Alcune delle insegne del progetto “Florence Fonts”.

Florence Fonts: un progetto di IED Firenze per il recupero del lettering di strada della città

Da sette anni studentesse, studenti e docenti dell’istituto hanno cercato i segni grafici storici disseminati per Firenze, fotografandoli, datandoli, geolocalizzandoli e ricostruendo in digitale più di 300 caratteri tipografici

Qualche anno fa mi chiesero di realizzare un pezzo sulla “tipografia di strada” di Bologna per la rivista 24 Hour Pizza People. Per giorni girai in lungo e in largo per la città, fotografando, prendendo appunti ed entrando nei negozi (che solo in rari casi corrispondevano ancora a quelli indicati sulle insegne storiche) a chiedere informazioni.
Da allora, ogni volta che passo per il centro, l’occhio cade su quelle insegne. Involontariamente continuo non tanto a censirle ma più che altro a verificare che ci siano ancora. Perché il problema — con questo tipo di manufatti, solo di recente rivalutati e diventati centrali in molti progetti di divulgazione e recupero — è che rischiano di scomparire per il semplice cambio gestione di un negozio, per una ristrutturazione “selvaggia” o per le politiche poco attente dell’amministrazione pubblica.

Alcune delle insegne del progetto “Florence Fonts”.

Non è così rara, infatti, l’eventualità di veri e propri tesori grafici e tipografici andati perduti, dei quali non rimangono — e solo in alcuni casi — che delle fotografie scattate da appassionate e appassionati di lettering urbano, o dei disegni, come quelli raccolti dalle cosiddette Commissioni d’Ornato, istituzioni delle quali si dotarono alcune città nel periodo del Regno d’Italia e che avevano, tra i loro compiti, quello di approvare o meno i progetti che andavano a impattare sull’arredo urbano e sull’aspetto delle vie cittadine, valutati a partire da documentazioni ricche di disegni e piantine (è il caso, ad esempio, di Bologna, dove proprio grazie a tali documenti, depositati presso l’Archivio di Stato, è stato possibile realizzare un bel volume come Bologna in vetrina, che trovai per caso da un libraio antiquario nel periodo in cui lavoravo al succitato testo).

Quello relativo alle insegne — e non solo: pensiamo alle targhe, anche le più banali, come quelle degli spazi di pubblica affissione o il cartello “portiere” all’ingresso di un palazzo borghese — è un patrimonio a rischio di estinzione, a Milano come a Torino, a Bologna come a Roma, a Napoli, a Palermo. E a Firenze, che «ha un patrimonio grafico straordinario: basta camminare tra le sue vie per trovare una quantità enorme di incisioni, lapidi, monumenti, targhe, insegne di botteghe storiche disegnate e realizzate quando ancora non esistevano il computer o la tipografia digitale. La quantità e la qualità di quello che è arrivato sino ad oggi sono elevatissime. In questa piccola città si sono concentrati nel tempo moltissimi riferimenti estetici e iconici: Firenze, come gran parte delle città italiane, ha un patrimonio enorme, a disposizione di tutti, in grado di insegnarci molte cose» spiega Tommaso Bovo, il “nostro” Tommaso Bovo, autore di splendide interviste ma anche designer e docente allo IED di Firenze.
Qui, nel 2015, è stato tra i promotori e gli organizzatori di un progetto chiamato Florence Fonts, dedicato precisamente al recupero dei caratteri di strada della città.

Insegna dipinta a mano di inizio Novecento, studio della composizione e dei glifi.

Un recupero che ha finora coinvolto diversi professionisti e oltre 150 studentesse e studenti, e che non va pensato solo in un’ottica di ricerca, archiviazione e divulgazione. Anzi, Bovo mette in guardia da un’insidia tanto grave quanto la scomparsa di tali lettere dipinte e scolpite, e cioè la museificazione: «i caratteri sono segni vivi» avverte, «hanno bisogno di essere utilizzati per poter continuare ad esistere».

Da qui uno degli intenti principali dell’iniziativa: rendere utilizzabili quei caratteri attraverso i mezzi digitali.
«I ragazzi che hanno lavorato al progetto — che è stato possibile realizzare grazie soprattutto alle tecnologie e alle persone che compongono IED Firenze, in particolare la coordinatrice Alessandra Foschi e Sara Rosati — hanno individuato e fotografato le scritture per le vie fiorentine» racconta il prof. Bovo: «con l’aiuto di libri e storici le abbiamo datate, cercato di capirne lo stile, la tecnica e le forme. Con software di grafica vettoriale sono stati realizzati i rilievi dei glifi ritrovati. Successivamente abbiamo provato a ricostruirne i caratteri mancanti realizzando l’intera famiglia di lettere e simboli, sia in maiuscolo che in minuscolo. Con questo processo abbiamo sino ad oggi ricostruito più di 300 famiglie di caratteri tipografici, che saranno presto utilizzabili su qualsiasi strumento digitale».


Studio della composizione e alcuni dei glifi ricostruiti. (Cosimo Lombardelli)

Nel corso di questi anni di lavoro su Florence Fonts, alcuni dei “reperti” ritrovati sono andati perduti. Ma di loro rimane traccia sul database costruito ad hoc, oltre che sulla mappa che geolocalizza i vari rinvenimenti, realizzata dalla storica della grafica Laura Ottina, anche lei docente allo IED Firenze.

Le mille lire sulle quali Hermann Zapf nel 1950 fece il ricalco dei glifi trovati su una tomba in Santa Croce a Firenze: da lì nacque il carattere tipografico Optima.

In attesa di vedere questi caratteri “risorgere” a nuova vita, magari utilizzati per futuri progetti di grafica e comunicazione, facciamo un salto indietro di settant’anni, con un aneddoto raccontato da Bovo che dimostra come la storia tenda inevitabilmente a ripetersi, talvolta in male, spesso in bene, come in questo caso: «Quello che abbiamo fatto non è nuovo» dice. «Già nel 1950 un importantissimo type designer e calligrafo tedesco, Hermann Zapf, si trovò davanti ad una lapide nella chiesa fiorentina di Santa Croce. Notò la formidabile qualità grafica delle lettere incise nel marmo, prese una banconota da mille lire e con una matita ne ricalcò la forma. Tornato in Germania utilizzerà quei ricalchi come base per realizzare l’Optima, ancora oggi una delle font più importanti al mondo: utilizzata dalla BBC, British Airways, Expo di Montreal, ma anche nel memoriale dell’11 settembre o per creare il primo logo di Yahoo!. Se ci pensiamo è straordinario che una scritta tombale di più di seicento anni abbia potuto rappresentare oggi una delle principali aziende della Silicon Valley. Questa cosa mi ha colpito molto: vivo a pochi metri dalla basilica di Santa Croce, la vedo ogni giorno dalla finestra di casa, è lì da secoli, eppure è ancora in grado di ispirare uno dei più importanti caratteri dell’epoca moderna. Tutti noi abbiamo letteralmente “fuori dalla porta” un patrimonio inestimabile di segni da cui possiamo imparare moltissimo. Forse lo diamo per scontato, forse ci facciamo poco caso, ma credo che sia nostro compito studiare e provare ad attualizzare l’eredità che abbiamo ricevuto».

Insegna ottocentesca con caratteri gotici. (Carolina Ronchi)
Scritta rinascimentale sulla facciata di Santa Maria Novella. (Valentina Zheng)
Insegna dipinta a mano, studio della composizione e dei glifi. (Marco Peluso)
Scritta medievale su marmo e caratteri tipografici da essa ricavati. (Edoardo Rossi)
Griglia di base per la costruzione dei caratteri.
Griglia di base per la costruzione dei caratteri.
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