Ripari: l’animazione di Elisa Talentino che non vuol saperne di fermarsi (nella mia testa)

Un minuto e trenta secondi.
Avessi in rubrica il numero di telefono di un fisico quantistico, ora lo chiamerei per chiedergli come mai quel minuto e trenta secondi in realtà è da ieri pomeriggio che va avanti e pare che non voglia saperne di fermarsi.
Ho pure pensato di contattare il servizio clienti di Vimeo. «Oh, non si ferma più, che vogliamo fare?». Ma dopotutto che ne sanno loro? Possono pure bloccare il video che gira sulla loro piattaforma ma non ce la fanno mica a “spegnere” quello che sta nella mia testa.

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Mi toccherà prendermela con Elisa Talentino, visto che l’ha disegnata lei quella donna che cammina e cammina e cammina. E cammina finché arriva la pioggia, e sotto la pioggia cammina ancora, ché poi il riparo arriva, da dietro: è un uomo con l’ombrello. Anzi, sono due gambe d’uomo e due braccia d’uomo che tengono un ombrello. Fin quando la pioggia non smette e allora le braccia chiudono l’ombrello e se ne vanno con le gambe, ma solo dopo aver camminato ancora per un po’ accanto a lei, allo stesso, medesimo ritmo, diventando per un istante una cosa sola. E nel bianco — il bianco che potrebbe essere qualsiasi cosa anche se sono sicuro che sia una città, perché quel bianco irreale tutt’attorno te lo dà solo la città, vera o sognata non ha importanza, la campagna ha gli alberi e i fiori e l’occhio che può spaziare libero. Neppure quando è accecata dal sole o soffocata dalla nebbia, la campagna diventa un telo bianco — e nel bianco appunto lei si ferma.

Se ne sta lì da allora. Da ieri pomeriggio, come dicevo. Sento il suo respiro. Lei ha sentito quello dell’uomo. Lui, pure, quello di lei. Prima confuso col ticchetac della pioggia sulla tela dell’ombrello e dei passi, poi più distinto, caldo. Lei conosceva lui? Le loro vite si sono incrociate solo per quel breve istante? Quel “breve istante” quant’è durato, davvero? E poi che cos’era? Era gentilezza, era empatia, era passione?

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A un certo punto mi sono ricordato di una poesia. Ché la poesia talvolta è meglio di un’enciclopedia o di un trattato di scienza, per spiegarti i misteri dell’universo. La poesia è di Elisa Biagini e fa così

intrecciata alla federa
siedo e taglio
le ore a fette sottili —
che durino

Spiegato tutto. In quattro versi.
Amico fisico quantistico che non ho, non puoi rivaleggiare.
Elisa (Biagini) mi ha fatto capire chiaramente dove sta il trucco di Elisa (Talentino): tagliare il tempo a fette sottili, come un salame che vuoi non finisca mai. E a ogni fetta sentirne il sapore (del tempo, non del salame), sempre più intenso, allargandolo a ogni possibilità, accogliendone ogni potenzialità.

Un minuto e trenta secondi e due sconosciuti si incrociano per qualche istante. Un minuto e trenta secondi e lui è lì a offrirle riparo. Un minuto e trenta secondi e la più bella delle storie d’amore comincia e si consuma sotto alla pioggia. Un minuto e trenta secondi e un’intera eternità di pensieri e sensazioni dentro alla testa di entrambi. Un minuto e trenta secondi e la solitudine. Un minuto e trenta secondi e torna il sole.
Un minuto e trenta secondi e…

Il fuoco lo fermi, l’acqua no, dicono gli anziani dalle mie parti.
Io vorrei essere capace di fermare il fuoco.
Vorrei poter chiedere a mia nonna come si fa a spegnerlo quando ti mangia la pancia.
Forse è per spegnere il fuoco che si cammina sotto l’acqua.
Cammini sotto la pioggia incurante dei capelli zuppi e di tua madre che ti ha sempre detto di non andare in giro con la testa bagnata, e del taccuino nello zaino che forse domani non si leggerà più, e le tue scarpe sono barche piene d’acqua e tu invece sei un secchiello vuoto, e può cadere tutta la pioggia del mondo che tanto non ti succederà nulla.
Nonostante i capelli bagnati.
La pioggia conferisce immortalità, quando ormai non c’è più nulla da bagnare non c’è più nulla da temere. Con la pioggia sei invincibile.
L’acqua porta via tutto, anche la tristezza.
Forse a questo servono le lacrime, a portare via.
Guardi con stupore chi si affanna a correre ai ripari, chi cerca balconi e tettoie.
A te non servono, certi giorni ci si sente impermeabili.
Poi succede che come la pioggia, scorre anche la malinconia, e nel momento in cui sei pronto a camminare sotto l’acqua per giorni, qualcosa decide che è venuto il momento di ripararsi e di proteggersi.
Così il sole torna, e gli ombrelli si dimenticano.

Elisa Talentino

Realizzato circa un mese fa per Fuochi Fatui, meraviglioso (letteralmente: la “meraviglia” era il tema dell’edizione 2015) festival organizzato a Feltre, in provincia di Belluno, che non siamo riusciti a segnalare né a coprire perché ancora nel loop dei nostri giorni vacanzieri, il video d’animazione partecipa ora al concorso organizzato da un altro festival, Art on Cascinaqua le indicazioni su come votare.

Ora però, cara Elisa, se vuoi anche il mio, di voto, devi spiegarmi come spegnerlo.

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