corsia d’emergenza, serpentoni di camion, guidatori della domenica, lavori in corso, piazzole di sosta… tolto tutto quel c’è attorno, insomma, sembrano qualcosa di astratto, quasi una danza.
E in effetti Rougeux parla di “coreografie” e ha intitolato il progetto Interchange Choreographies .
Tutti i poster sono in vendita qui.
Per la cronaca: in rappresentanza degli spaghetti junction italiani c’è soltanto lo svincolo di viale Certosa, a Milano.







