La prima edizione del Baba Jaga Fest, un festival dedicato al fumetto dell’Europa Orientale

Dall’8 al 10 aprile, a Roma, tra mostre, laboratori, incontri e performance, con la direzione artistica di Alessio Trabacchini e Serena Dovì

Progettare un festival è un complicatissimo lavoro che necessita di estrema pazienza, tanto amore e una certosina attenzione per ogni dettaglio. C’è da mettere insieme molteplici pezzi — persone, spazi, tempi, professionalità, realtà che collaborano, istituzioni e soprattutto budget a disposizione — districandosi tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che è davvero possibile fare, in un “taglia e cuci” costante, fino a cristallizzare la fatica di molti mesi in un programma che poi si esaurisce in pochi giorni o poche ore, con l’eterna spada di Damocle del Grande Imprevisto (vedi una pandemia mondiale) a minacciare tutto quanto si è duramente costruito.

(courtesy: Baba Jaga Fest)

Quando Pingo, Industrie Fluviali e Lostudiodorme — le tre realtà romane che hanno voluto e progettato il Baba Jaga Fest — hanno iniziato a “cucire” quello che sarebbe poi diventato il primo festival italiano focalizzato sul fumetto, le storie e i disegni dell’Europa Orientale, non potevano nemmeno immaginare che una guerra avrebbe di lì a poco sconvolto parte della regione sulla quale avevano deciso di puntare i riflettori. Così, purtroppo, è stato, e un progetto come il Baba Jaga Fest — che inaugura stasera a Roma e prende il nome del celebre personaggio che, presentandosi in molte diverse vesti, popola le leggende slave e il folklore delle culture est-europee — è stato investito dalla Storia che si sta svolgendo davanti a i nostri occhi di un compito che era già intimamente intrecciato tra le pieghe del programma, ma che da “semplice” arricchimento culturale ora diventa necessità: conoscere per frenare il risentimento, l’ostilità, la paura.

«L’invasione russa ai danni dell’Ucraina ha fatto rivolgere verso l’Est Europa gli sguardi del mondo intero. Con il conflitto, le voci del popolo ucraino sono sommerse dal terrore e dai bombardamenti, e le voci dissidenti in seno al popolo russo sono represse e faticano a giungere al resto del mondo. Baba Jaga Fest deve essere un’occasione di confronto e apertura. Le storie e i disegni in arrivo dall’Europa orientale non sono certo una cura contro la guerra, ma possono essere un vaccino per rallentare la diffusione dell’odio. Per guardare a est dei nostri confini con curiosità invece che con preoccupazione, accogliendo idee e persone anziché respingerle» ha dichiarato Maria Teresa Diodati, presidentessa di Pingo.
E di idee e persone, di segni e sensibilità differenti è ricchissimo il festival, affidato alla direzione esperta e attenta di Alessio Trabacchini e Serena Dovì, che hanno messo insieme tantissime voci, storie ed esperienze, per offrire uno sguardo suggestivo su quello che è il panorama del fumetto che arriva dalla complessa regione che va dal Baltico ai Balcani e sull’influenza che ha su autrici e autori del nostro paese.

Tre le mostre — due personali e una collettiva — e poi numerosi incontri e laboratori, una proiezione, un reading visuale e una performance, il tutto dall’8 al 10 aprile presso Industrie Fluviali, hub culturale che si trova negli spazi di una fabbrica dismessa nel cuore del quartiere Ostiense, per poi proseguire, dal 21 al 30 aprile, negli spazi di Cosmo, in zona Trastevere, con una ulteriore esposizione.

Di seguito le schede delle mostre. L’intero programma si può vedere qui.

Hotel Jugoslavia

mostra personale di Eliana Albertini

Il disegno narrativo come processo di revisione della realtà visibile, come dialogo obliquo tra mondo esterno e mondo interiore, come continua evocazione di attimi sospesi.
Nei fumetti e nelle illustrazioni di Eliana Albertini qualcosa sta sempre per succedere, a volte accade e altre no, ma intanto è difficile sottrarsi al potere magnetico di quell’attesa, abitabile e aliena allo stesso tempo.
Il progetto espositivo realizzato appositamente per Baba Jaga Fest, si compone di cartoline e immagini dalle località turistiche della Jugoslavia, che Albertini rivisita in una serie di acrilici su carta. È l’evocazione di un altrove prossimo nel tempo e appena dislocato appena al di là dell’Adriatico. Un altrove intangibile, accogliente e spettrale. «Non c’è turbamento dove i televisori, i fiori e il cibo hanno colori accesi. Si sta bene, è un hotel con la moquette e i posaceneri capienti. Si fuma ma non ci si ammala, si parla ma nessuno fa domande, si fa sport ma non ci si stanca».

Nell’immagine: Eliana Albertini, disegno dai Taccuini di un viaggio negli stati della ex-Jugoslavia (courtesy dell’artista).

Le Ricostruzioni del Padre Partito

mostra personale di Maurizio Lacavalla

Per Baba Jaga Fest, Maurizio Lacavalla si è proposto di seguire le tracce del padre Cosimo, seguendone in particolare la migrazione dalla Puglia alla Bulgaria.
Una storia che ha origine nell’incendio di una fabbrica di pvc in quel di Barletta, e prosegue a Plovdiv, dove la fabbrica viene ricostruita. Una storia raccontata per immagini, e di cui ciascun capitolo invade una superficie diversa. Il primo capitolo è ospitato dalle pagine del volume/catalogo Baba Jaga – Storie e Disegni dall’Europa Orientale. Il secondo capitolo, invece, che narra la trasformazione di Cosimo da costruttore ad apicoltore, è in mostra alle Industrie Fluviali. Un’esposizione che mette in mostra l’essenza della poetica visiva di Maurizio Lacavalla: immagini narrative che poggiano sul quotidiano ma hanno il respiro del mito. Vertigini di vuoti e pieni, scarti tra sintesi e carico espressivo che lo portano naturalmente verso l’immersione nella memoria.

Nell’immagine: Maurizio Lacavalla, inedito per catalogo Baba Jaga (courtesy dell’artista).

Baltics Gone Wild!

mostra collettiva di artisti baltici a cura di David Schilter (kuš!)

Quindici anni fa, quando è iniziata l’avventura editoriale di kuš!, un’esposizione di fumettiste e fumettisti dei paesi baltici sarebbe stata quasi impossibile. Come ricorda David Schilter, per avere artisti sufficienti a realizzare una mostra sarebbe stato necessario coinvolgere tutti quelli che avevano mai realizzato un fumetto, chiunque essi fossero.
Frattanto, la scena baltica è cresciuta con costanza, e oggi rappresenta un esempio d’eccellenza nel panorama europeo. L’unicità di queste creazioni potrebbe far apparire difficoltoso trovare un filo conduttore fra le opere lettoni, estoni e lituane. Eppure, accostando uno all’altro i lavori dei 5 fra artiste e artisti in mostra nell’ambito di questa collettiva, non si può non notare la medesima carica creativa, la stessa ricerca di una coerenza formale nuova, autentica, peculiare. 
Con le opere di: Akvile Magicdust, Gvidas Pakarklis, Mark Antonius Puhkan, Jana Ribkina e Pauls Rietums.

Nell’immagine: Akvile Magicdust, Great Swan Island (courtesy di kuš!).

Balkan XX

mostra collettiva a cura di Serena Dovì, Alessio Trabacchini e Lostudiodorme, con lavori di Kalina Muhova (Bulgaria) e Aleksandar Zograf (Serbia) e i racconti dai Balcani di Eliana Albertini e Maurizio Lacavalla

Dalla Serbia alla Bulgaria, dal finire del XX secolo ad oggi. Balkan XX mette insieme lavori inediti di Kalina Muhova (Bulgaria) e Aleksandar Zograf (Serbia) con i racconti dai Balcani realizzati da due artisti italiani: Eliana Albertini e Maurizio Lacavalla. Per Baba Jaga Fest, l’artista polesana ha realizzato Hotel Jugoslavia, un corpus omogeneo di illustrazioni che evocano suggestioni dello stato pre-dissoluzione. Lacavalla, invece, ha ripercorso la storia del padre in Bulgaria in un fumetto che è al contempo un diario familiare e una cronaca europea. Dentro COSMO, però, i due progetti perdono la loro natura puramente espositiva commutando in installazione, affondando nell’immaginario da cui le opere sono scaturite per ricreare un sentimento al contempo chiaro e sfuggente.

Nell’immagine: Kalina Muhova, inedito per catalogo Baba Jaga Fest (courtesy dell’artista).

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