In inglese si suol dire che chi scatta una foto takes, la prende. Mentre chi ritrae una natura morta makes la costruisce. E chiunque si sia trovato nella non invidiabile situazione di dilettante alle prese con un prodotto da fotografare sa benissimo quanto l’impresa—apparentemente semplice—sia in realtà un vero e proprio incubo.
Tema che rimanda direttamente alle origini della fotografia, quando i lunghissimi tempi di posa facevano preferire soggetti statici piuttosto che in movimento, lo still life—in italiano natura morta—è quello che nella fotografia si avvicina di più al design e alla scenografia. Una set o una scena vanno progettati in ogni dettaglio, dagli sfondi alle luci, dall’angolazione di scatto alla disposizione degli oggetti.
Relegato per tanto tempo alle pagine di bellezza e a quelle di cucina delle riviste, negli ultimi anni lo still life è tornato nei radar dell’estetica dominante in campo editoriale, commerciale e della comunicazione anche grazie a una nuova generazione di professionisti—non solo fotografi ma anche stylist e designer—capace di innovare e rinnovare, e non è più tanto raro imbattersi in lookbook, servizi di moda e pubblicità con scene costruite fino all’ultimo dettaglio.
“The still life is a classic back in bloom”, sta scritto sul retro di questo volume di quasi 300 pagine—intitolato per l’appunto The Still Life—che la casa editrice tedesca Gestalten ha dato alle stampe lo scorso mese e che raccoglie il meglio della fotografia di natura morta contemporanea.
