The book is on the table

L’INFERNO COMINCIA DAL GIARDINO
Jonathan Lethem
Minimum Fax 2001

Mi sono chiesto, prima di consigliarvi il libro della settimana, con quale avrei voluto iniziare l’anno.
Niente saggi, ché la testa è ancora in vacanza quindi meglio un po’ di fiction per una giusta decompressione. Niente di troppo lungo o complicato: non mi pare il caso di inaugurare il 2011 con un “mattone”.
Che c’è di meglio, quindi, di una raccolta di racconti di Jonathan Lethem?

Tra gli scrittori americani contemporanei che amo di più, se David Foster Wallace ti scava nel cervello (ma solo dopo aver trivellato ben bene il suo), Pynchon ci gioca a palla, DeLillo entra in aula e si siede in cattedra, Franzen ti fa vedere foto di famiglia ed immergere in una rassicurante inquietudine, Carver ti porta al fiume a pescare e ti parla della vita con storie che non hanno mai un finale, Bukowski è quel tizio che è già al bar quando vai prendere il caffè ed è ancora lì quando torni per l’aperitivo, Ellis parla solo di Ellis che parla di Ellis che parla di Ellis, Salinger è il miglior insegnante di nuoto del mondo e Dick non è mai effettivamente vissuto su questo pianeta, allora Jonathan Lethem me lo immagino come un ragazzino sempre sorridente, ex-studente di DeLillo che però non ha mai finito il college perché passava il tempo a farsi le canne, leggere fumetti e guardare film western, fino a quando Dick non gli è apparso in sogno e gli ha ordinato di scrivere storie.
Se non l’avesse fatto – parola di Dick – altri pianeti che Lethem non avrebbe mai visitato sarebbero esplosi in un attimo. Lethem, che è un bravo ragazzo, non ci ha pensato due volte e si è messo subito al lavoro.
Ed ha partorito una serie di romanzi dalle alterne fortune cavalcando diversi generi, dalla fantascienza alla college-novel. Anche se il meglio di sé, a mio parere, lo ha messo nelle short stories.

L’inferno comincia dal giardino è stata la mia porta d’ingresso nel mondo di Lethem e la sua opera che ho amato (e prestato) di più.
Puoi scegliere di iniziare dal racconto che dà il titolo alla raccolta, dove un ragazzino realizza un videogioco ambientato all’inferno, aiutato da suo padre che è morto e vive lì, ma che riesce ad uscire e a fare qualche breve incursione nell’aldiquà solo se prima viene violentato da un cattivone chiamato l’Uomo Felice. Oppure quello in cui c’è una festa dove tutti sono avatar e ad un certo punto i padroni di casa per movimentare un po’ la situazione fanno in modo che se un avatar ne bacia un altro, il primo si carica addosso anche tutti gli effetti delle droghe che ha preso il secondo e i dialoghi – perfetti – finiscono in puro delirio.
O quell’altro dove ai giocatori di basket vengono innestate le abilità dei campioni del passato, giocando quindi “fantapartite” altrimenti impossibili.

Se non importa dove inizi, d’altra parte è sicuro come finirai: infervorato come un ragazzino, a raccontare agli amici le storie che hai appena letto, davanti ad una birra.
Dopotutto lo stile di Lethem è molto cinematografico ed ogni racconto è un potenziale film. Anzi, mi chiedo come mai nessuno li abbia ancora trasformati in sceneggiature…

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