Negli ultimi dieci anni ha disseminato le sue sculture tra parchi, scuole, piazze e strade del suo paese, l’Olanda, e riempito gallerie e musei con il suo zoo (spesso) a grandezza naturale composto da scimmie di alluminio, cagnoloni in poliestere, cervi in pelle, leoncini in ghisa oltre a una lunga serie di bestie in bronzo (suo materiale d’elezione, soprattutto negli ultimi anni) tutte accomunate dal fatto di non essere mai come ti aspetteresti che fossero. Il marchio di fabbrica dell’artista olandese Marjolijn Mandersloot è infatti ingannare l’occhio dello spettatore dando ai metalli (e ai materiali in genere) e agli sproporzionati, a volte antropomorfici animali l’aspetto di bambole di pezza o di gommapiuma, di buste di plastica o di sacchetti di carta.
Attualmente l’artista è la protagonista di una personale, inaugurata appena qualche giorno fa, il 12 gennaio (va avanti fino al 16 febbraio), presso la Jan van Hoof Galerie di ‘s-Hertogenbosch (la città si chiama proprio così, con “l’apostrofo s” iniziale), nel sud dei Paesi Bassi. In occasione della mostra è stato presentato anche un libro intitolato Whodunit, che si può già acquistare online e che raccoglie il meglio della sua produzione, corredato da testi critici e approfondimenti sul “making of” di alcune sue opere.