Qualche giorno fa ero in metro e stavo tornando a casa.
C’era una ragazza seduta vicino a me a cui, ad un certo punto, è squillato il telefono. Nulla di strano, ovviamente, se non che noto (anche perché sarebbe stato impossibile non notarla) la cover del suo iPhone.
Ora, non ho nessuna intenzione di aprire una parentesi su quel che Jeremy Scott stia facendo o su quanto, a volte, non si comprenda la linea sottile che esiste tra la genialità e il voler esagerare a tutti i costi, creando collezioni che, personalmente, trovo ridicole ed imbarazzanti.
La cosa che, comunque, mi ha lasciata senza parole, è stata la grandezza della suddetta cover: ENORME.
E quando dico enorme voglio proprio dire enorme.
Mi sono fatta un paio di domande random tra lo stupore e la speranza che qualcuno vedesse quel che avevo visto io (c’era un signore con i baffi, esattamente davanti a me, il cui sguardo mi ha fatta sentire meno sola) tra cui: ma per quale motivo alcune persone decidono di utilizzare una cosa del genere quando il progresso tecnologico ogni sei mesi ci propina smartphone che, per l’appunto, vogliono essere piccoli, leggeri, comodi?
Ma ti piace realmente quella roba lì o l’hai comprata solo perché sul manico dello specchietto delle tue brame c’è scritto il cognome di uno che, immagino, ad ogni fashion week si gira e rigira nella tomba?
Ma ti ci sta in borsa?
Gliel’ho chiesto, una volta terminata la sua telefonata, e lei ha fatto spallucce dicendomi: “se l’ho comprata è perché mi piace”.
Certo, non fa una piega.
In quel preciso momento sono stata distratta da un’email arrivatami sul mio telefono vintage/morente che è stato un po’ un segno del destino. Volevo condividere con lei quel lookbook che mi ha fatto tornare le speranze nel sistema moda, ma visto il gap tra i suoi gusti e i miei ho deciso di lasciare perdere.
Il lookbook era della collezione di LP33.3 (di cui abbiamo parlato qui ) e, sempre non a caso per quel momento, il titolo era Suspiria.
Luke Hosting, fondatore del brand insieme a Paul del Giglio, mi ha spiegato che in questa collezione sono stati utilizzati tessuti che ricordano oggetti dell’infanzia, come il Teddy bear e i vestitini delle bambole.
Per realizzare una silhouette che mi ha descritto come “drammatica”, i due hanno voluto esagerare nelle linee e creare pantaloni palazzo extralarge, giacche oversize e ampie gonne, andando a realizzare una collezione i cui colori variano dal bianco al nero, dal color cenere all’inchiostro, con tocchi di bronzo, che combina pezzi estivi ed invernali che possono essere indossati a seconda del tempo e della necessità, nell’una e nell’altra stagione.
Anche se questa collezione non è ancora in vendita, qui potete comprare i pezzi della scorsa e, mentre aspettate che il nuovo sito sia pronto, potete seguire LP33.3 sia su Instagram che su Facebook.