Probabilmente non siamo mai stati tanto immersi, dentro e fuori dal lavoro, in grafici e schemi di ogni genere. Dall’andamento dell’economia al tasso di gentrificazione causato dagli hipster in un quartiere, la visualizzazione grafica dei dati nudi e crudi è onnipresente, sempre più sofisticata e, in qualche modo, sexy (se fino a qualche anno fa dire «faccio infografiche» non era poi una grandissima idea nel caso si stesse cercando di rimorchiare qualcuno, ora i tempi sono decisamente cambiati).
Dare una forma comprensibile a una serie di numeri significa far arrivare un’informazione anche complessa fino al grande pubblico, districare il pensiero in un’immagine che può essere elaborata con un solo colpo d’occhio e—se chi crea un’infografica è particolarmente abile—far scattare nel lettore o nello spettatore quell’empatia nei confronti di un argomento, di una tesi, di una dimostrazione, che le semplici cifre non riuscirebbero mai a innescare.
A proposito di grafici ed empatia, ecco una serie di ottimi esempi che trattano un tema caldissimo (in tutti i sensi) come quello del riscaldamento climatico e dei danni causati all’ambiente.
Le opere, che trasformano i grafici in emozioni, utilizzandone le linee per evocarne le conseguenze, sono state realizzate da Jill Pelto, un inusuale esemplare di artista-scienziata con tanto di doppia laurea.
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