Avrei potuto scegliere una qualsiasi delle citazioni sul viaggio dei grandi scrittori d’avventura dell’inghilterra post-vittoriana — Conrad, Kipling, Stevenson o i loro illustri predecessori come Defoe e Swift — o pescare tra le sagge elucubrazioni dei grandi antropologi e invece credo che le parole che possano descrivere meglio T.R.I.P. – Travel Routes In Photography, la mostra che inaugurerà sabato prossimo presso le Terme di Diocleziano, a Roma, siano quelle del grande giornalista polacco Ryszard Kapuściński che in Ebano, una raccolta di quarant’anni di suoi reportage dall’Africa, scrive:
«Il nostro mondo, in apparenza globale, in fin dei conti non è che un pianeta con migliaia e migliaia delle più svariate province che non si incontrano mai. Girare il mondo significa passare da una provincia all’altra, ognuna delle quali è una solitaria stella che brilla per conto proprio. Per la maggior parte delle persone che vi abitano il mondo reale finisce sulla soglia di casa, al limite del villaggio, tutt’al più al confine della vallata. Il mondo che sta oltre è irreale, insignificante e addirittura inutile, mentre quello che hanno sottomano e sotto gli occhi assurge alle dimensioni di un grande cosmo oscurante tutto il resto. Spesso gli abitanti di un luogo e chi viene da lontano hanno difficoltà a trovare un linguaggio comune, poiché ognuno di loro guarda il posto da un’ottica diversa: chi viene da fuori usa un grandangolare, che rimpicciolisce l’immagine ma allarga l’orizzonte, mentre la persona del posto ha sempre usato il teleobiettivo, se non addirittura il telescopio, che ingigantisce i minimi dettagli»

Kapuściński usa la metafora della lente fotografica per raccontare l’approccio, opposto, dell’indigeno e dell’alieno rispetto a un luogo.
Sta poi al bravo reporter riuscire a ribaltare la prospettiva, usando — ancora metaforicamente ma talvolta anche letteralmente — il teleobiettivo sull’esotico e il grandangolo sul famigliare. Perché le “rotte del viaggio”, nella fotografia, non devono per forza disegnare migliaia di chilometri sopra una mappa e le “solitarie stelle” che brillano di luce propria puoi andarle a cercare con un biglietto aereo — come ha fatto Alessandro Rizzi, che è arrivato fino a Tokyo alla «ricerca di un segno formale nel fluire veloce dei gesti contemporanei e la ricerca di un’antica consapevolezza all’interno del caos della città» — ma pure dalla finestra di casa, dalla quale hanno guardato Pieter Hugo e Narelle Autio per raccontare, rispettivamente, il Sudafrica e le sue contraddizioni razziali (attraverso ritratti dove le imperfezioni sono state esasperate in post-produzione) e l’attrazione primordiale dell’immenso oceano che circonda l’Australia.
Saranno proprio i tre artisti — Rizzi, Hugo e Autio — i protagonisti di T.R.I.P., seconda edizione del format espositivo lanciato l’anno scorso da The Trip Magazine.
La mostra è a cura di Arianna Rinaldo.

Piccola parentesi sulla location: proprio in questi giorni, dopo sei anni di restauri, ha riaperto la natatio delle Terme di Diocleziano, l’enorme piscina di 4000mq che, in questo video, è stata anche ricostruita in 3D.
QUANDO: 19 ottobre — 18 dicembre 2014
OPENING: 18 ottobre | 18,30 — 22,30
DOVE: Terme di Diocleziano | v.le Enrico De Nicola 79, Roma | mappa | fb
