Nightingale, la rivista della Data Visualization Society, arriva su carta

Era il 2019 quando tre designer con storie e percorsi molto differenti ma con in comune il settore di attività, quello della cosiddetta data visualization, hanno dato vita a un’organizzazione internazionale no profit per riunire professioniste e professionisti della visualizzazione dei dati, ambito che nel mondo della comunicazione e della progettazione visiva è probabilmente quello che negli ultimi anni ha vissuto lo sviluppo più rapido e attratto un grandissimo d’interesse da parte dei media e del pubblico.
Loro sono Amy Cesal, Mollie Pettit ed Elijah Meeks (Cesal e Pettit fanno ancora parte del progetto, rispettivamente come direttrice dei programmi e direttrice degli eventi, mentre Meeks è stato sostituito da Amanda Makulec nel ruolo di direttrice esecutiva) e l’organizzazione, di base a Washington, negli Stati Uniti, si chiama Data Visualization Society.

Oggi gestita da un grande consiglio direttivo — affiancato da un comitato di supporto e da un consiglio consultivo del quale fa parte anche la pluripremiata designer italiana Giorgia Lupi — la DVS è cresciuta enormemente durante questi poco più di due anni di attività, arrivando ad avere quasi 20.000 iscritte e iscritti da tutto il mondo e un grande pubblico sui social (Twitter, Instagram e Facebook).
La missione della Data Visualization Society è ambiziosa: oltre a promuovere una maggiore comprensione dell’utilizzo e dell’impatto della visualizzazione dei dati in diverse discipline e settori, l’organizzazione si propone di costruire una comunità inclusiva, diversificata e internazionale; di offrire a chi ne fa parte risorse professionali appositamente curate o sviluppate; di supportare progetti e fare ricerche su quella che è la storia della disciplina della data visualization; di mirare di creare spazi per dare e ricevere consigli, spunti e critiche; di promuovere la connessione tra le iscritte e gli iscritti.
Per farlo, la DVS organizza eventi e programmi, tra cui la conferenza annuale Outlier, e ha una sua rivista ufficiale, che si chiama Nightingale e prende il nome da una delle più importanti pioniere dell’information design, quella Florence Nightingale che, oltre a essere di fatto la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, nell’800, grazie a un approfondito studio pieno di diagrammi su mortalità e salute, riuscì a far capire al mondo che i soldati morivano più per le infezioni e le scarsa igiene degli ospedali che per le ferite in sé riportate durante la guerra di Crimea.

(courtesy: Nightingale / Data Visualization Society)

Per chi si occupa di design delle informazioni e di visualizzazione di dati, Nightigale è una risorsa preziosissima, che ospita dibattiti, approfondimenti, interviste, nuovi progetti, ricerche e opinioni, in articoli molto letti e condivisi, firmati da un gran numero di autrici e autori differenti (anche il giovane designer Federico Simeoni presentò lì il suo lavoro Acnephobic, del quale scrissi qualche mese fa).
Ora la medesima cura certosina applicata alla piattaforma digitale sta per essere tradotta — se possibile in maniera ancora più minuziosa — anche a un magazine cartaceo che porta lo stesso nome.

L’uscita sarà semestrale e il primo numero dovrebbe arrivare entro la fine del 2021.
I contenuti spazieranno dai longform alle interviste, e poi rubriche su dati, design e carriere nel settore della data viz. Verranno pubblicate sfide creative, recensioni su libri, conferenze, software e lezioni, nonché delle attività proposte dalla succitata Giorgia Lupi insieme a Stefanie Posavec, entrambe autrici di quel meraviglioso progetto che è stato Dear Data. Ci sarà inoltre una sezione pensata per bambine e bambini.

Nightingale arriverà a chi si abbonerà al magazine. Lo si può fare qui.

(courtesy: Nightingale / Data Visualization Society)
(courtesy: Nightingale / Data Visualization Society)
(courtesy: Nightingale / Data Visualization Society)
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