Quando ci si imbatte per la prima volta in Darwin, di solito a scuola, la sua complessa teoria evoluzionistica ci viene solitamente frullata e semplificata nella famosa storia dei fringuelli delle Galápagos: Darwin è in viaggio sul brigantino Beagle, visita le Galápagos, gruppo di isole sull’Oceano Atlantico, al largo dell’Ecuador, scopre che sulle varie isole ci sono fringuelli con caratteristiche differenti, e conclude che tali cambiamenti siano da imputare all’evoluzione, che ha portato quegli uccelli a diversificarsi pur partendo da un antenato comune. (Tutto è bene quel che finisce bene, questa è l’evoluzione, chiudiamo il libro e facciamo merenda.)
In realtà le cose non sono andate proprio così. Durante il viaggio sul Beagle, Darwin era ancora molto lontano da quella che sarebbe diventata la teoria che lo rese famoso, e che ebbe modo di sviluppare solo anni dopo il ritorno in Inghilterra. Ancora giovane e inesperto, non si accorse nemmeno che quelli che stava osservando, documentando e raccogliendo erano in effetti tutti fringuelli, appartenenti alla stessa famiglia. A suggerirglielo, una volta a Londra, fu John Gould, che all’epoca era probabilmente il più esperto ornitologo che l’intero paese potesse vantare.

(restauro digitale di Nicholas Rougeux | fonte: c82.net)
Cinque anni più vecchio di Darwin, Gould nacque nel 1804 in un paesino del Dorset occidentale. Primogenito di una famiglia relativamente umile, imparò dal padre il mestiere di giardiniere e lo seguì quando egli venne assunto come caposquadra nei Giardini Reali del castello di Windsor. Dai suoi 14 anni fino ai 20, lavorò lì come apprendista sotto la supervisione del giardiniere reale, J. T. Aiton, che vide in lui del talento. In quel periodo, Gould sviluppò una grande passione per la tassidermia, che iniziò a praticare da autodidatta e che successivamente, appena lasciato Windsor, trasformò in un lavoro.
Aprì un laboratorio a Londra, grazie al quale entrò in contatto con buona parte della comunità scientifica dell’epoca, nel frattempo affinando sempre più le sue conoscenze zoologiche, in particolare quelle relative all’ornitologia. Anche in questa occasione le sue capacità non passarono inosservate e nel 1827 gli fu offerto il posto di curatore e di conservatore presso il museo della Zoological Society of London, fondata appena l’anno prima. Quel lavoro gli consentì di avere accesso alle migliori collezioni zoologiche del paese e fu per Gould un trampolino di lancio verso la fama come scienziato e come autore.
La prima occasione arrivò nel 1830, quando, insieme a Nicholas Aylward Vigors, all’epoca uno dei più grandi naturalisti inglesi, firmò A Century of Birds from the Himalaya Mountains, un ambizioso libro illustrato per il quale Vigors scrisse i testi. Fu Gould ad avere l’idea per la pubblicazione, ma non trovò editori disposti a finanziarla, così decise di mettere i soldi di tasca sua e far uscire l’opera in fascicoli destinati agli abbonati. L’impresa — la prima di molte altre avventure editoriali — si rivelò un buon successo.
Grandissimo conoscitore di uccelli, Gould non era però altrettanto bravo come disegnatore: lui si limitava ad abbozzare le immagini che poi sarebbero state protagoniste dei volumi, ma delle illustrazioni vere e proprie, così come delle incisioni, si occupavano altre persone. La principale autrice dei disegni per i quali ancora oggi Gould è acclamato fu sua moglie, Elizabeth Coxen. I due, che erano coetanei, si conobbero nel 1824. All’epoca lei lavorava come governante ma aveva alle spalle studi in pittura e illustrazione botanica. Gould e Coxen si conobbero grazie al fratello di lei, anch’egli tassidermista, e si sposarono nel 1829.
Inizialmente alle prese con le sole illustrazioni, Elizabeth imparò anche a incidere. Come insegnante ebbe Edward Lear, illustratore e incisore che già collaborava con il marito.

(restauro digitale di Nicholas Rougeux | fonte: c82.net)
Nel 1841 Elizabeth morì precocemente di febbre puerperale poco dopo aver dato alla luce l’ultimo dei loro otto figli (solo cinque dei quali sopravvissero all’infanzia) e il suo posto — non come moglie ma come autore principale dei disegni — fu preso da Henry Constantine Richter, che allora era giovane ma rispettato pittore specializzato in opere di carattere naturalistico.
Fu lui l’autore delle tavole di Monograph of the Trochilidae, or Family of Humming-Birds, una grande opera in cinque volumi, uscita tra il 1849 e il 1861, che Gould dedicò interamente ai trochilidi, meglio noti come colibrì (in realtà solo di recente, grazie a una ricercatrice, Christine E. Jackson, si è scoperto che fu proprio Richter l’autore delle illustrazioni. Gould infatti era solito non citare spesso i suoi collaboratori, moglie compresa: le tavole realizzate da lei le firmava come “J & E Gould”, quando in realtà lui aveva realizzato solo gli schizzi iniziali).
Il libro dei colibrì si può ancora oggi sfogliare integralmente online (volume I, II, III, IV e V, più un supplemento, dato però alle stampe dopo la morte di Gould, avvenuta nel 1881), ma il modo migliore per godere delle illustrazioni è la splendida operazione di restauro digitale a opera del “solito” Nicholas Rougeux, designer statunitense che da anni sforna ottimi progetti che vedono come protagonisti antichi libri illustrati.
In Humming-Birds, uscito in queste settimane, Rougeux presenta una riproduzione fedele di tutta l’opera, con ben 418 illustrazioni a colori che hanno necessitato di quasi 150 ore di restauro digitale.
Le immagini si possono liberamente scaricare e utilizzare, ma chi volesse finanziare il paziente e certosino lavoro del designer potrà acquistare uno dei due poster che Rougeux ha creato, ordinando per colore tutti gli uccelli.

(restauro digitale di Nicholas Rougeux | fonte: c82.net)

(restauro digitale di Nicholas Rougeux | fonte: c82.net)

(restauro digitale di Nicholas Rougeux | fonte: c82.net)